La ragazza che si diverte a fischiare i ragazzi
Unica donna arbitro ad alto livello in Svizzera, la giurassiana Nicole Petignat seguirà l'Euro con attenzione. Con swissinfo evoca il suo amore per il pallone.
È la storia di due gemelle giurassiane, Nicole e Dominique, patite di calcio e che un bel giorno decidono di seguire la strada dell’arbitraggio per vivere la loro passione sul campo piuttosto che dalle tribune.
Nel 1981, infatti, nel piccolo villaggio giurassiano di Alle non esisteva ancora una squadra femminile.
Oggi Dominique non calca più i terreni di gioco. L’amore di Nicole per il pallone è invece rimasto intatto. Dando prova di grande perseveranza è pure riuscita a conquistarsi la fiducia dei giocatori e degli allenatori della massima lega del campionato svizzero e a livello internazionale. Nel 2006 ha anche pubblicato una biografia intitolata “La fille qui siffle aux garçons” (“La ragazza che fischia i ragazzi”).
swissinfo: Dopo tutti questi anni cosa la spinge ancora ad indossare la sua tenuta e a percorrere in lungo e in largo la Svizzera per arbitrare?
Nicole Petignat: Francamente non avrei mai pensato che l’arbitraggio mi avrebbe spinta così lontano e che mi sarebbe piaciuto così tanto dirigere delle partite. Spesso mi interrogo su questa mia attività, ma non riesco a decidere di smettere.
Ciò che apprezzo particolarmente è tutto quello che gli spettatori e i telespettatori non possono vedere. Da un incontro di calcio si sprigionano energie ed emozioni particolari, come durante un concerto o uno spettacolo teatrale. Gli attori creano la loro parte in uno scenario che viene scritto minuto dopo minuto. Nessuno può vederlo meglio di un arbitro.
L’arbitro sente pure ciò che si dicono i giocatori. Mi capita di parlare con loro; per metterli in guardia e a volte anche per dire loro che la mia decisione non era quella buona e che mi sono resa conto dell’errore. È interessante vedere che in ogni squadra ci sono più o meno le stesse personalità: un leader, un provocatore e quello che si lamenta sempre. A volte mi chiedo anche perché un allenatore non effettua tale o tal altro cambio di giocatore che chiaramente si impone.
swissinfo: Quando è sul campo ha sempre lo stesso stato d’animo?
N.P.: No. Mi piace quando il gioco è fluido. Se la partita è spesso interrotta diventa tutto più complicato. Bisogna essere molto concentrati. Un secondo d’inattenzione e l’incontro può precipitare. Comunque mi piacciono i giorni in cui ci sono delle partite. Fin dal mattino sento un formicolio, uno stress che sale… uno stress positivo, però.
swissinfo: Quale impatto ha sulla funzione d’arbitro il fatto di essere donna?
N.P.: Sin dall’inizio mi sono fatta un punto d’onore: essere considerata un arbitro e non una donna arbitro. Sul campo ho sempre mantenuto una grande distanza coi giocatori. Voglio che vi sia una differenza tra la signora Petignat sul campo e la Nicole in civile. Ho sempre totalmente escluso di utilizzare la femminilità per fare accettare una decisione, ad esempio con un sorriso. Come donna, non posso permettermi di far credere ai giocatori che invio un doppio messaggio.
swissinfo: Prendendo un po’ di distanza, qual è il suo sguardo sul mondo del calcio?
N.P.: Il calcio è e deve rimanere un gioco. Ciò è però impossibile. Gli interessi finanziari in gioco fanno sì che i risultati assumono un’importanza smisurata. Come arbitri dobbiamo occultare questo aspetto e non lasciarci influenzare.
swissinfo: E sul calcio femminile?
N.P.: È progredito molto e progredirà ancora. Basta guardare la differenza tra la finale della Coppa del Mondo nel 1999 e quella dello scorso anno in Cina.
Sul piano tecnico le giocatrici sono molto brave. Mancano però di forza e di rapidità. I contatti sono sempre più duri e ciò lo si vede anche per il numero di cartellini distribuiti durante gli incontri. In Svizzera il livello migliora, ma questo sport soffre ancora crudelmente di una mancanza di riconoscimento.
swissinfo: Qual è il ricordo più bello che serba della sua carriera?
N.P.: Dirigere la finale della Coppa del Mondo femminile davanti a 80’000 spettatori è sicuramente stato un momento molto speciale, così come dirigere un incontro della Coppa UEFA.
Grazie all’arbitraggio ho potuto scoprire molti paesi, molte persone e molte culture. La dimensione di un Mondiale, di un Europeo e dei Giochi olimpici va ben oltre la semplice competizione.
swissinfo: Cosa ha previsto di fare dal 7 al 29 giugno?
N.P.: Amo profondamente il calcio e seguirò l’Euro con attenzione. Professionalmente, l’UEFA mi ha chiesto di dare una mano ai registi degli stadi di Berna e di Ginevra per la diffusione delle moviole. Farò anche da guida per alcuni invitati della società che mi sponsorizza.
Per il resto farò soprattutto il tifo per la Svizzera. Penso che potrà andare molto lontana se riuscirà a mostrarsi forte mentalmente. Rischia di giocarsi tutto nell’incontro d’apertura contro la Cechia. In caso di risultato positivo, tutto diventa possibile.
swissinfo, intervista di Mathias Froidevaux
(traduzione di Daniele Mariani)
Nicole Petignat è nata il 27 ottobre 1967. Oggi, oltre ad arbitrare, gestisce uno studio di massaggi sportivi a Delémont, nel canton Giura, e a Watt, nel canton Zurigo.
Nella sua carriera d’arbitro ha diretto in particolare la finale della Coppa del mondo femminile del 1999 a Pasadena, in California, tra Stati Uniti e Cina, davanti a 80’000 spettatori.
Nicole Petignat è stata la prima donna in Europa ad arbitrare una partita di serie A (Neuchâtel Xamax-Basilea nel maggio del 1999).
Nel 2003 è diventata pure la prima donna a dirigere un incontro maschile di Coppa UEFA tra l’AIK Stoccolma e il Fylkir.
Nel 2006 ha pubblicato una biografia intitolata “La fille qui siffle les garçons” (“La ragazza che fischia i ragazzi”).
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