La Svizzera vuole abbassare i prezzi
In futuro, la Svizzera non sarà più l’«isola dei prezzi alti». Il governo intende infatti facilitare le esportazioni di prodotti provenienti dall’Unione Europea.
I prodotti la cui fabbricazione rispetta le normative di uno Stato dell’UE potranno di principio circolare liberamente anche all’interno della Confederazione. La decisione finale spetta al parlamento.
Il Consiglio federale vuole lottare contro l’alto livello dei prezzi in Svizzera.
Rispetto ai paesi confinanti dell’Unione Europea (UE) infatti, un prodotto acquistato in Svizzera costa in media il 20% in più.
Per rendere i prezzi più competitivi, il mercato elvetico dovrebbe aprirsi automaticamente ai prodotti che possono circolare liberamente all’interno dell’Unione europea (UE).
In tal senso, il governo elvetico ha deciso mercoledì di proporre al parlamento l’adozione del cosiddetto principio «Cassis de Dijon», attualmente in vigore tra i paesi membri dell’UE.
Mercato ostacolato
La nuova regola riguarderà i prodotti per i quali le prescrizioni europee non sono del tutto armonizzate o per i quali la Svizzera non ha ancora adattato la propria legislazione al diritto comunitario.
In questi casi, le importazioni parallele, benché autorizzate, sono rese difficoltose da leggi e prescrizioni come quelle sugli imballaggi. La panna prodotta in Germania, ad esempio, non arriva sulle tavole della Svizzera tedesca, perché porta la dicitura «Sahne» e non «Rahm» com’è d’uso nella Confederazione.
Lo stesso problema si pone a numerosi altri generi alimentari e ai materiali edili, ma anche alle biciclette, le cui regolamentazioni si applicano soltanto a livello dei vari Stati membri.
Libera circolazione
Il principio «Cassis de Dijon» risale a una decisione della Corte di giustizia delle Comunità europee (CGCE) del 1979 sulla distribuzione in Germania dell’omonimo liquore francese.
Secondo questo principio elaborato dalla CGCE e dalla Commissione europea, i prodotti importati da un altro Stato membro, fabbricati secondo le prescrizioni nazionali dello Stato esportatore (dove sono legalmente in commercio) possono circolare liberamente in linea di massima in tutta l’UE.
Tuttavia, come accade nell’UE, sono fatte salve le misure a tutela della salute, dell’ambiente e dei consumatori qualora esse siano espressamente previste nel diritto svizzero.
Reciprocità
Fino ad ora, per eliminare gli ostacoli tecnici al commercio fra la Svizzera e l’UE, il Consiglio federale ha sempre cercato di armonizzare le disposizioni elvetiche con quelle del diritto comunitario. Oppure ha concluso degli accordi specifici che garantiscono l’accesso dei prodotti svizzeri sul mercato europeo.
Anche in futuro, il governo continuerà a seguire il principio della reciprocità. Nei casi in cui ciò non fosse possibile tuttavia, il Consiglio federale ha deciso di adottare una nuova strategia, ossia di applicare il principio del «Cassis de Dijon», in modo da permettere l’importazione, in determinati casi, di merci dall’UE senza adottarle alle normative elvetiche.
Proporrà quindi alle Camere l’adeguamento della Legge federale sugli ostacoli tecnici al commercio in tal senso, si legge in una nota diffusa dal Dipartimento federale dell’economia.
Questo strumento dovrebbe contribuire a ravvivare la concorrenza nazionale, nonché a ridurre i costi per le imprese e i prezzi al consumo di numerosi prodotti.
«La normativa non si applicherà però ai medicinali. Così sarà anche probabilmente nei prossimi anni», ha precisato Aymo Brunetti, economista capo presso il Segretariato di Stato dell’economia.
Attuazione lontana
Per il Sorvegliante dei prezzi, Rudolf Strahm, l’intenzione del Consiglio federale di non porre intralci all’importazione di merci dall’UE è un primo importante passo verso l’abbattimento del muro dei prezzi alti in Svizzera. Per l’effettiva attuazione legale della normativa, Strahm ritiene tuttavia che occorrerà molto tempo.
Una preoccupazione, quella del tempo necessario all’applicazione del principio del liquore del ribes nero di Digione, che esprime anche la Fondazione per la protezione dei consumatori (SKS): «Purtroppo non si può prevedere quando il governo darà effettivamente il nullaosta, dato che intende prima intavolare lunghi negoziati con l’UE. Sarebbe meglio una soluzione rapida», scrive la SKS in un comunicato.
Pur condividendo la proposta del governo elvetico, la Federazione romanda dei consumatori (FRC) lancia un appello alla prudenza.
L’imballaggio e le etichette creano alcune perplessità all’economista della fondazione, Nadja Thiongane, che ha swissinfo ha affermato: «Attualmente facciamo già fatica ad imporre il nostro punto di vista sulle etichette. È nostra intenzione continuare a lottare affinché questo tipo di informazioni al consumatore sia garantita anche in futuro».
La FRC si interroga anche sugli effetti dell’allargamento dell’UE da 15 a 25 Paesi: «Non sappiamo ancora se i prodotti provenienti dai nuovi Stati membri rispettano le nostre esigenze», conclude nadja Thiongane.
swissinfo e agenzie
Il principio del «Cassis de Dijon» stabilisce che un prodotto legalmente fabbricato in uno Stato membro dell’Unione europea e in esso commercializzato può liberamente circolare negli altri Stati membri.
Il libero commercio può essere bloccato solo se si dimostra la pericolosità di un prodotto per la salute dei cittadini.
Attualmente, il principio non si applica tra la Svizzera e l’Unione europea, ma il Consiglio federale ha deciso di proporre al parlamento di introdurlo nella legislazione elvetica.
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