PMI: la colonna vertebrale dell’economia
Pur costituendo il 99,7% delle imprese svizzere, le piccole e medie aziende (PMI) sono state a lungo dimenticate dai poteri pubblici.
L’USAM, la loro organizzazione mantello, chiede agevolazioni fiscali ed amministrative per affrontare le sfide economiche del Terzo Millennio.
L’immagine dell’economia svizzera è legata soprattutto a prestigiose aziende, come Nestlé, Novartis, Roche, ABB o UBS.
Se questi colossi hanno fatto conoscere il loro nome in ogni parte del mondo, la vera colonna vertebrale dell’economia nazionale sono però le PMI, ossia le imprese che occupano meno di 250 dipendenti.
Le PMI rappresentano ben il 99,7% delle circa 300’000 aziende elvetiche e danno lavoro ad oltre i due terzi delle persone attive in Svizzera.
Sono loro, presenti in ogni angolo del paese, ad assicurare la produzione e la distribuzione capillare di beni e servizi per la tutta la popolazione.
Ruolo economico trascurato
Nonostante la loro importanza economica, le PMI sono state a lungo trascurate dai poteri pubblici, molto più sensibili agli interessi dei giganti imprenditoriali.
Soltanto durante la recessione degli anni ’90, che ha portato record di fallimenti aziendali, il governo svizzero sembra aver preso coscienza della necessità di promuovere dei programmi in favore delle piccole e medie aziende.
Per coordinare questi progetti, nel 1998 il Dipartimento dell’economia ha così creato la Task Force PMI: un nome che vuole sottolineare la volontà di intervenire rapidamente, ma che evidenzia nel contempo i ritardi accumulati.
«Il ruolo economico fondamentale delle PMI è stato scoperto molto tardi in Svizzera, ma anche in altri paesi. Perfino l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha cominciato ad interessarsi a loro soltanto da una decina di anni», osserva Christian Weber, responsabile della Task Force PMI.
Carico amministrativo
Secondo Weber, le ragioni di questo ritardo vanno ricercate soprattutto a livello politico: «Le PMI sono ben rappresentate in Parlamento. Ma i loro rappresentanti difendono soprattutto gli interessi specifici dei rispettivi settori economici».
Così, per le piccole e medie aziende, lo Stato costituisce non di rado più un ostacolo che un aiuto al loro sviluppo.
In media, le PMI devono ad esempio sacrificare 55 ore di lavoro al mese per le pratiche amministrative con i poteri pubblici – notifica dei salari, assicurazioni sociali, tasse e via dicendo.
Un peso quasi insopportabile soprattutto per le aziende più piccole, spesso costrette a far ricorso a costosi servizi di esperti per decifrare complesse e voluminose disposizioni legali.
Sfruttando i nuovi mezzi elettronici, la Task Force PMI sta cercando ora di semplificare le procedure amministrative – ad esempio con la creazione di uno speciale sportello virtuale per le informazioni e le transazioni che riguardano le piccole e medie aziende.
Attesa riforma della fiscalità
«Anche se la Confederazione ha fatto dei progressi negli ultimi anni, il carico amministrativo rappresenta tuttora una delle nostre maggiori preoccupazioni», rileva Pierre Triponez, direttore dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), l’organizzazione mantello che raggruppa le associazioni delle PMI.
«Rispetto ad altri paesi europei non abbiamo di fronte uno Stato estremamente burocratizzato. Ma il problema è che in Svizzera molte pratiche amministrative dipendono anche dai Cantoni e dai Comuni – e qui rimane ancora molto da fare».
Un’altra grande priorità per l’USAM è costituita dall’interminabile riforma della fiscalità delle aziende, che non entrerà in vigore, nel migliore dei casi, prima del 2008-2010.
«Anche in ambito fiscale la Svizzera si trova relativamente ben piazzata a livello europeo. Ma da alcuni anni stiamo perdendo terreno e in futuro rischiamo di ritrovarci addirittura in ritardo», ritiene Pierre Triponez.
Spirito di apertura
Per quanto concerne gli altri dossier prioritari, l’USAM intende battersi nel 2005 per la liberalizzazione degli orari dei negozi, per l’apertura del mercato dell’elettricità e contro l’introduzione di una tassa sul CO2.
I rappresentanti delle PMI intendono sostenere anche i due temi sull’integrazione europea, sottoposti quest’anno a votazione federale: il secondo pacchetto di accordi bilaterali con Bruxelles e l’estensione della libera circolazione delle persone ai 10 nuovi membri dell’UE.
Pur raggruppando nella loro organizzazione molti piccoli imprenditori vicini alle posizioni della destra anti-europeista, la direzione dell’USAM manifesta un chiaro spirito di apertura – e non solo verso l’Europa.
Perfino la globalizzazione, che sembra favorire le multinazionali, non spaventa Pierre Triponez: «Le PMI sono molto più flessibili e hanno una maggiore capacità di adeguamento alle nuove sfide del Terzo Millennio. D’altronde il numero delle piccole aziende sta aumentando un po’ ovunque, perfino negli Stati uniti».
Una visione confermata anche da Christian Weber: «Proprio i nuovi strumenti di una società globalizzata aprono nuove prospettive alle PMI: ad esempio, Internet consente ora anche alle piccole aziende di essere presenti e di vendere i loro prodotti in paesi lontani».
swissinfo, Armando Mombelli
Sono considerate piccole e medie aziende (PMI) le imprese che occupano meno di 250 persone.
In Svizzera, le PMI corrispondono al 99,7% delle 307’000 imprese private e danno lavoro al 66,8% delle persone attive.
L’87,9% di queste imprese hanno addirittura meno di 10 dipendenti.
Fondata nel 1879, l’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) riunisce oggigiorno 210 associazioni professionali.
L’USAM, che rappresenta gli interessi delle PMI in ambito politico ed economico, rivendica in particolare migliori condizioni-quadro per lo sviluppo delle piccole e medie imprese.
Creata nel 1998, la Task Force PMI del Segretariato di Stato dell’economia si occupa tra l’altro di coordinare le attività e le informazioni della Confederazione in favore delle piccole e medie aziende.
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