Lavori di sminamento sospesi in Sudan
La Fondazione svizzera per lo sminamento ha sospeso le proprie operazioni nel sud del Sudan dopo l'uccisione di due suoi collaboratori in un'imboscata.
L’organizzazione afferma di non sapere chi si cela dietro questo attacco, compiuto lunedì.
Secondo quanto precisato dalla Fondazione svizzera per lo sminamento (FSS), tre suoi veicoli sono caduti in un’imboscata organizzata da uomini armati non identificati a 15 chilometri dalla città di Juba.
Due sminatori – un iracheno e un sudanese – sono stati uccisi, mentre due militari del governo che accompagnavano il convoglio sono stati feriti.
«Per il momento abbiamo sospeso tutte le nostre operazioni su questo tratto di strada», ha detto mercoledì a swissinfo Ian Clarke, direttore della fondazione. Tre altri gruppi di lavoro hanno raggiunto i loro campi base, situati in differenti zone a sud del Paese.
Attualmente, la FSS sta valutando le possibilità di proseguire la propria missione. La sospensione delle attività non è totale, ma ai collaboratori non è più permesso spostarsi su lunghe distanze.
Clarke ha precisato che attualmente gli sforzi della fondazione sono interamente concentrati sulle procedure da sbrigare per il rimpatrio delle salme delle vittime, con i cui familiari la FSS è in stretto contatto. I due collaboratori uccisi erano il capo gruppo e il supervisore del team di sminamento attaccato.
Sgomento
Dalla fondazione, attiva anche in Bosnia, Iraq e Afghanistan, questi due decessi sono vissuti con particolare turbamento.
«La nostra organizzazione è stata fondata nel 1997 e, malgrado la pericolosità del lavoro di sminamento, è la prima volta che siamo vittime della fatalità», ha sottolineato il direttore della FSS.
Il prossimo passo sarà quello di fare luce sui fatti. Per le sue indagini, la fondazione spera di potere contare sul sostegno delle autorità sudanesi e della comunità internazionale.
Dal canto loro, l’ONU e il governo svizzero, che finanzia nella misura del 10% le attività della FSS, hanno condannato «severamente» l’uccisione dei due operatori. Dalla capitale sudanese Khartoum, il rappresentante speciale dell’ONU per il paese africano, ha definito l’attacco un gesto da «codardi».
Dubbi
In un comunicato diramato martedì, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sostiene che «l’attentato è un crimine che mette in questione globalmente le attività di aiuto della comunità internazionale e compromette la ricostruzione del Sudan meridionale».
Nella nota, il DFAE esorta il governo sudanese ad adoperarsi con tutti i mezzi per migliorare a lungo termine la sicurezza nel Paese e garantire l’incolumità degli operatori umanitari.
Mercoledì, la FSS ha affermato di non voler speculare sui possibili responsabili di questo assassinio. Tuttavia, le Nazioni Unite ritengono che l’assalto sia stato perpetrato dall’Esercito di liberazione del Signore (LRA), un gruppo armato ugandese.
Nello Stato africano, la FSS impiega 30 svizzeri e 250 collaboratori sudanesi. Con il suo programma di sminamento, la fondazione intende rendere accessibili senza pericolo le tre strade principali dal sud fino alla città di Juba.
Lo scorso mese di gennaio, i ribelli del sud hanno firmato un accordo di pace con il governo di Karthoum che dovrebbe permettere di porre fine a vent’anni di guerra civile. La configurazione del terreno e la mancanza di cartine appropriate rende particolarmente difficile la localizzazione delle mine nella regione.
swissinfo, Isobel Leybold-Johnson
(traduzione e adattamento, Anna Passera)
La Fondazione svizzera per lo sminamento (FSS), la cui sede è a Ginevra, è stata fondata nel 1997.
Si tratta di un’organizzazione non governativa specializzata nelle attività di sminamento e nell’educazione.
Attualmente è attiva in vari Paesi, compresi la Bosnia, l’Iraq e l’Afghanistan.
In Sudan, la FSS è presente dal 2003, dove sostiene dei programmi umanitari.
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