Pechino, è iniziato il conto alla rovescia
Ad un anno esatto dall'inizio dei giochi olimpici 2008, gli organizzatori cinesi hanno dato il via in grande stile al conto alla rovescia. Reportage di swissinfo da piazza Tienanmen.
A Pechino erano presenti anche i capi delegazione di tutti paesi partecipanti. Tra di loro lo svizzero Werner Augsburger.
Pechino e lo smog, un rapporto difficile che potrebbe influire negativamente sull’umore di chi deve o vorrebbe recarsi nella capitale cinese per i giochi olimpici del 2008.
Per la festa che ha dato il via al conto alla rovescia, il problema è stato risolto con due esplosioni chimiche che martedì hanno dissolto la cappa di smog che da giorni impediva ai pechinesi di vedere il cielo.
Ecco allora che mercoledì le signore hanno tirato fuori dagli armadi i loro parasole e gli uomini, come d’abitudine e nonostante le campagne «d’educazione» volute dal governo, hanno arrotolato le loro magliette mettendo in bella mostra il ventre.
Col ritorno del sole, la temperatura, già calda, è salita ulteriormente. Una calura soffocante che fa a gara con l’attacco di febbre olimpica che sembra aver colpito Pechino in concomitanza con la festa organizzata in piazza Tienanmen per inaugurare l’anno che porterà alle olimpiadi.
Il comitato organizzatore dei giochi voleva che tutto fosse perfetto questo 8 agosto 2007, un anticipo della ricchezza – in Cina simboleggiata dal numero otto – che accoglierà atleti e spettatori fra un anno, l’8.8.2008 alle 8:08 del pomeriggio, quando sarà inaugurata ufficialmente la XXIX edizione delle olimpiadi moderne.
Uno spettacolo suggestivo
A quasi vent’anni dalla rivolta studentesca, avvenuta nel giugno del 1989 e conclusasi in un bagno di sangue, migliaia di abitanti della capitale hanno cercato di raggiungere piazza Tienanmen per contare in diretta «san er yi liang», ovvero scandire il tempo prima del famoso «one Year to go» ed iniziare a vivere gli ultimi 366 giorni (il 2008 è un anno bisestile) preolimpici.
La folla è però stata mantenuta a debita distanza dalle barriere e da un impressionante dispiegamento di poliziotti, presenti sul posto da diversi giorni. La popolazione non ha quindi potuto assistere veramente al colorito spettacolo proposto a 10’000 invitati scrupolosamente selezionati.
Centinaia di figuranti e danzatori si sono succeduti sulla più grande piazza del mondo, illuminata da fuochi d’artificio. Sul palco hanno preso la parola rappresentanti delle autorità cinesi e il presidente del Comitato olimpico Jacques Rogge.
«Non pensavo di assistere a un simile spettacolo un anno prima dei giochi olimpici, finora nessuno era riuscito a proporre qualcosa di simile», afferma estasiato il futuro responsabile della delegazione svizzera a Pechino Werner Augsburger.
Presente nella capitale cinese con altri tre rappresentanti di Swiss Olympic, Augsburger stima che «l’organizzazione cinese finora è veramente senza falle e tra un anno dovrebbe essere lo stesso».
Lo spettacolo è stato un momento di svago per Werner Augsburger che ha consacrato la settimana ad un seminario organizzato dal comitato di Pechino per esaminare da vicino i problemi più importanti che si presentano a tutte le organizzazioni sportive dei paesi partecipanti: trasporto, alloggio, accrediti, vitto…
La febbre olimpica…e dei problemi da sanare
Dall’ottenimento della loro organizzazione, nel 2001, le olimpiadi sono presenti ovunque sui muri e nelle vetrine dei negozi di Pechino.
Le reti televisive del paese trasmettono regolarmente dei programmi speciali dedicati all’evento, alternandoli a clip musicali, anch’essi in relazione ai giochi. Un marketing pressante, volto a mantenere alta l’eccitazione generale in vista dell’importante competizione sportiva internazionale.
Perché anche se le olimpiadi dividono la popolazione locale, creano problemi ambientali notevoli e suscitano l’ira delle organizzazioni di difesa dei diritti umani, Pechino ne ha fatto una questione di primaria importanza.
Annunciati come i più belli di tutti i tempi, questi giochi devono infatti permettere al «Regno di Mezzo» di mettere in risalto il valore di grande potenza internazionale di cui non si può più fare a meno.
I gravi problemi legati all’inquinamento – a Pechino circolano più di tre milioni di veicoli e ogni giorno se ne aggiungono mille di nuovi, per non parlare delle emissioni degli impianti di climatizzazione e delle fabbriche – e la spinosa questione dei diritti umani – in particolare la situazione in Tibet e la presenza della Cina in Sudan – sono stati messi in secondo piano.
«Accogliere i giochi olimpici per noi equivale a consolidare il nostro potere e la nostra influenza a livello internazionale», ha detto recentemente Liu Qi, capo del comitato d’organizzazione cinese (BOCOG), nonché membro dell’ufficio politico del partito comunista al potere.
Con cantieri faraonici – strade, costruzioni e 31 siti olimpici in costruzione – Pechino vuole mostrare al mondo la sua crescita straordinaria e un’organizzazione impeccabile… forse addirittura smisurata.
swissinfo, Mathias Froidevaux, Pechino
Traduzione, Doris Lucini
Pechino conta 15 milioni di abitanti. In Cina vivono 1,3 miliardi di persone. Gli investimenti legati alle olimpiadi 2008 sono stimati a 41 miliardi di franchi.
Le competizioni si svolgeranno in 31 siti differenti.
Oltre a Pechino, sei altre città accoglieranno i giochi: Quindao, Hong Kong, Shanghai, Tianjin, Shenyang e Qinhuangdao.
Alle olimpiadi parteciperanno 10’000 atleti provenienti da 205 paesi che si sfideranno in 302 prove e 38 discipline.
A un anno dal via delle Olimpiadi di Pechino, Amnesty International (AI) ha reiterato le sue denunce per il non rispetto dei diritti umani in Cina.
Irene Kahn, segretaria generale dell’organizzazione, ha ricordato che quando la Cina si è aggiudicata i Giochi del 2008 ha affermato che essi sarebbero stati un’occasione per migliorare la situazione dei diritti umani, «ma la promessa non è stata mantenuta».
Anzi – denuncia Amnesty – il regime cinese ha approfittato di questo avvenimento per accentuare la sorveglianza dei dissidenti e moltiplicare gli arresti arbitrari.
In Svizzera, AI e la Dichiarazione di Berna hanno organizzato una serie d’azioni in diverse città allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica al problema.
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