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Pionieri nel cricket senza saperlo

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Quando il ticinese Aquilino Tinetti emigrò in Australia nel 1860, non poteva immaginare che sarebbe stato all'origine di due attività che con la Svizzera non avevano nulla a che vedere: la fabbricazione di mazze da cricket e la coltivazione di lavanda.

Dimentichiamoci dell’hockey e dello sci. Nell’emisfero australe, dove l’inverno inizia il 21 giugno, le tradizioni sportive elvetiche sono stravolte. A Hepburn Springs, nello Stato del Victoria, quando si parla di Svizzera si pensa al… cricket.

«Siamo stati i primi a costruire mazze da cricket con legno di salice. I nostri prodotti sono stati utilizzati dai migliori giocatori australiani». Ian Tinetti, energia e tenacia da vendere, è fiero del suo lavoro e delle sue origini.

«Mio bisnonno Aquilino Tinetti, di Biasca, è venuto in Australia nel 1860. È da cinque generazioni che siamo a Shepherd’s Flat», ci dice Ian. «Abbiamo resistito a quattro incendi, alle inondazioni e due settimane fa il vento ha strappato il tetto dell’officina. Ma da qui non ce ne andremo mai».

1’100 mazze da un albero

Adagiato sulle colline vicino a Hepburn Springs, ad un’ottantina di km a ovest di Melbourne, il Cricket Willow della famiglia Tinetti è l’unico luogo in Australia in cui si può seguire l’intero processo di lavorazione, dall’albero alla mazza.

«Il record mondiale è di 1’100 mazze da cricket da un’unica pianta. Una volta sono arrivato a 400… », racconta Ian, mostrando la falegnameria nella quale sono ancora appesi i vecchi utensili.

A Shepherd’s Flat si gioca a cricket sin dai tempi della corsa all’oro vittoriana (1850-1870). Il padre di Ian, Aquilino “Lino” Tinetti, è stato uno dei trascinatori della squadra locale.

«Non credo che la Svizzera sia consapevole di avere una tradizione in questo sport!», osserva divertito.

Un museo unico

Negli ultimi anni, la passione per lo sport di Ian ha lasciato il posto a un interesse che coltiva fin da bambino. Quello per la sua famiglia e il lontano Ticino. «Ho deciso di ridurre il commercio del cricket per dedicarmi maggiormente alla storia».

«Sto rimettendo un po’ tutto a posto per aprire una sorta di museo sugli svizzeri italiani. Sarebbe probabilmente il primo nel suo genere».

Di sicuro non sono i documenti a mancare. In un locale accanto all’officina, una dozzina di cartelloni in formato gigante illustrano le avventure dei pionieri svizzeri – e italiani – a Hepburn Springs.

«Li abbiamo utilizzati per un’esposizione a Melbourne nel 2007, quando il museo dell’immigrazione ha dedicato una mostra ai migranti venuti dalla Svizzera», spiega Ian Tinetti.

Su un tavolo, poster e depliant descrivono le «bellezze turistiche» del Ticino. «Oggi abbiamo avuto un centinaio di turisti. Nella visita del sito includo sempre un passaggio nella sala degli “swiss italians”, per lo stupore di molte persone, che non hanno mai sentito parlare della presenza svizzera in questo angolo di mondo».

Antichi odori in cantina

A poche centinaia di metri dal Cricket Willow, siamo accolti dall’ospitalità di Carol White. Spinta dal desiderio di un ritorno alla natura, l’intraprendente australiana ha abbandonato la città e ha acquistato e riattato, alla fine degli anni ’80, la vecchia fattoria di Aquilino Tinetti.

«Mi è subito piaciuta l’architettura. Come il camino in pietra, tipico del Ticino. Ho abitato io stessa nella vecchia abitazione di Aquilino, ma dopo 17 anni ho avuto bisogno di un alloggio più comodo e luminoso. E pensare che qui vivevano 15 persone…».

Consapevole del potenziale imprenditoriale dei migranti, il governo dello Stato del Victoria ha incoraggiato, a partire dal 1862, l’insediamento duraturo dei cercatori d’oro. Diversi emigranti hanno colto l’occasione per mettere radici, acquistando terreni e costruendo la propria casa.

«I ticinesi e i migranti lombardi erano esperti lavoratori della pietra. Invece del granito hanno trovato l’arenaria, molto più maneggevole», spiega Gael Shannon, a fianco di Carol White nella gestione della Lavandula Farm.

«Molti non hanno fatto fortuna nelle miniere d’oro e, come Aquilino, si sono dedicati ad altre attività. Hanno iniziato a coltivare la terra, ad allevare bestiame oppure hanno aperto una drogheria o un hotel».

Nella cantina dell’ex abitazione della famiglia Tinetti, accantonato in un angolo, giace un torchio per l’uva oramai in disuso. Nell’aria umida del seminterrato aleggiano ancora gli antichi odori. «Qui conservavano salsicce, formaggio, burro e ortaggi», dice Gael Shannon.

Persone rispettate

La Lavandula Farm (su una superficie di circa 40 ettari) è una delle principali attrazioni turistiche della regione. I campi di lavanda, gli ulivi, i vigneti, il campo di bocce e la trattoria all’aperto conferiscono alla fattoria un’atmosfera mediterranea.

Nella vecchia stalla – dove Aquilino custodiva mucche e cavalli – sono esposti i prodotti locali: sciroppi, cibi biologici, essenze di lavanda, creme e saponette, borsette in vimini, vestiti…

Come al Cricket Willow, uno spazio è dedicato alla memoria dei pionieri venuti dalla Svizzera e dall’Italia. «Era gente molto rispettata», sottolinea Carol White. «I loro nomi sono rimasti fino ad oggi: sugli elenchi telefonici e nei piccoli cimiteri del distretto…».

Luigi Jorio, di ritorno da Hepburn Springs, swissinfo.ch

Il primo svizzero a essere approdato in Australia, e di cui esistono prove storiche, è il bernese Johann Wäber. In occasione del terzo viaggio esplorativo del capitano James Cook (1776-1779), Wäber fu ingaggiato per documentare la spedizione con disegni e dipinti.

Dall’inizio degli anni 1840, viticoltori svizzeri, principalmente della regione di Neuchâtel, iniziarono a stabilirsi nello Stato del Victoria.

Il numero di cittadini elvetici nello Stato australiano aumentò drasticamente tra il 1850 e il 1870, in corrispondenza con la corsa all’oro.

Dal Ticino giunsero circa 2’000 persone. Gli emigranti si concentrano attorno alle cittadine di Bendigo, Ballarat e Daylesford/Hepburn (Jim Crow), a nord-ovest di Melbourne.

Chi non fece fortuna come cercatore d’oro lavorò per le grandi compagnie minerarie o si dedicò ad altre attività (agricoltura, commercio, hotel,…).

Mentre alcuni rimasero in Australia conducendo una vita modesta e stentata, molti fecero ritorno a casa a mani vuote e con parecchi debiti da ripagare, oppure ripartirono alla volta dei giacimenti auriferi e dei ranch della California.

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