Pensare la guerra
Duecento anni passati ad elaborare scenari di guerra. L'Archivio federale svizzero ospita una mostra dedicata alla storia dello Stato maggiore dell'esercito.
Cartine, documenti, filmati, interviste e installazioni consentono di gettare uno sguardo all’interno del «cervello» dell’armata.
Da oltre un secolo e mezzo, la Svizzera non ha più combattuto una vera guerra. L’ultima, nel 1847, è stata quella del Sonderbund, una guerra civile tra cantoni liberali e cantoni conservatori, da cui è nato il moderno Stato federale.
Ma se la Confederazione è riuscita ad evitare di essere coinvolta nei conflitti armati che hanno insanguinato l’Europa nel XIX e XX secolo, il suo esercito non ha mai smesso di prepararsi al peggio. La guerra non è arrivata, ma è stata pensata e ripensata.
A questo lavoro di continua elaborazione di possibili scenari bellici hanno dedicato le loro energie, nel corso di duecento anni, gli ufficiali dello Stato maggiore generale. Un corpo d’elite a cui è dedicata la mostra «Imaginer la guerre», organizzata dall’Archivio federale svizzero in collaborazione con il Dipartimento federale della difesa.
La mostra segna la chiusura di un ciclo storico: creato nel 1804, lo Stato maggiore generale ha cessato di esistere lo scorso mese di dicembre. Con la riforma esercito XXI, infatti, i suoi compiti sono stati assunti dallo Stato maggiore del capo dell’esercito. Gli ufficiali di Stato maggiore continuano però ad esistere, riconoscibili oggi solo per la mostrina e una larga striscia nera sui pantaloni.
Pianificare e dirigere
I compiti dello Stato maggiore generale si riassumono nel binomio «pianificare e dirigere». Si tratta di garantire il funzionamento dell’armata in tempo di pace e prepararlo ad affrontare la guerra, di trasformare direttive politiche e riflessioni strategiche in ordini, di reagire rapidamente ai progressi tecnologici e della dottrina militare.
Ciò che a prima vista può apparire un ruolo puramente tecnico, di cinghia di trasmissione delle decisioni politiche, è però stato teatro di numerose crisi, nel corso della movimentata storia dell’istituzione. Crisi dovute alle tensioni tra le visioni diverse di militari, politici e funzionari dell’amministrazione e ai conflitti interni allo stesso corpo ufficiali.
Ne è un esempio la diatriba – nata durante la Seconda guerra mondiale e sviluppatasi nel dopoguerra – tra fautori di una difesa territoriale a zona («area defence») e fautori di una difesa mobile («mobile defence»), capace di annientare le forze nemiche prima che queste fossero in grado di attaccare.
Nel dibattito – che in qualche modo rispecchiava la divisione ottocentesca tra paladini di una concezione repubblicana del «cittadino-soldato» e discepoli del modello gerarchico prussiano – si inserirono anche i progetti di una bomba atomica svizzera, progetti sostenuti dai fautori della difesa mobile.
Il cosiddetto affare Mirage, scandalo scoppiato all’inizio degli anni Sessanta a causa del massiccio superamento dei costi preventivati per l’acquisto dei nuovi caccia francesi, finì per dare un duro colpo alle ambizioni di creare una forte aviazione – il parlamento ridusse le ordinazioni da 100 a 57 aerei – e per favorire il prevalere della difesa territoriale.
Uomini e uniformi
La mostra all’Archivio federale è suddivisa in tre settori. All’ingresso, una lunga fila di uniformi permette di percepire il cambiamento di stile nel vestiario degli ufficiali, dai colori vivaci dell’Ottocento al sobrio grigio-verde odierno.
Ma il ricorso alle uniformi è soprattutto simbolico e serve a ricordare che dietro alle decisioni dello Stato maggiore vi sono persone in carne ed ossa.
Così, tra i pantaloni di Ulrich Wille (generale tra 914 e 1918) e gli stivali di Henri Guisan (generale tra 1939 e 1945) è possibile ascoltare le voci di alcuni degli ufficiali che hanno fatto la storia dell’istituzione, da Hermann Siegfried, promotore del primo atlante della Svizzera in scala 1:25’000, a Kurt Furgler, brigadiere e più tardi consigliere federale.
Una «sala di simulazione» costituisce la seconda sezione della mostra. Qui il tema è la guerra virtuale, la guerra simulata. Un ambito che è oggi dominio dell’informatica, ma che in passato si basava su giochi di strategia ed esercitazioni sul terreno.
War room
Il cuore dell’esposizione è però situato nella «war room», nella «sala da guerra», al centro del quale si trova il «tavolo della strategia». Documenti, oggetti e filmati permettono al visitatore di conoscere più da vicino i compiti di un’istituzione spesso ignorata.
Fra le altre cose, si può ascoltare un discorso di Marcel Pilet-Golaz, ministro degli esteri durante la Seconda guerra mondiale, o visionare un’intervista con Marlis Jacot-Guillarmod, la prima donna ammessa nello Stato maggiore nel 2001.
L’elemento dominante sono però le cartine geografiche, strumento indispensabile per il lavoro di pianificazione dello Stato maggiore generale. Non per niente, ad un capo di Stato maggiore, Guillaume-Henri Dufour, si deve la prima carta moderna della Svizzera, in scala 1:100’000.
swissinfo, Andrea Tognina
Gli ufficiali di Stato maggiore sono oggi circa 1000
Le donne sono 4
Il 41% è militare di professione, il 32% lavora nell’economia privata, il 22% nell’amministrazione pubblica, nell’insegnamento o nella ricerca
La mostra «Imaginer la Guerre. Lo Stato maggiore generale svizzero 1804-2004» all’Archivio federale è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 17 fino al 17 ottobre.
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