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Perché nei Paesi ricchi le persone anziane sono più felici di quelle giovani

Anziani di spalle
Le persone nate prima del 1965 sono in media più felici di quelle nate dopo il 1980, secondo il World Happiness Report 2024. KEYSTONE

La Svizzera è tra i Paesi più felici al mondo, indica un nuovo rapporto, ma la soddisfazione cala tra le generazioni più giovani. SWI swissinfo.ch ne ha discusso con il professore di economia Mathias Binswanger.

La Svizzera è il nono Paese più felice al mondo, secondo il World Happiness Report 2024Collegamento esterno, pubblicato a fine marzo. Lo studio ha chiesto a persone di 140 Paesi diversi come valutano la loro felicità. In un altro recente sondaggio pubblicato da YouGov Svizzera, il 73% di chi ha risposto dice di essere “molto soddisfatto/a” della propria vita nella Confederazione.

Eppure, dietro a questi dati rosei si nasconde una realtà differente. La felicità giovanile è crollata negli ultimi 15 anni, indica il World Happiness Report, in particolare nei Paesi ricchi dell’Europa occidentale e del Nordamerica. Le persone nate prima del 1965 sono in media più felici di quelle nate dopo il 1980.

La gioventù rappresenta la fascia della popolazione più infelice negli Stati Uniti, che sono usciti dalla Top 20 dei Paesi più felici.

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In Svizzera, il sondaggio di YouGov mostra che le persone giovani si trovano in difficoltà in particolare nell’ambito della salute mentale. Studi pubblicati dopo la pandemia di coronavirus hanno evidenziato che il 30% dei e delle giovani dice di stare peggio rispetto a prima della crisi sanitaria.

Mathias Binswanger è autore del libro  Die Tretmühlen des Glücks (I tapis roulant della felicità) e professore di economia presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale (FHNW).

SWI swissinfo.ch: La Svizzera figura regolarmente tra i primi 10 Paesi nelle classifiche sulla felicità. Qual è il segreto del benessere svizzero?

Mathias Binswanger: La prima domanda da porsi sarebbe: è davvero così? Quando si visita la Svizzera, non si ha l’impressione di incontrare gente felice e sorridente.

Mathias Binswanger
Mathias Binswanger M. Binswanger

Generalmente, quando si chiede alle persone di parlare della propria felicità, forniscono risposte sbilanciate verso gli aspetti positivi. È un fenomeno conosciuto come pregiudizio della desiderabilità sociale (social desirability bias), che sembra essere particolarmente forte in Svizzera, Paese in cui le persone hanno molto. Viviamo in buone condizioni e quindi la gente dice di essere felice perché si sente in dovere di esserlo.

Naturalmente, ci sono anche alcune ragioni obiettive per cui la Svizzera potrebbe essere tra i Paesi più felici. Uno è l’elevato benessere materiale. L’altro è la sicurezza, in particolare la sicurezza del posto di lavoro.

L’ultimo aspetto importante è la democrazia. Abbiamo iniziative e referendum con cui le persone possono consigliare modifiche oppure opporsi alle proposte governative. Ciò vale anche a livello locale. Per esempio, se il vostro vicino vuole costruire qualcosa, voi avete diritto di obiettare. In Svizzera abbiamo la possibilità di esercitare una certa influenza sulle autorità, il che non è il caso in molti altri Paesi.

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Per la prima volta, il World Happiness Report dispone di abbastanza dati per analizzare in che modo i livelli di felicità variano tra le diverse fasce d’età. Lei è sorpreso dal fatto che le persone anziane si dicono generalmente più felici delle più giovani?

No, è un fenomeno noto da tempo. C’è una curva a forma di U che si può osservare sull’arco di una vita. La gente è relativamente felice da giovane, ma il livello di felicità cala in fretta. Le persone ritengono di dover avere una carriera e di dover raggiugere determinati traguardi nella vita, e spesso c’è il doppio onere di lavorare e al contempo crescere dei figli. Quindi la gente non ha tempo per le attività che vorrebbe svolgere.

