La Svizzera criticata al Consiglio dei diritti umani
A pochi giorni dalla votazione sull'asilo e sugli stranieri, il relatore speciale dell'ONU sul razzismo critica la Svizzera dinanzi al Consiglio dei diritti umani a Ginevra.
Doudou Diène ha constatato tendenze discriminatorie durante la sua recente visita in Svizzera. Prima di prendere posizione, il governo elvetico attende la pubblicazione del rapporto completo.
“In Svizzera il razzismo viene strumentalizzato a fini politici”, ha dichiarato martedì Doudou Diène davanti al Consiglio dei diritti umani.
“Da quanto ho notato, la retorica che si basa sulla difesa dell’identità nazionale e sulla minaccia della presenza straniera ha preso uno spazio crescente nei discorsi politici e nei media”.
Il relatore speciale delle Nazioni unite sul razzismo aveva soggiornato in Svizzera nel gennaio scorso, incontrando diversi rappresentanti della società civile in Ticino, a Basilea, Neuchâtel e Berna.
Nella capitale federale aveva avuto colloqui anche con alcuni rappresentanti del governo svizzero, tra cui il ministro di giustizia e polizia Christoph Blocher e il ministro dell’interno Pascal Couchepin.
Tendenze xenofobe
“Questa retorica è rivelatrice dell’esistenza, nella società svizzera, di una corrente politica favorevole alla chiusura nei confronti dell’immigrazione e quindi animata da tendenze xenofobe”, ha sottolineato Doudou Diène nel suo rapporto provvisorio presentato ai 47 paesi membri del Consiglio, di cui fa parte anche la Svizzera.
L’ex-ministro senegalese ha deplorato la “mancanza di una strategia politica e giuridica” per far fronte alle minacce di razzismo e alla discriminazione razziale.
“Questa debolezza si manifesta in particolare nel modo di trattare le questioni dell’immigrazione e dell’asilo in base a principi di sicurezza, come pure nella criminalizzazione degli stranieri, degli immigrati e dei richiedenti l’asilo”.
Il relatore speciale delle Nazioni unite ha inoltre criticato “l’alto numero di atti di violenza, a sfondo razzista o xenofobo, commessi dalla polizia svizzera, come pure l’impunità di cui, secondo le vittime, godono gli autori”.
Tensioni a sfondo etnico
La diversità culturale, etnica e religiosa della società svizzera causa tensioni, ha proseguito Doudou Diène, che nel suo rapporto non si è riferito esplicitamente alle prossime votazioni popolari sulla legge sull’asilo e sugli stranieri.
A suo avviso, queste tensioni devono essere risolte con misure politiche, giuridiche e culturali. La costruzione di una società multiculturale può essere favorita dalle “ricche tradizioni democratiche” elvetiche.
Il rapporto completo sulla Svizzera sarà presentato nel corso della quarta sessione del Consiglio dei diritti umani, nel marzo 2007, ha specificato Doudou Diène.
Berna attende
Interrogato da swissinfo, l’ambasciatore Blaise Godet, capo della missione permanente elvetica presso le Nazioni unite a Ginevra, ha comunicato che il governo svizzero intende aspettare la presentazione del rapporto completo prima di prendere posizione sulle critiche avanzate.
Nella sua risposta davanti al Consiglio, Godet ha ricordato le particolarità del federalismo, che impedisce delle “soluzioni centralizzatrici”, e ha dichiarato che “la Svizzera si felicita del fatto che il relatore speciale ha riconosciuto l’utilità dei programmi portati avanti dal servizio di lotta contro il razzismo del Dipartimento federale dell’interno”.
“La Commissione federale di lotta contro il razzismo e l’Ufficio federale delle migrazioni hanno potuto, in questi ultimi anni, intensificare la loro collaborazione coi cantoni e i comuni nell’ambito dell’integrazione e della lotta contro la discriminazione”, ha spiegato l’ambasciatore svizzero.
Le inquietudini di Amnesty International
“Con l’articolo sull’integrazione della nuova legge sugli stranieri, che sarà sottoposta al popolo svizzero il 24 settembre prossimo, ha concluso Blaise Godet, la base legale di questa politica d’integrazione sarà ulteriormente rafforzata”.
Un punto di vista non condiviso da Daniel Bolomey, il segretario generale di Amnesty International Svizzera.
“Davanti al Consiglio dei diritti umani – afferma – la Svizzera pretende di fare tutto quanto possibile per migliorare la sua politica di integrazione e di lotta contro il razzismo”.
“Ma le affermazioni del ministro della giustizia Christoph Blocher durante la campagna in favore delle nuove leggi sull’asilo e sugli stranieri e le leggi stesse ci inquietano parecchio”, conclude.
swissinfo e agenzie
Altri sviluppi
Commissione federale contro il razzismo
La Fondazione contro il razzismo e l’antisemitismo ha registrato 89 casi a sfondo razzista nel 2005.
Concernono razzismo verbale, negazioni dell’Olocausto, graffiti o atti di vandalismo, aggressioni, manifestazioni dell’estrema destra, colpi d’arma da fuoco o rifiuti di accordare la cittadinanza elvetica.
Nel 2004 si erano registrati 105 casi (115 nel 2003 e 128 nel 2002).
Nel 2002, in seguito all’adesione della Svizzera alle Nazioni unite, il governo elvetico aveva invitato i relatori speciali dell’ONU a visitare la Confederazione.
Il relatore speciale dell’ONU sul razzismo, che ha il compito di visitare regolarmente gli Stati membri per accertare l’eventuale esistenza di problemi razziali, aveva soggiornato in Svizzera nel gennaio scorso.
Durante il suo soggiorno, Doudou Diène si era intrattenuto con vari rappresentanti delle autorità federali e cantonali, esponenti religiosi, sindacalisti e membri delle comunità straniere residenti in Svizzera.
Il relatore speciale dell’ONU, che aveva già trasmesso le sue osservazioni preliminari alle autorità elvetiche, ha ora consegnato un rapporto provvisorio al Consiglio dei diritti umani a Ginevra.
Nel marzo 2007 dovrebbe presentare il suo rapporto finale.
La seconda sessione del Consiglio dei diritti umani, che avrà una durata di tre settimane, si è aperta lunedì 18 settembre.
Il Consiglio, formato da 47 paesi, tra cui la Svizzera, è stato creato il 15 marzo 2006 dall’Assemblea generale dell’ONU per sostituire la Commissione dei diritti umani.
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