La Svizzera si astiene nel voto sul Libano
Il Consiglio dei diritti umani dell'ONU ha condannato l'invasione israeliana del Libano ma la risoluzione finale non è stata sostenuta dalla Svizzera, che si è astenuta.
Nella notte tra venerdì e sabato, il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha votato dal canto suo una risoluzione che chiede la fine dei combattimenti in Libano.
Parlando con swissinfo subito dopo il voto del Consiglio dei diritti dell’uomo, Blaise Godet, l’ambasciatore elvetico presso le Nazioni Unite a Ginevra, ha giudicato “non equilibrata” la risoluzione finale, ciò che spiega l’astensione dal voto della Svizzera.
“La mia reazione è quella di uno Stato che ha preferito non votare: non siamo entusiasti del risultato, che consideriamo asimmetrico e sbilanciato. Contiene tuttavia alcuni elementi con i quali concordiamo”.
Si è trattato del secondo voto del nuovo Consiglio dei diritti umani, riunito in sessione straordinaria a Ginevra. Il nuovo organo dell’ONU, nato lo scorso giugno su iniziativa svizzera, aveva sostituito l’omonima Commissione, ormai discreditata.
“In gioco c’è la credibilità del Consiglio, chiamato a trovare delle risposte alla crisi umanitaria in Libano e a metter fine agli abusi in materia di diritti umani”, ha aggiunto Godet.
In luglio, in occasione del suo primo voto, il Consiglio dei diritti umani aveva sostenuto una risoluzione che condannava gli attacchi israeliani nei Territori palestinesi occupati.
Missione investigativa
Il testo approvato venerdì condanna Israele per le “gravi violazioni” dei diritti umani in Libano e chiede un’inchiesta internazionale sulla “sistematica presa di mira e uccisione di civili da parte di Israele in Libano”.
Promossa da un gruppo di Paesi musulmani, la risoluzione è stata accettata con 27 voti a favore, 11 contrari e 8 astensioni, tra le quali la Svizzera.
I paesi dell’Unione Europea membri del Consiglio (Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Olanda, Polonia e Regno Unito) insieme con Canada, Giappone, Romania e Ucraina hanno votato contro criticando la mancata menzione nel testo degli attacchi di Hezbollah nel nord di Israele.
In favore si sono invece schierati una maggioranza di Paesi musulmani e latino-americani. Anche Cina, Russia e India hanno votato a favore.
Secondo Godet, la conseguenza principale del voto sarà l’invio di una delegazione per investigare sulle violazioni dei diritti umani in Libano. “Avremmo voluto che una missione del genere si recasse sia in Libano che in Israele, dalle due parti della frontiera”, ha detto Godet.
L’appello svizzero
Nel giorno in cui Israele si accingeva a lanciare una vasta offensiva militare contro gli Hezbollah – offensiva ormai in corso – Blaise Godet ha lanciato un nuovo appello ai belligeranti.
Nel suo discorso prima del voto a Ginevra, l’ambasciatore svizzero ha condannato le due parti per i rispettivi attacchi ai civili ed ha chiesto un immediato cessate il fuoco.
Godet ha definito “sproporzionati” gli attacchi israeliani, pur riconoscendo allo Stato ebraico “il diritto a difendere il suo territorio” dai lanci di missili degli Hezbollah che, secondo l’ambasciatore, equivalgono a delle violazioni del diritto umanitario.
Risoluzione del Consiglio di sicurezza
Nella notte tra venerdì e sabato anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu si è espresso sul conflitto libanese. Il consiglio ha approvato all’unanimità una risoluzione che chiede la cessazione delle ostilità in Libano al più presto, con l’invio di fino a 15mila caschi blu per appoggiare l’esercito libanese dopo il ritiro progressivo delle forze israeliane.
La risoluzione, la numero 1701, esige “una totale cessazione delle ostilità”, chiedendo al governo libanese e all’Unifil (la forza di interposizione dell’Onu già attiva in Libano) di “dispiegare le loro forze insieme” nel sud del Libano e al governo israeliano”, quando questo dispiegamento inizierà, di ritirare tutte le sue forze dal sud del Libano parallelamente”.
I Quindici hanno inoltre deciso di “autorizzare un aumento delle forze dell’Unifil fino a un massimo di 15mila uomini”, per controllare la cessazione delle ostilità e garantire la distribuzione degli aiuti alimentari.
swissinfo e agenzie
Il Consiglio dell’ONU per i diritti umani non dispone di potere esecutivo ma esercita una pressione morale sui paesi che violano gli accordi dell’ONU.
Le sue decisioni sono avallate dalla maggioranza degli Stati membri. Né Israele né gli Stati Uniti fanno parte del nuovo organo.
L’attuale sessione straordinaria segue una riunione della Conferenza islamica, tenutasi settimana scorsa in Malaysia.
Questo tipo di sessioni devono essere richieste da almeno un terzo dei membri.
Il 9 maggio scorso la Svizzera è stata eletta nel nuovo Consiglio con un mandato triennale.
I membri dell’organo che ha sostituito l’omonima commissione sono 47.
Il Consiglio si riunisce per tre sessioni ordinarie l’anno, alle quali si possono aggiungere riunioni straordinarie.
Inaam Osseiran, ambasciatrice del Libano a Berna, ritiene che le autorità svizzere si facciano “troppi problemi sulla neutralità”.
La diplomatica comprende l’atteggiamento riservato del governo elvetico. Tuttavia a breve o lungo termine le autorità svizzere dovranno correggere la loro posizione sul conflitto in Medio Oriente, ha detto al quotidiano “Tages-Anzeiger”
Secondo lei, finora, solo la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey lo ha fatto. “È più toccata e sincera dei suoi colleghi”. L’ambasciatore israeliano in Svizzera Aviv Shir-On aveva invece criticato l’atteggiamento di Calmy-Rey, ritenedolo poco equilibrato.
La diplomatica libanese non ha peli sulla lingua: “Israele è un nemico della pace”. L'”immensa violenza” dello Stato ebraico non ha alcun rapporto con la “legittima difesa” della milizia di Hezbollah.
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