Manifestazione anti-WEF: oltre 200 fermi
La manifestazione, non autorizzata dalla Città di Berna, contro il Forum economico mondiale (WEF) ha avuto luogo sabato pomeriggio, a quattro giorni dall'inizio dell'evento a Davos.
Dispiegata in forze, la polizia ha fatto uso di gas lacrimogeni. Vi sono stati tafferugli, ma non gravi disordini come quelli del 6 ottobre scorso a margine del corteo dell’Unione democratica di centro.
La tensione a Berna sabato era palpabile sin dal primo mattino: nella città c’era un imponente dispositivo di polizia in previsione della dimostrazione anti-WEF. Nonostante la revoca dell’autorizzazione da parte del Comune, infatti, l’Alleanza per una resistenza globale, che aveva indetto la manifestazione, non era ritornata sui propri passi.
Rispondendo al suo appello a protestare, alcune centinaia di altermondialisti si sono riuniti verso le 15:15 in una piazza non lontano dalla stazione e dal Palazzo federale per dare vita a un corteo. La polizia antisommossa li ha accerchiati e bloccati.
Più di duecento persone fermate e portate al posto di polizia
Gli agenti hanno proceduto a perquisizioni personali ed eseguito 242 fermi. Le persone fermate sono state caricate sui veicoli delle forze dell’ordine e condotte al posto di polizia. Tra costoro figurava anche il portavoce dell’Alleanza per una resistenza globale Giovanni Schumacher. Tutti sono stati rilasciati ancora sabato. Ancora non è noto contro quanti sarà sporta denuncia.
Nel frattempo in strada ha cominciato a regnare una grande confusione, mentre la tensione è salita ulteriormente. La circolazione stradale è stata paralizzata. A più riprese si è temuto che la situazione degenerasse completamente.
Scaramucce con pochi danni
In una sorta di caccia al topo, fra tentativi di fuga e inseguimenti nel centro storico, vi sono stati scontri tra dimostranti e poliziotti. Alcuni manifestanti, in parte con il volto coperto, hanno scagliato bottigliette e petardi contro gli agenti, che in taluni casi hanno reagito facendo anche uso di gas lacrimogeni e proiettili di gomma.
La calma è tornata poco prima delle 18:00. I poliziotti in tenuta anti-sommossa sono allora saliti nei loro automezzi e hanno lasciato la città. L’obiettivo dichiarato delle forze dell’ordine di impedire la manifestazione nel timore di disordini è fallito. Ma, a differenza di quanto avvenuto il 6 ottobre, i danni sono stati molto contenuti.
Libertà d’espressione e di stampa in causa
Gli organizzatori della manifestazione hanno intanto denunciato la violazione della libertà di espressione. A loro avviso, le autorità bernesi l’hanno completamente negata ai no-global.
Il sindaco di Berna, il socialista Alexander Tschäppät, sostiene al contrario che è stata rispettata. A suo avviso, i rischi di violenza erano reali e giustificavano l’impedimento della dimostrazione.
Da parte sua, il sindacato dei media Comedia ha denunciato il fermo di tre giornalisti: due del settimanale svizzero tedesco “WochenZeitung” e uno del “Courier” di Ginevra. Per Comedia si tratta di “fermi arbitrari”. Secondo il sindacato, la polizia ha voluto così impedire a “media critici” di osservare il comportamento delle forze dell’ordine durante la manifestazione. In tal modo è stato infranto il diritto fondamentale della libertà di stampa.
Un permesso revocato
Dopo aver concesso il nullaosta alla manifestazione, il Municipio di Berna aveva clamorosamente fatto retromarcia giovedì scorso, annullando la decisione dell’ispettorato di polizia. Le autorità cittadine avevano giustificato il gesto, sostenendo che la polizia cantonale aveva giudicato che la situazione era cambiata.
Un giudizio modificato in seguito a dichiarazioni rilasciate da Giovanni Schumacher alla trasmissione della televisione svizzera tedesca “10vor10”, andata in onda mercoledì sera. Il portavoce aveva detto che gli organizzatori non avrebbero lanciato alcun appello ai dimostranti a rinunciare alla violenza.
Dal canto suo Schumacher aveva reagito giovedì affermando che le sue dichiarazioni erano state travisate. Egli aveva spiegato che la sua organizzazione non faceva un simile appello, perché l’uso della forza non fa parte dei metodi dell’Unione per la resistenza globale. Egli aveva aggiunto di avere tentato di contattare le autorità bernesi dopo la diffusione del programma televisivo, ma invano.
Nel 2003, una manifestazione analoga aveva provocato danni, per un ammontare di 600’000 franchi.
Manifestazione pacifica a San Gallo
Una manifestazione contro il WEF ha avuto luogo sabato pomeriggio anche a San Gallo. Circa 150 persone sono sfilate pacificamente per le strade cittadine. Partito dalla stazione, il corteo si è snodato per le vie del centro. La dimostrazione era stata indetta dai Giovani Verdi, Gioventù socialista e la Rete di solidarietà di San Gallo.
I partecipanti hanno criticato il fatto che il WEF accetti che la maggioranza delle donne sia sottopagata. Diversi oratori hanno inoltre reclamato “una globalizzazione dal basso e non dall’alto, alla quale verrebbero associate tutte le classi della popolazione di tutto il mondo”.
swissinfo e agenzie
Quest’anno, il WEF si svolge dal 23 al 27 gennaio a Davos.
Vi partecipano 27 capi di Stato o di governo, 113 ministri, i responsabili di numerose organizzazioni internazionali, 1370 dirigenti delle più grandi aziende mondiali e 340 rappresentanti della società civile.
Al Forum prendono parte inoltre tutti i membri del governo svizzero, ad eccezione della neoeletta Evelyne Widmer-Schlumpf.
Il tema centrale di questa edizione è “The power of collaborative innovation” (il potere dell’innovazione condivisa).
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