La politica di asilo sotto sorveglianza europea
Il commissario ai diritti dell'uomo del Consiglio d'Europa Alvaro Gil-Robles ha criticato alcuni casi di violazione dei diritti umani in Svizzera.
In un’intervista a swissinfo, il commissario europeo illustra le ragioni delle sue critiche, che riguardano soprattutto il settore dell’asilo.
Nel corso di una visita di cinque giorni in Svizzera, che si conclude venerdì, Alvaro Gil-Robles ha visitato numerosi carceri e centri per richiedenti l’asilo in varie regioni della Svizzera.
Il commissario ai diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa ha inoltre incontrato tre consiglieri federali, alcuni parlamentari e diversi rappresentanti di organizzazioni non governative attive nel campo dei diritti umani.
Dopo questa visita, Alvaro Gil-Robles redigerà un rapporto con una serie di raccomandazioni sulla situazione nella Confederazione.
Il testo dovrebbe venir presentato nel febbraio dell’anno prossimo al Consiglio dei ministri e all’assemblea del Consiglio d’Europa.
swissinfo: Quali sono gli elementi principali emersi nel corso della sua visita in Svizzera?
Alvaro Gil-Robles: Ho l’impressione che la Svizzera deve ancora trovare una soluzione per affrontare l’immigrazione clandestina senza compromettere i diritti umani delle persone interessate. Le procedure di asilo sono diventate così dure e severe da minacciare i diritti dei veri profughi.
swissinfo: Dall’aprile scorso, il governo svizzero ha soppresso gli aiuti sociali per le persone che hanno ricevuto una risposta negativa alla loro domanda di asilo. Cosa ne pensa di questa decisione?
A.G-R.: Questa decisione mi preoccupa enormemente. Le misure in vigore servono ad impedire a qualsiasi persona di approfittare del sistema di asilo.
È chiaro che vi sono degli abusi, però vi sono anche numerosi casi veri. Non tutte le persone giunte in Svizzera senza passaporto cercano di ottenere asilo in modo illegale. In molti casi sono state veramente costrette a fuggire da persecuzioni nel loro paese di origine.
Queste misure spingeranno molte persone, che non hanno ricevuto il diritto asilo, a nascondersi semplicemente da qualche parte.
swissinfo: Secondo il ministro di giustizia e polizia Christoph Blocher la soppressione degli aiuti sociali contribuirà a ridurre il numero dei richiedenti l’asilo in Svizzera. Ne ha parlato con lui?
A.G-R.: L’ho fatto e mi ha detto esattamente la stessa cosa. Non va però dimenticato che, attualmente, il numero dei richiedenti l’asilo è in declino in tutta Europa per diverse ragioni. Tra queste anche il fatto che numerosi conflitti nei paesi di origine di molti profughi si sono ridotti di intensità.
Suppongo che, adottando queste misure, il governo svizzero non abbia voluto deliberatamente fare del male a delle persone. Vi è però il pericolo di generare effetti indesiderati.
Ad esempio in ambito sanitario, nel caso in cui un richiedente l’asilo respinto dovesse ammalarsi e non avesse il diritto di ricevere un aiuto medico. Oppure nel campo della sicurezza. Come impedire a queste persone, private di aiuti sociali, di ricorrere al traffico di droga o ad altre forme di criminalità?
swissinfo: Cosa ha risposto il signor Blocher a queste osservazioni?
A.G-R.: Diciamo così: mi ha ascoltato attentamente, ma la sua opinione è evidentemente diversa dalla mia.
swissinfo: La settimana scorsa, il governo svizzero ha proposto di autorizzare la polizia a far uso di apparecchi elettrochoc, manganelli e bastoni nei confronti dei richiedenti l’asilo che fanno resistenza durante la loro espulsione. Che cosa ne pensa?
A.G-R.: È una proposta molto inquietante. In alcuni casi, di fronte a persone molto violente, bisogna intervenire in modo deciso. Inoltre, occorre evidentemente proteggere i poliziotti, che spesso devono svolgere un lavoro difficile e spiacevole.
Vi sono però dei limiti. Se una persona ha le mani e i piedi legati e viene trattenuta da tre poliziotti, non è più necessario utilizzare bastoni o armi elettrochoc.
Cosa succede se questa persona dovesse avere un infarto? Sono estremamente preoccupato da questa proposta, dal momento che un impiego simile della forza non è assolutamente necessario.
Oltretutto, se si vuole seguire questa strada, allora bisognerà prevedere una sorveglianza da parte di osservatori indipendenti, ad esempio della Croce rossa o di altre organizzazioni. Anche del personale medico dovrebbe essere autorizzato a sorvegliare questi trattamenti.
Intervista di swissinfo, Ramsey Zarifeh
Fondato nel 1949, il Consiglio d’Europa riunisce oggi 46 paesi, tra cui la Svizzera.
Quale commissario per i diritti umani, Alvaro Gil-Robles ha visitato 27 paesi membri.
Il suo rapporto sulla Svizzera dovrebbe venir pubblicato all’inizio dell’anno prossimo.
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