Lo sport mostra il cartellino rosso al federalismo
Il federalismo, pietra angolare della democrazia elvetica, è aspramente criticato dagli ambienti sportivi.
Secondo l’associazione olimpica svizzera, il sistema politico nazionale è in parte responsabile della disfatta in occasione dei recenti campionati mondiali di sci alpino.
Gli sciatori rossocrociati sono rientrati da Bormio senza nemmeno una medaglia, fatto che non accadeva più dal 1966. Questo smacco, per un paese considerato la culla degli sport invernali, ha originato una serie di interrogativi e riflessioni.
Secondo Werner Augsburger, capo della delegazione svizzera per le olimpiadi del 2006 a Torino, la causa del fallimento non è la mancanza di talento, bensì il sistema federalista elvetico, giudicato un grosso ostacolo per gli sportivi di alto livello.
Più specificatamente, invece di fare capo ad una struttura nazionale, ciascuno dei 26 cantoni adotta un programma differente e conserva gelosamente le proprie infrastrutture.
Secondo Augsburger, è necessario modificare questo orientamento e dotare lo sci elvetico di una base nazionale. «Desidererei vedere un cambiamento d’attitudine dei cantoni in favore degli interessi nazionali dello sport. Ma non credo esista una reale volontà politica in questo senso, perché le entità cantonali perderebbero parte della loro autorità», afferma il responsabile.
Somme da capogiro
Di conseguenza, i talenti che desiderano frequentare una scuola sportiva in un cantone diverso da quello di residenza devono sborsare somme altissime, che possono raggiungere 20’000 franchi annui, senza contare gli equipaggiamenti.
Alcuni cantoni hanno siglato degli accordi in materia, ma la maggior parte rifiuta di cooperare. Augsburger ritiene che questa situazione impedisce a molte giovani promesse di proseguire il proprio cammino.
«Si tratta di uno dei problemi più seri in questo ambito e lo sci ne risente in maniera particolare. Secondo la legge svizzera, ogni cantone ha la facoltà di sottoscrivere o meno degli accordi di reciprocità: è quindi difficile convincere 26 direttori cantonali dell’istruzione publica», constata Augsburger.
L’associazione olimpica svizzera vorrebbe creare due centri nazionali destinati ai giovani sciatori in età compresa tra 15 e 20 anni e otto strutture d’allenamento per quelli tra i 10 ed i 15. Ovviamente, questo renderebbe necessaria un’armonizzazione e centralizzazione dell’inquadramento.
Hans Ettlin, responsabile dello sport nel canton Obwaldo, condivide questo orientamento. Il suo cantone, d’altronde, è l’unico in Svizzera ad ospitare un istituto – a Engelberg – dove gli sciatori possono allenarsi e frequentare la scuola.
Collaborazione fondamentale
Tuttavia, il problema è sempre il medesimo. Infatti, solo una dozzina di cantoni ha sottoscritto un accordo con Obwaldo. “È di fondamentale importanza l’elaborazione di un concetto nazionale che consenta a tutti i giovani di passare senza difficoltà da un cantone all’altro”, sottolinea Ettlin.
Thomas Beugger, presidente della conferenza dei responsabili cantonali dello sport (CRCS), sottolinea come negli scorsi anni siano già state adottate diverse misure volte a migliorare la cooperazione intercantonale, pur ammettendo che una collaborazione stretta è ancora lontana.
“L’ipotesi di una struttura interamente centralizzata è poco probabile: per questo motivo cerchiamo di riunire il maggior numero di cantoni attorno ad una causa comune”. Secondo Beugger, sono soprattutto motivazioni economiche che spingono i cantoni a rifiutare gli accordi di reciprocità.
In merito al catastrofico esito dei mondiali di Bormio, la CRCS declina ogni responsabilità: a suo parere, i cantoni hanno facoltà di scegliere se siglare o meno accordi bilaterali, ma non possono in alcun caso esservi costretti.
Alla ricerca di giovani talenti
L’associazione olimpica svizzera ha comunque riconosciuto che l’attuale sistema non presenta solo aspetti negativi. Ad esempio, lo scorso anno è stato varato un programma destinato alle giovani leve, a cui partecipano una ventina di scuole.
Gli istituti scolastici che pongono lo sport al centro del loro insegnamento possono richiedere un marchio di qualità a Swiss olympic, unitamente ad un contributo finanziario. In questo modo, sottolinea Augsburger, alcune discipline come unihockey, corsa d’orientamento, curling, beach volley e rampichino sono in pieno sviluppo.
Tuttavia, questa constatazione non può nascondere il fatto che lo sport di punta in Svizzera gode di minor considerazione rispetto ad altri paesi. Gli atleti elvetici, ad esempio, dispongono sempre di minori risorse finanziarie rispetto ai loro colleghi stranieri.
Per quanto concerne il futuro, le risorse finanziarie a disposizione non lasciano presagire il cambiamento auspicato da Swiss olympic. Di conseguenza, Werner Augsburger chiede ai cantoni di aumentare la quota (25%) dei proventi della lotteria nazionale destinata allo sport.
«Sarà probabilmente necessario attendere l’esito disastroso dei prossimi campionati del mondo o giochi olimpici prima che la popolazione capisca che è necessario cambiare l’attuale sistema», conclude con amarezza.
swissinfo, Adam Beaumont
(traduzione e adattamento, Andrea Clementi)
Swiss Olympic è finanzata dalla Confederazione e dalle lotterie cantonali, ma allo sport d’élite sono destinati solo una ventina di milioni di franchi; il resto spetta ai cantoni.
Il compito di reperire finanziatori privati spetta alle singole federazioni, che si trovano confrontate con serie difficoltà.
Swiss Olympic raggruppa 81 federazioni, per un totale di 3,2 milioni di affiliati, ripartiti in oltre 27’000 società sportive.
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