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La Svizzera si preoccupa del Sudan martoriato

Gli accampamenti delle vittime della guerra civile nel Sudan occidentale Keystone

La ministra degli esteri, Micheline Calmy-Rey, è partita mercoledì per prendere atto della crisi umanitaria che colpisce la regione di Darfur, nell’ovest del paese.

Si tratta della prima visita di un ministro svizzero nel paese africano che da oltre 20 anni è confrontato con la Guerra civile.

Mercoledì la consigliera federale Micheline Calmy-Rey è partita per il Sudan. Durante il suo viaggio farà tappa in alcuni campi profughi nelle regioni occidentali del paese, lì dove la sofferenza si fa sentire quotidianamente. Nella giornata di sabato sono poi previsti degli incontri con le autorità del governo di Khartoum.

Le stime delle Nazioni unite indicano che oltre un milione di persone è rimasto senza casa nella regione di Darfur nell’ultimo anno, da quando le recrudescenze fra truppe ribelli e governative hanno trovato un nuovo apice.

«La crisi umanitaria nelle regioni occidentali del paese è grave – conferma Carine Carey, membro della delegazione svizzera in viaggio per il Sudan – è per questo che la ministra degli esteri ha ritenuto opportuno visitare personalmente i luoghi». L’assenza di interesse da parte della comunità internazionale è infatti uno dei problemi cui far fronte.

«In questi quattro giorni Micheline Calmy-Rey cercherà di incontrare gli sfollati e trovare il contatto con le autorità locali, nonché con i responsabili delle organizzazioni umanitarie presenti sul posto», continua Carine Carey.

Il miraggio della pace

La Svizzera gioca ormai da anni un ruolo chiave nella mediazione fra il governo, dominato dalle forze musulmane, e i ribelli cristiani, concentrati al sud del paese.

Ma, benché si siano fatti passi importanti verso la pace, un conflitto separato nell’ovest del paese continua ad infuriare dal 2003. Al centro dell’impegno della ministra degli esteri, sta la ricerca del dialogo fra la regione e il governo centrale di Khartoum.

Non sono invece confermate le voci che vogliono il viaggio della ministra come atto di mediazione fra le parti.

«I dialoghi a Khartoum saranno concentrati sulla crisi umanitaria nella regione di Darfur – afferma ancora la Carey – ma posso aggiungere che ci saranno degli incontri a tutti i livelli». Un esito concreto che porti alla soluzione del conflitto non esiste ancora.

Carestia e epidemie

A inizio mese, durante una conferenza umanitaria tenuta a Ginevra, la consigliera federale Calmy-Rey si è appellata alla comunità internazionale perché rafforzi l’aiuto alle vittime del conflitto.

«Questa crisi necessita una risposta umanitaria sostanziale e urgente», ha detto davanti ai delegati ONU raccolti nella città elvetica.

La conferenza è stata convocata dal coordinatore dell’ONU per le emergenze, Jan Egeland, che accusa i miliziani arabi di operare una depurazione etnica nell’ovest del paese.

Secondo le Nazioni unite, circa due milioni di persone hanno urgente bisogno di alimenti e di generi di prima necessità. Solo negli ultimi mesi, circa 150’000 persone sono fuggite oltre il confine, verso il Ciad. Inoltre le organizzazioni d’aiuto presenti, annunciano già che il peggio deve ancora venire.

«Le operazioni di soccorso non riescono a far fronte alle necessità della popolazione – afferma anche l’organizzazione non governativa Médecins Sans Frontières – se non si rafforzano gli aiuti, non sarà possibile evitare una carestia che colpirà migliaia di persone»

Anche le Nazioni unite lanciano l’allarme: con la stagione delle piogge, la distribuzione degli aiuti diventerà più difficile. Inoltre, la sottoalimentazione e il clima difficile sono un terreno fertile per le malattie contagiose, come la diarrea, il morbillo, la meningite e la malaria.

swissinfo, Anna Nelson in Geneva
(traduzione: Daniele Papacella)

Dal 1983, in Sudan si confrontano forze governative musulmane e milizie cristiane. Si ritiene che circa due milioni di persone abbiano già perso la vita.

Con l’aiuto dei mediatori svizzeri, nel gennaio del 2002 è stato firmato un armistizio a Lucerna. Un ulteriore accordo sulla divisione del potere dovrebbe avvenire in Agosto.

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