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Lavanderie comuni, tra tensioni di quartiere e legami sociali

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RTS

Le lavanderie comuni sono una caratteristica dei condomini svizzeri che può sorprendere chi arriva dall'estero. Questi luoghi, con le loro abitudini altamente codificate e restrittive, sono spesso fonte di tensioni di quartiere, ma possono anche creare legami sociali.

Questi luoghi impongono vincoli organizzativi che vanno dalle fasce orarie limitate ai divieti domenicali e alle ricariche più o meno complicate delle carte di utilizzo. Per non parlare dei detersivi dimenticati nelle macchine, della sporcizia lasciata qua e là o delle porte chiuse a doppia mandata per motivi oscuri. E, spesso, bigliettini per informare il vicino di qualcosa che ha sbagliato, o talvolta per insultarlo.

Un rituale poco apprezzato da chi è appena arrivato in Svizzera

Un segno del fatto che questo rituale inevitabile per inquilini e inquiline è una peculiarità svizzera è che le persone che vengono a vivere in Svizzera sono spesso scoraggiate una volta varcata la soglia della lavanderia. Emily Engkent, canadese che vive a Zurigo da dieci anni, parla addirittura di “shock culturale” al suo arrivo nel Paese, e ancora oggi non si diverte ad andarci.

Intervistata dalla RTS, questa produttrice di video per i social network sottolinea che la sua integrazione in Svizzera è passata attraverso tre tappe fondamentali: lo svizzero tedesco, la fonduta e il bucato. Sottolinea anche, con un pizzico di umorismo, che è quantomeno strano che, con il sistema di prenotazione delle fasce orarie, gli svizzeri e le svizzere sappiano quando devono lavare i panni con un anno di anticipo…

Una fonte di conflitto

Un’altra osservazione di Engkent è che c’è una buona probabilità di essere sgridati da un’anziana signora. È vero che la lavanderia è spesso fonte di conflitti tra vicini. In Svizzera, un inquilino su tre si arrabbia ogni mese a causa del bucato.

La richiesta di testimonianze della RTS ha confermato l’importanza della lavanderia nella vita degli svizzeri e delle svizzere e le tensioni che può generare: “Un inferno totale, tra la mancanza di igiene degli altri e il mancato rispetto degli orari”. “Abbiamo trovato escrementi nelle giunture dei tamburi” “Avevo un giorno ogni tre settimane; appena ho avuto dei figli, ho comprato la mia lavatrice”.

Donna aggredita alla Broye

Lavare i panni può persino diventare una fonte di stress. Intervistata dalla RTS, Nathalie ha sentito la sua privacy violata quando qualcuno ha svuotato la sua biancheria a sua insaputa. “È roba mia, è pulita e qualcuno la tocca con mani che non conosco”.

Più seriamente, una donna della Broye, che desidera rimanere anonima, ha confidato di essere stata aggredita nella sua lavanderia. In seguito a un disaccordo, una coppia è scesa al piano di sotto e ha abusato verbalmente di lei, prima che il marito la spintonasse violentemente. “È finita con due settimane di malattia per un ginocchio che era raddoppiato di volume per il gonfiore. Tutto a causa del detersivo…”.

Per l’avvocato lucernese Anton Bühlmann, a capo di una commissione di conciliazione che si occupa di questo tipo di controversie, non è sorprendente che le lavanderie generino così tanta tensione. “Si tocca qualcosa di estremamente personale, i propri vestiti e la propria biancheria, e li si espone quasi pubblicamente. Si potrebbe quasi dire che ci si espone.” Ritiene inoltre che il sistema della lavanderia non sia più al passo con i tempi, dal momento che le persone che lavorano a ritmi diversi rispetto al passato, le coppie attive fuori casa e i single che devono far fronte al lavoro e alle faccende domestiche.

Luoghi di vita e coesione sociale

Di fronte a questa situazione, i nuovi edifici spesso privilegiano gli allacciamenti individuali, o addirittura le lavatrici e asciugattrici direttamente in ogni appartamento. Ma questo non significa che le lavanderie comuni siano morte.

Le lavanderie possono anche essere luoghi luminosi, lontani dal cliché degli scantinati bui, come si vede alla cooperativa “Le Bled” di Losanna.

Sempre più spesso si cerca di renderle luoghi non solo funzionali, ma anche piacevoli. A Losanna, la cooperativa “Le Bled” ha progettato una lavanderia moderna e connessa, accessibile 24 ore su 24 e dotata di un’applicazione che indica quali macchine sono libere. “L’obiettivo era quello di renderla un vero e proprio spazio di vita”, spiega Laurent Guidetti, uno degli architetti del progetto. Per questo motivo, la lavanderia non è stata installata nel seminterrato, ma al piano superiore, in un’area luminosa che si apre su una bella terrazza.

Ci sono anche iniziative per rendere questi luoghi dei veri e propri spazi di coesione sociale. Da quasi un secolo, il complesso residenziale Vieusseux, nel cuore di Ginevra, si affida alla lavanderia come luogo di incontro, con personale dedicato a gestire lo spazio e a creare legami. Gli inquilini r le inquiline possono fare diversi carichi di biancheria alla volta, ma sempre su appuntamento.

Raja Hammi, una delle custodi, mantiene vivo lo spazio e contribuisce a renderlo un luogo di incontro per i e le residenti, in cui si riunisce un’ampia varietà di persone, da quelle anziane che hanno bisogno di aiuto per il bucato a quelle giovani che hanno poco tempo da dedicare a questo lavoro, fino ai volontari e alle volontarie che lavano le maglie della squadra di calcio locale. Sulla scia dello spirito dei lavatoi di un tempo, si può fare una chiacchierata e aggiornarsi sulle ultime novità. O semplicemente bere un caffè.

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Raja Hammi nella lavanderia comune. RTS

“Posso fare tutto, dalla A alla Z, e in più posso conversare con le persone, farmi una risata e due chiacchiere, e questo fa bene all’anima, al cuore, a tutto”, dice Kalissa Benhanaya, un’autista di tram. “Sono tutti adorabili e questo mi rende felice”, concorda Raja.

E in fin dei conti, trasformare la fatica di lavare i panni in un compito relativamente piacevole è forse l’obiettivo di questi spazi speciali nella vita quotidiana svizzera.

Tradotto con l’aiuto di Deepl/Zz

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