Poi, dopo i 50 anni, la felicità comincia nuovamente a crescere. Le persone con più di 65 anni sono le più felici – in Svizzera e nei Paesi più sviluppati economicamente.

Ci si può attendere che i livelli di felicità delle giovani generazioni di oggi seguiranno anch’essi questa curva a U sull’arco della vita?

È una domanda ancora oggetto di dibattito. La generazione precedente era molto orientata al lavoro e il pensionamento le ha aperto nuove possibilità, specialmente poiché ora si può vivere più a lungo e relativamente in salute.

Non è chiaro se la prossima generazione avrà la stessa esperienza in futuro, perché delle opportunità emergono già prima dell’età di pensionamento. Il lavoro part-time, ad esempio. Oggigiorno, si cambia lavoro più facilmente e da giovani si viaggia di più di quanto si facesse una volta.

Anche se l’evoluzione non sarà proprio la stessa, la tendenza sarà perlomeno simile a causa del livello di stress attuale, che è relativamente alto, e della riduzione dello stress che si verifica generalmente con l’invecchiamento. Sono aspetti che probabilmente permarranno anche in futuro.

L’idea di ciò che rende felici cambia a dipendenza della fascia d’età?

Le generazioni precedenti hanno sempre avuto degli obiettivi chiari nella vita. Volevano vivere meglio dei genitori e fare in modo che la prole avesse una vita ancora migliore. C’era un traguardo comune: incrementare il benessere materiale.

Ma le persone giovani di oggi sono già cresciute con un alto livello di ricchezza materiale. Perché dovrebbero impegnarsi per un benessere materiale ancora più grande quando sanno che non è il fattore chiave per una vita più felice? La domanda è, cosa le può rendere felici? Non è per niente facile rispondere. La felicità dipende da molti fattori.

Ad esempio dalle interazioni sociali. Il World Happiness Report indica che, in tutte le regioni del mondo, le persone più anziane si sentono più sostenute socialmente e meno sole rispetto alle giovani generazioni, nonostante abbiano interazioni sociali meno frequenti, eccetto che con il vicinato.

La solitudine è un grande problema per le generazioni più anziane. Il problema principale è che per loro la vita sociale è a rischio di scomparire. In Svizzera, c’era l’istituzione dello Stammtish (il tavolo degli habitué) in molti bar e ristoranti di campagna in cui la gente si incontrava ogni giorno. Ma sta svanendo rapidamente. Sono queste le abitudini che danno una spinta alla vita sociale.

Ora bisogna impegnarsi molto di più per conoscere gente nuova. E le persone giovani, che vogliono essere ammirate sui social media, hanno la sensazione di mettersi in una posizione di svantaggio se sono ansiose di incontrare nuova gente nella vita reale.

Le classifiche sulla felicità sono interessanti, ma hanno valore per chi deve prendere decisioni a livello politico?

Se, da un lato, queste classifiche vanno prese con le pinze, dall’altro credo ci sia del valore in esse, perché mettono l’accento su un aspetto della vita che in fin dei conti è più importante del PIL. Vogliamo tutti una vita bella e felice. I Governi non possono direttamente implementare misure che rendano la gente felice, ma possono introdurre parametri che facilitino una vita felice. Per esempio, il modo in cui si disegna una città può avere un grande impatto sul benessere. Le persone hanno accesso ad aree verdi vicino a casa? Possono incontrare altra gente facilmente?

In ogni caso, tenere in considerazione solo il benessere materiale fornisce una visione distorta della realtà. Le cose importanti della vita non si possono misurare. Le classifiche sono utili per tenere viva la discussione su problematiche importanti per la nostra felicità.  

A cura di Balz Rigendinger

Traduzione, Zeno Zoccatelli

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