Le Nazioni Unite sotto pressione
I funzionari ONU hanno violato «sistematicamente» le procedure del programma «petrolio in cambio di cibo» in Iraq . Lo afferma il penalista svizzero Mark Pieth.
Pieth spera che l’inchiesta preliminare pubblicata giovedi, di cui è uno degli autori, serva da catalizzatore per la riforma delle Nazioni Unite.
Iniziato nel 1996, il programma «petrolio in cambio di cibo» si è interrotto con l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati nel 2003.
Il programma permetteva al leader iracheno Saddam Hussein di usare i proventi della vendita di petrolio per l’acquisto di beni di prima necessità, in modo da mitigare l’effetto sulla popolazione delle sanzioni imposte dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nel 1991.
Mark Pieth, professore di diritto penale all’Università di Basilea, è uno dei tre esperti incaricati di investigare sulle irregolarità commesse da persone e aziende di circa cinquanta paesi, a vantaggio di Saddam Hussein.
La Cotecna, un’azienda di ispezione con sede in Svizzera, che vantava tra i suoi collaboratori il figlio del segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, è una delle imprese coinvolta nelle investigazioni.
swissinfo: Mark Pieth, quali sono le conclusioni principali del rapporto preliminare pubblicato giovedì?
Mark Pieth: Abbiamo guardato alle decisioni di assegnazione necessarie a mettere in piedi il programma «petrolio in cambio di cibo» e ci siamo resi conto che il processo era estremamente politicizzato.
Funzionari dell’ONU hanno sistematicamente disatteso le procedure stabilite per favorire alcuni stati, specialmente i membri permanenti del Consiglio di sicurezza.
Vi sono state accuse anche contro Benon Sevan, il direttore del programma. Noi abbiamo scoperto che lui ha sollecitato il governo iracheno a concedere contratti ad un amico, ponendosi in un grave conflitto d’interessi.
Non sappiamo se abbia ricevuto denaro, ma su questo punto le nostre indagini proseguono.
Abbiamo anche studiato il sistema di controllo del programma e abbiamo scoperto che questo sistema era mal diretto e dotato di risorse finanziarie insufficienti, sebbene alcuni controllori abbiano fatto un buon lavoro.
swissinfo: Avete indagato anche sul ruolo del segretario generale dell’ONU Kofi Annan?
M.P.: In questo rapporto preliminare non abbiamo ancora preso in considerazione il potenziale conflitto di’interessi di Annan e non abbiamo indagato il coinvolgimento di suo figlio nell’impresa Cotecna. Questo sarà il tema di un altro rapporto, di prossima pubblicazione.
swissinfo: Avete svolto le vostre indagini in vari paesi del mondo. Qual è stato il grado di cooperazione delle autorità svizzere nel fornirvi i documenti richiesti?
M.P.: Sono contento soprattutto del grado di cooperazione del Segretariato di Stato per l’economia, che ci è stato molto utile. Abbiamo ricevuto moltissime informazioni e ora le stiamo elaborando sistematicamente.
swissinfo: Quante piste di questo affare portano in Svizzera?
M.P.: Come molti paesi, anche la Svizzera è coinvolta in vari modi. Ovviamente ci sono aziende con sede in Svizzera che sono state coinvolte come acquirenti di petrolio o venditrici di beni di prima necessità.
Inoltre c’è il settore bancario, dove si trovano persone che hanno tentato di nascondere le transazioni effettuate in connessione con il programma. Per ora non abbiamo incontrato nessun ostacolo da parte delle banche svizzere. In uno o due casi i clienti delle banche hanno fatto uso del loro diritto di ricorso, ritardando il nostro lavoro.
swissinfo: Che lezioni vanno apprese da questo caso?
M.P.: Prima di tutto, non siamo di certo interessati a smantellare le Nazioni Unite. Consideriamo il nostro lavoro un contributo per riorganizzare l’ONU.
Credo che il rapporto avrà un impatto sulla futura organizzazione e gestione dell’ONU. Di fronte alle sfide con cui oggi le Nazioni Unite sono confrontate – sia in Africa, sia nei paesi recentemente devastati dallo tsunami – è chiaro che bisogna pensare alla struttura organizzativa. Per questo penso che il rapporto avrà un impatto.
Intervista swissinfo: Ramsey Zarifeh
(traduzione: Andrea Tognina)
Mark Pieth è professore di diritto penale all’Università di Basilea.
Nell’aprile del 2004 è stato nominato in seno alla commissione d’esperti indipendenti incaricata d’investigare sulla sottrazione di fondi al programma “petrolio in cambio di cibo”. Si tratta di uno dei maggiori scandali della storia delle Nazioni Unite.
Della commissione fanno parte anche Paul Volcker, ex-presidente della Riserva federale americana, e Richard Goldstone, che in passato fu procuratore presso il Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.