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Più poveri malgrado la nuova legislazione

In Svizzera sempre più persone vivono al di sotto della soglia della povertà Keystone

La Conferenza svizzera delle istituzioni dell'azione sociale vuole ridurre il numero di beneficiari dell'aiuto sociale. Chi lavora può tenersi buona parte del salario.

Per l’associazione, l’introduzione nel 2005 di norme unificate nel settore dell’assistenza sociale è da considerarsi un successo.

Malgrado i buoni risultati della nuova legislazione, la Conferenza svizzera delle istituzioni dell’azione sociale (COSAS), riunitasi martedì a Berna, ritiene siano necessari ulteriori sforzi per migliorare l’integrazione delle persone assistite. Le norme, varate a fine 2004, sono ormai state introdotte da praticamente tutti cantoni nel corso del 2005 o all’inizio del 2006.

La nuova normativa vuole incitare maggiormente i beneficiari dell’assistenza sociale a cercare un impiego. Chi lavora può tenersi ora una parte maggiore del proprio salario e ha quindi più soldi a disposizione. Inoltre, è stato aumentato il «supplemento» per le persone che partecipano a programmi d’integrazione sociale.

In cambio, la COSAS ha fissato un importo forfettario di base per il sostentamento pari a 960 franchi mensili a persona, contro i 1’030 franchi in passato. I cantoni hanno cercato di evitare situazioni difficili applicando le norme con flessibilità e cautela, ha rilevato la Conferenza.

Sforzi d’integrazione necessari

I cantoni applicano in modo differente la nuova prassi, ad esempio per quel che concerne la quota che rimane a disposizione del beneficiario con un impiego. E non tutti i cantoni hanno adottato gli standard: Argovia e Appenzello Interno mantengono le norme già in vigore, che non prevedono il diritto per chi svolge un’attività lucrativa a tenersi una parte del salario. Ciò è il caso pure in Ticino, che ha deciso di applicare a modo suo la normativa.

Ma la nuova prassi necessita ancora di grandi sforzi da parte delle autorità cantonali e comunali, che devono dare la possibilità a queste persone di rendersi utili, ha sottolineato Ruedi Meier, responsabile degli affari sociali della città di Lucerna e presidente dell’Iniziativa delle città. I beneficiari dell’assistenza sociale continuano infatti ad avere grosse difficoltà ad inserirsi nella società e nel mondo del lavoro.

Meier ha ricordato l’importanza dei programmi d’integrazione e dei posti di lavoro a disposizione degli assistiti. Senza di essi sempre più persone dipenderebbero dal sostegno della mano pubblica. In questo senso è necessaria una rete di contatti più intensa con il mondo economico.

Revisione dell’assicurazione invalidità

L’integrazione è pure un punto centrale della quinta revisione dell’assicurazione invalidità (AI), attualmente pendente in parlamento. La revisione permette di ridurre sensibilmente il numero di nuovi beneficiari di rendite grazie a un intervento tempestivo, a misure d’integrazione mirate e a una buona collaborazione tra le istanze interessate, sostiene la COSAS. Non sarebbe però una buona cosa se la revisione provocasse un trasferimento degli oneri all’assistenza sociale e dunque ai cantoni e ai comuni.

Anche nel 2005 la povertà è cresciuta, anche se ad un ritmo inferiore nella seconda metà dell’anno, ha affermato il presidente della COSAS Walter Schmid. In Svizzera, attualmente circa mezzo milione di persone dipende dall’assistenza sociale. Secondo stime della Caritas, in Svizzera ci sarebbero circa 1 milione di poveri.

Ad ogni modo, Schmid non si attende dalle nuove direttive in materia di assistenza sociale un calo dei beneficiari nei prossimi anni, come dimostrano le esperienze raccolte negli ultimi trent’anni. Ad influire sono infatti principalmente l’andamento congiunturale e la situazione sul mercato del lavoro.

swissinfo e agenzie

Soglia di povertà definita dalla COSAS: 2’480 franchi per persone sole e 4’600 franchi per coppie con due figli, dopo deduzione delle assicurazioni sociali e delle imposte.
Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel 2004 il tasso di povertà era del 12,5%, pari a circa una persona su otto.
L’attuale importo forfettario di base mensile è minore rispetto al passato.
Chi lavora ha però il diritto di tenersi una parte del salario.

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