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La Svizzera non ospita rappresentanti delle FARC

Le FARC in Colombia dispongono di 17'000 combattenti Keystone

La Svizzera nega la presenza ufficiale di rappresentanti della guerriglia colombiana: nessun membro di tale organizzazione beneficia nel nostro paese di privilegi o dell'immunità.

La smentita è stata ribadita dal Dipartimento federale degli affari esteri, dopo che l’intervista con un sedicente rappresentante in Svizzera delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia aveva suscitato la preoccupazione del governo di Bogotà.

Tutto è cominciato quando giovedì scorso il quotidiano romando “le Temps” ha pubblicato un’intervista con un uomo di 35 anni, che affermava di essere in possesso di un permesso di soggiorno, e si dichiarava il “capo della delegazione diplomatica delle FARC”.

In un’altra intervista, pubblicata il giorno precedente dallo stesso giornale, il vicepresidente colombiano Francisco Santos aveva dal canto suo rimproverato alla Svizzera di tollerare membri di una “organizzazione terroristica”. Già in quell’occasione il ministero svizzero degli esteri aveva affermato “che in Svizzera non vi è alcun rappresentante ufficiale delle FARC”.

La Colombia preoccupata

Thomas Kupfer, ambasciatore svizzero a Bogotà, ha dovuto dare spiegazioni al vice-ministro colombiano degli affari esteri Camillo Reyes, che ha espresso “la preoccupazione del suo governo”, come ha indicato nella serata di sabato Jean-Philippe Jeannerat, portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

Oltre a ricordare che nessun membro delle FARC gode di immunità in Svizzera, Kupfer ha aggiunto che la Svizzera resta “determinata a prevenire e a reprimere sul suo territorio qualsiasi atto di rilevanza penale collegato al conflitto interno colombiano.” Questa posizione è stata ripetuta dal DFAE all’ambasciatrice colombiana a Berna, Claudia Jiménez.

L’intervista

Nell’intervista al quotidiano romando – sotto protezione dell’anonimato – il trentacinquenne che vive a Losanna spiegava di avere rapporti con i governi “di diversi paesi europei”.

L’uomo denunciava le violazioni dei diritti dell’uomo commessi dal governo colombiano e spiegava di essere incaricato di fornire alle FARC aiuti logistici e umanitari, come farmaci e denaro. Per il loro sito internet le FARC si appoggerebbero ad un server basato in Svizzera.

Secondo l’intervistato la Svizzera tollererebbe la presenza di un rappresentante delle FARC sul proprio territorio, perché il suo ruolo non è di dirigente militare, ma di diplomatico.

Il vicepresidente colombiano aveva già criticato la Svizzera l’anno scorso, in particolare per la campagna di due ONG (Sacrificio Quaresimale e Pane per i fratelli) che mettevano in discussione la protezione dei diritti umani in Colombia.

swissinfo e agenzie

Le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) costituiscono il principale gruppo guerrigliero in Colombia.

Reclamano la liberazione di più di 500 ribelli imprigionati dal governo colombiano, in cambio di 57 ostaggi “politici”, su un totale di 1100 ostaggi, tra i quali la franco-colombiana Ingrid Betancourt, ex candidata alla presidenza, che è detenuta da più di 5 anni.

La Svizzera, insieme alla Francia e alla Spagna, vuole giocare il ruolo di “facilitatrice” tra Bogotà e la guerriglia.

Il 16 febbraio i tre paesi hanno fatto appello alle autorità colombiane e alle FARC perché si accordino rapidamente sulla creazione di una “zona di sicurezza”, in vista di uno scambio di ostaggi.

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