Le nazioni adottano nuovi principi sui bambini soldato
Lunedì e martedì, la Svizzera si riunirà con numerose altre nazioni a Parigi per intensificare gli sforzi in favore degli oltre 300mila bambini soldato nel mondo.
Alla revisione degli standard internazionali concernenti l’impiego di bambini nei conflitti armati, che saranno adottati a Parigi, hanno partecipato sia il governo svizzero che un’organizzazione caritativa elvetica.
Nonostante gli sforzi perpetrati negli ultimi anni dalla comunità internazionale per risolvere il problema dei bambini soldato, per il Dipartimento federale degli affari esteri la questione rimane «grave».
Secondo l’ambasciatore Anton Thalmann, che guiderà la delegazione elvetica a Parigi, sono stati effettuati alcuni progressi in ambito di disarmo, di smobilitazione e di reintegrazione dei bambini coinvolti nei conflitti armati.
La «dura realtà sul terreno in numerose zone di conflitto» – indica Thalmann a swissinfo – necessita tuttavia di ulteriori attenzioni da parte di governi, organizzazioni internazionali e società civile. Questo per mettere fine a quelle che l’ambasciatore definisce «gravi violazioni dei diritti umani».
«Conformemente alla sua tradizione umanitaria, la Svizzera è molto toccata dal destino delle vittime di guerre, soprattutto dei bambini, particolarmente vulnerabili di fronte alle conseguenze dei conflitti armati», indica.
Sebbene i cosiddetti «Principi di Parigi» (che saranno adottati nella capitale francese) non siano costrittivi dal punto di vista legale, Thalmann spera che possano fornire una solida base per intensificare la collaborazione e condurre ad una migliore protezione dei bambini.
Le sfere di intervento prioritarie includono la prevenzione del reclutamento, il rilascio e la reintegrazione, così come i bisogni specifici delle ragazze coinvolte nei conflitti armati.
Giustizia giovanile
La Conferenza di Parigi si svolge a dieci anni di distanza dall’adozione dei «Principi di Città del Capo», una prima lista di standard elaborata dal Fondo per l’infanzia delle Nazioni Unite (Unicef) e da organizzazioni non governative (ong).
Per l’ong con sede a Losanna (Vaud) Terre des hommes (Tdh), che ha contribuito alla lista in due ambiti – giustizia giovanile e gestione dei casi che coinvolgono bambini – una serie di regole aggiornate permetterebbe di agire sul terreno con maggiore efficacia.
«Negli ultimi cinque anni, i governi, ed in particolare quello svizzero, si sono impegnati per tentare di risolvere il problema. La situazione non è tuttavia cambiata di molto: la cifra di 300mila bambini soldato è rimasta la stessa di dieci anni fa», osserva Ignacio Packer, responsabile dei programmi presso Tdh.
La Conferenza di Parigi rappresenta ad ogni modo un passo importante, rileva Packer, per il quale l’adozione degli standard potrebbe portare ad un notevole miglioramento.
Articolo controverso
Il coinvolgimento svizzero in questo processo interviene un anno dopo il rimprovero del Comitato ONU per i diritti dell’infanzia, che aveva criticato il governo elvetico di non fare abbastanza per perseguire penalmente coloro che reclutano i bambini soldato.
Un articolo del Codice penale militare, entrato in vigore nel giugno 2004, stipula in effetti che i sospetti criminali di guerra devono avere uno «stretto legame» con la Svizzera per istituire un procedimento legale.
La clausola concerne i sospetti che possiedono una proprietà o che hanno parenti in Svizzera, ma non coloro che sono solamente di passaggio. Una sessantina di esperti legali e l’associazione giuridica internazionale basata a Ginevra TRIAL – che lotta contro l’impunità di crimini di eccezionale gravità – hanno tentato di ovviare a questo «espediente», secondo loro contrario alle leggi internazionali.
Da allora, l’articolo è oggetto di una revisione ed un rapporto dovrebbe essere sottoposto al Consiglio federale nelle prossime settimane.
«Quello che sappiamo è che l’articolo verrà modificato», segnala il presidente di TRIAL, Philip Grant.
swissinfo, Adam Beaumont
(traduzione e adattamento: Luigi Jorio)
La Svizzera sostiene varie organizzazioni e progetti che si impegnano nella protezione dei bambini in situazioni di conflitti armati, nella prevenzione delle violazioni dei diritti dei minori e nell’aiuto alla reintegrazione.
Tra gli attori principali figurano il Comitato internazionale della Croce Rossa, l’Alto commissariato per i rifugiati e la Coalizione per frenare l’impiego di bambini soldato.
Il Dipartimento federale degli affari esteri indica di essere attivo in questo campo collaborando con gli organi principali dell’ONU e sostenendo il lavoro del rappresentante speciale del Segretariato generale per i bambini e i conflitti armati.
1989: la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia proibisce il reclutamento e l’impiego in conflitti armati dei minori di 15 anni.
1997: adozione dei Principi di Città del Capo.
1998: creazione della Coalizione per fermare l’impiego di bambini soldato (tra i cui fondatori figura Terre des hommes).
2002: il Protocollo opzionale alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia innalza l’età di reclutamento a 18 anni.
2002: La Corte criminale internazionale definisce la chiamata alle armi e l’impiego di bambini al di sotto di 15 anni «crimini di guerra».
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