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Legami più intensi tra Svizzera e Italia

Keystone

Moltiplicare gli incontri per risolvere problemi transfrontalieri e questioni fiscali. È la volontà di Svizzera e Italia emersa da un colloquio a Zurigo tra la consigliera federale Doris Leuthard e il ministro dello sviluppo economico italiano Claudio Scajola.

Due amici di lunga data che s’incontrano in sporadiche occasioni. È l’immagine della relazione tra Svizzera e Italia, due paesi uniti non soltanto dalla prossimità geografica, ma pure da un’intensa collaborazione commerciale.

«L’Italia è il terzo partner commerciale nel mondo della Confederazione e il secondo in Europa», ha rammentato Doris Leuthard al termine dell’incontro, giovedì a Zurigo, con il ministro italiano.

L’interscambio commerciale, ha detto Claudio Scajola, alla sua prima visita ufficiale in Svizzera, ha raggiunto i 27 miliardi di euro. «La crisi economica – ha puntualizzato Scajola – ha comportato una diminuzione contenuta degli scambi commerciali, attorno al 5%: la qualità del rapporto tra i due paesi ha permesso di reggere anche in questo momento difficile».

Intensificare la collaborazione

«Le relazioni con l’Italia sono ottime», ha ribadito la responsabile del Dipartimento federale dell’economia (DFE). In passato, i contatti ministeriali non sono tuttavia stati frequenti.

Per questo motivo, Berna e Roma intendono consolidare un legame che – come dimostrano i 100 anni della Camera di commercio italiana in Svizzera – si fonda su una lunga tradizione.

«Vogliamo intensificare i contatti per risolvere i problemi che si pongono e intensificare la collaborazione commerciale», ha affermato Scajola.

Paradisi fiscali

Tra i “problemi” evocati dal ministro italiano vi sono questioni transfrontaliere di carattere fiscale e burocratico. In una lettera del 22 maggio, di cui si è data notizia soltanto pochi giorni fa, il ministro italiano dell’economia Giulio Tremonti ha dichiarato che i trattati con Berna «non vanno bene» e sono quindi da rivedere a fondo.

In particolare, Tremonti ha chiesto alle autorità svizzere informazioni su eventuali soggetti italiani che usano società schermo collegate ad altre società in paradisi fiscali.

Il punto, spinoso, che ha già posto la Confederazione nel mirino dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, è stato affrontato anche a Zurigo. «Abbiamo fatto un insieme di valutazioni su richieste di chiarimenti e di interventi che la mia collega [Doris Leuthard] mi ha sottoposto e che adesso saranno studiate e comunicate ai diversi ministeri competenti», si è però limitato a riferire Claudio Scajola.

Interpretazioni differenti

Tra i temi controversi vi è poi la questione della reciprocità degli accordi bilaterali. Un aspetto molto sentito in Ticino (non a caso la delegazione svizzera era composta anche dai “senatori” ticinesi Filippo Lombardi e Dick Marty), confrontato a ciò che gli imprenditori locali definiscono una libera circolazione monodirezionale.

Per le ditte elvetiche intenzionate ad installarsi nella vicina Penisola gli ostacoli burocratici continuano ad essere un problema. «Nel corso dell’incontro abbiamo rammentato alla controparte italiana che il Ticino è confrontato ad una forte pressione transfrontaliera», ha indicato Filippo Lombardi.

«Una pressione – ha puntualizzato il deputato popolare democratico – che si verifica anche con il 20% degli appalti che in Italia possono essere derogati alle norme standard».

Una situazione, ha aggiunto il deputato al Consiglio degli Stati (Camera dei cantoni), che conferisce ai concorrenti italiani una competitività impareggiabile nei confronti delle ditte svizzere, le quali devono invece rispettare tutti i regolamenti, tariffe, controlli e contratti collettivi di lavoro. «Per ora l’Italia ha fornito soltanto una risposta formale; il problema però non è ancora stato risolto».

«C’è forse un’interpretazione differente [degli accordi bilaterali]», ha dichiarato a swissinfo Doris Leuthard, aggiungendo che i servizi del DFE sono stati incaricati di effettuare un’analisi approfondita. La questione verrà nuovamente discussa nel prossimo incontro, verosimilmente a Roma entro la fine dell’anno.

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Guardare più a sud

Se la penetrazione di aziende elvetiche sul mercato italiano risulta complicata, quella delle ditte italiane in Svizzera appare al contrario più semplice. Giovedì, la società AlpTransit San Gottardo, che gestisce il monumentale progetto delle nuove trasversali alpine, ha annunciato di aver appaltato la costruzione della galleria ferroviaria del Monte Ceneri, in Ticino, al consorzio italiano Condotte Cossi. Volume complessivo del lotto: 987 milioni di franchi.

«La delegazione italiana ci ha assicurato che le ditte coinvolte sono conosciute per la loro serietà», ha riferito Lombardi.

Lo sguardo elvetico si spinge tuttavia oltre, ha sottolineato il deputato alla camera alta del Parlamento. «Cosa si farà a sud di Alptransit e della galleria del Ceneri? Si tratta di far maturare progressivamente, nella parte italiana, la percezione che è importante guardare più lontano: o c’è una visione globale del trasporto su rotaia nord-sud, oppure faremo dei lavori di cui non porteremo a casa i risultati sperati».

Luigi Jorio, Zurigo, swissinfo.ch

L’Italia è il secondo partner commerciale della Svizzera in Europa.

Nel 2008 la Confederazione ha importato beni per un valore di 22 miliardi di franchi e ha esportato merci per 19 miliardi.

La cooperazione tra Svizzera e Italia è regolata da diversi trattati. Tra quelli di particolare importanza entrati in vigore negli ultimi anni vi è il trattato sulla cooperazione tra le autorità doganali e di polizia (2000), il trattato sull’assistenza giudiziaria in materia penale (2003) e il trattato sulla cooperazione scientifica e tecnologica (2006).

Nell’ambito della collaborazione transfrontaliera, il Ticino e le province italiane di Como, Varese e Verbano-Cusio-Ossola, hanno fondato nel 1995 la comunità di lavoro Regio Insubrica.

La colonia italiana è la comunità straniera più numerosa in Svizzera: oltre mezzo milione di persone possiedono la cittadinanza italiana o la doppia cittadinanza.

In Italia risiede la quarta comunità di svizzeri all’estero in ordine di grandezza, dopo quelle di Francia, Germania e Stati Uniti.

Alla fine del 2008 erano registrati 48’147 cittadini elvetici nei tre consolati svizzeri in Italia. I due terzi vivono nel nord del Paese.

Stando ai dati del 2007, quotidianamente circa 42’000 lavoratori frontalieri si spostano dalla Lombardia per recarsi a lavorare in Ticino. Il percorso inverso è compiuto da poche centinaia di persone.

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