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Libano: “Facciamo tutto quanto in nostro potere”

La consigliera federale Micheline Calmy-Rey ribadisce l'impegno svizzero nella crisi in Vicino Oriente Keystone

Evacuazioni, aiuto umanitario, contatti diplomatici: di fronte alla crisi libanese il Ministero degli Affari esteri si mobilita. Parola di Micheline Calmy-Rey.

Secondo la ministra svizzera la situazione umanitaria in Libano è “drammatica”. Mentre sul piano politico è estremamente difficile.

La ministra degli Affari esteri ne è convinta: la strategia di dissuasione attraverso la forza conduce in un vicolo cieco. Nel Vicino Oriente la Svizzera intende dunque adoperarsi per una soluzione negoziata. Propone, per iniziare, uno scambio di prigionieri tra Israele e Hezbollah.

swissinfo: Quali sono le priorità della Svizzera nella crisi libanese?

Micheline Calmy-Rey: La nostra prima priorità è l’evacuazione degli svizzeri che si trovano in Libano. Finora sono state rimpatriate 500 persone. E’ difficile fornire cifre precise, poiché le persone si annunciano di volta in volta alla nostra ambasciata. Secondo le nostre stime resta ancora da evacuare un numero analogo di persone.

Siamo pure impegnati sul fronte umanitario. E’ molto importante cessare immediatamente le ostilità. Per rispondere alle preoccupazioni umanitarie occorre definire un cessate il fuoco.

La situazione è davvero drammatica. All’interno del Libano gli sfollati sono circa 500 mila, di cui 40 mila soltanto nella capitale Beirut. L’accesso ai medicamenti e al cibo è praticamente impossibile.

Oltre al cessate il fuoco, ci impegniamo per aprire dei corridoi umanitari. Tanto via mare quanto verso il Sud del Libano. E non ci stanchiamo di lanciare costantemente degli appelli al rispetto delle Convenzioni di Ginevra.

Sul piano diplomatico, la Svizzera si impegna attivando i propri canali di contatto. L’obiettivo è quello di privilegiare una soluzione negoziata. Soluzione che ai nostri occhi è l’unica possibile per porre fine al conflitto in Medio Oriente.

swissinfo: La Svizzera assumerà un ruolo di mediatore in questo conflitto?

M.C-R.: Per ora non rivestiamo un ruolo di mediazione. La Svizzera non fa parte degli attori che prendono parte alle discussioni strategiche.

Ma, ancora una volta, con la nostra sincerità e in virtù del nostro ruolo come Nazione depositaria delle Convenzioni di Ginevra, abbiamo un posto nella comunità internazionale. Utilizziamo questa nostra posizione e i nostri contatti nel migliore dei modi possibili allo scopo di giungere ad una discussione.

swissinfo: Giudica le operazioni israeliane in Libano proporzionate?

M.C-R.: Il nostro giudizio è che sono sproporzionate. Riconosciamo il diritto d’Israele al recupero dei propri soldati prigionieri attraverso mezzi militari.

Il problema è che queste operazioni coinvolgono la popolazione civile. Distruggono le infrastrutture civili. In base a queste considerazioni abbiamo ritenuto che tali operazioni non siano commisurate all’obiettivo prefissato.

swissinfo: Siamo di fronte ad attacchi contro il Libano o contro gli Hezbollah? Nel primo caso, quali sarebbero le implicazioni per la Svizzera?

M.C-R.: Per ora la nostra valutazione ci porta a considerare che gli attacchi israeliani sono diretti verso gli Hezbollah.

Dal momento che valuteremo che si tratta di operazioni tra due paesi, il conflitto assumerebbe un altro profilo, quello tra due Stati. In questo caso la Svizzera potrebbe applicare il diritto alla neutralità (ndr: non vendere più armi ai belligeranti, per esempio).

swissinfo: Secondo lei la popolazione svizzera pensa che il Dipartimento degli Affari esteri faccia abbastanza in questa crisi?

M.C-R.: Non tocca a me rispondere. Quello che posso dire è che i miei collaboratori sono totalmente impegnati.

A Beirut, naturalmente, ma anche in tutte le ambasciate della regione, come Damasco e Cipro. Come pure qui, a Berna. Insomma sono tutti mobilitati con grande attenzione.

Abbiamo organizzato una cellula di crisi che si riunisce più volte al giorno. Una hotline è pure a disposizione delle svizzere e degli svizzeri.

Penso che facciamo tutto quanto è in nostro potere affinché le cose si svolgano al meglio. E questo in una situazione davvero molto difficile.

swissinfo, intervista di Pierre-François Besson
(traduzione e adattamento dal francese Françoise Gehring)

838 cittadini elvetici vivono in Libano.
713 hanno la doppia cittadinanza libanese e svizzera.
Dall’inizio dell’evacuazione, alla fine della scorsa settimana, circa 500 svizzeri hanno potuto lasciare il paese arabo.
Chi è senza notizia dei propri parenti svizzeri in Libano può rivolgersi al servizio di protezione consolare: +41 31 324 98 08 (dalle 8 alle 18, compresi sabato e domenica).

Israele ha dato avvio al suo attacco al Libano dopo che il movimento sciita libanese Hezbollah aveva rapito due soldati israeliani.

Dall’inizio dei bombardamenti israeliani, che hanno provocato la morte di oltre 300 persone (secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa), l’esodo dal Paese dei Cedri prosegue.

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