Medicina alternativa fuori gioco
Cinque settori della medicina complementare non saranno più coperti dall'assicurazione malattia di base.
Il Dipartimento dell’interno, responsabile della sanità, motiva la decisione con l’insufficienza di elementi che dimostrino l’efficacia delle terapie alternative.
Dal primo di luglio le prestazioni di alcuni settori della medicina complementare (medicina antroposofica, omeopatia, terapie neurali, fitoterapia e medicina tradizionale cinese) non saranno più coperte dall’assicurazione malattia di base. Lo ha comunicato venerdì il Dipartimento federale dell’interno (DFI).
Non compresa in questa decisione è l’agopuntura, già inserita in maniera definitiva nel catalogo delle prestazioni coperte dall’assicurazione.
Il dipartimento guidato da Pascal Couchepin è giunto alla decisione odierna a causa dell’insufficienza «di elementi che potessero dimostrare che queste cinque prestazioni di medicina complementare soddisfano i requisiti centrali di economicità, efficacia e adeguatezza, fissati dalla Legge sull’assicurazione malattia (LAMal)».
Il DFI precisa che la «decisione non deve essere interpretata come un verdetto contro la medicina complementare ». Nei prossimi anni sarà esaminato l’intero catalogo delle prestazioni dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (AOMS). Altre terapie potrebbero essere stralciate.
Il dipartimento non mette in dubbio che in alcun i casi le terapie alternative possano dare sollievo o portare alla guarigione. Tuttavia secondo il DFI, che si basa su studi condotti a livello internazionale e nazionale, questi metodi non rispettano i criteri di efficacia e adeguatezza.
Valutazione negativa
I cinque metodi di medicina complementare erano stati inseriti provvisoriamente nel catalogo delle prestazioni rimborsate dall’assicurazione di base nel 1999.
Da allora un programma di studio da 7 milioni di franchi (PEK – Programm Evaluation Komplementärmedizin) ha cercato di stabilire se le terapie rispondano ai criteri richiesti dalla legge. La risposta è stata negativa. Soltanto alcuni farmaci fitoterapeutici soddisfano tali condizioni.
Nella sua presa di posizione, il DFI precisa ancora che il criterio di economicità non è stato determinante nella decisione. Negli ultimi anni i medici hanno fatturato prestazioni di medicina complementare per un ammontare oscillante tra i 60 e 80 milioni di franchi a carico dell’assicurazione di base.
Secondo stime prudenti tale importo rappresenta un decimo di quanto fatturato da medici o terapeuti senza titolo al di fuori del catalogo delle prestazioni dell’assicurazione obbligatoria. Una parte consistente di queste cure è già attualmente finanziata da assicurazioni complementari che praticano premi bassi.
Il DFI parte dal presupposto che nuove offerte di assicurazioni complementari finanziariamente convenienti potranno assumere anche la parte delle prestazioni non più coperte dall’AOMS.
Iniziativa probabile
Con ogni probabilità, l’ultima parola sulla medicina alternativa spetterà tuttavia al popolo. Un’iniziativa popolare dal titolo “Sì alla medicina complementare” ha già raccolto 135’000 firme ed è pronta per essere inoltrata alla cancelleria federale.
Lanciata nel settembre scorso, l’iniziativa vuole parificare dal punto di vista assicurativo le terapie della medicina alternativa alla medicina classica.
swissinfo e agenzie
In Svizzera vi sono attualmente:
270 medici omeopati
300-400 specialisti in medicina tradizional ecinese (senza contare l’agopuntura)
250 fitoterapisti
106 medici specializzati in terapie neurali
150 medici che praticano le terapie antroposofiche
Secondo l’Unione delle associazioni mediche svizzere di medicina complementare la decisione del consigliere federale Pascal Couchepin è contraria alla volontà popolare e conduce ad una medicina a due velocità. Molte famiglie non potranno permettersi di pagare un’assicurazione complementare. Due terzi dei pazienti soffre di malattie croniche, per le quali le cure alternative sono più efficienti della medicina classica.
L’associazione federativa delle assicurazioni malattia Santésuisse ha invece rinunciato a prendere posizione ufficialmente. La portavoce Nicole Bulliard ha ricordato che nel settore vi sono opinioni divergenti, ma ha ammesso che c’è una certa comprensione per la posizione del DFI.
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