Poco dumping salariale e sociale in Svizzera
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Le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’Unione europea si rivelano efficaci contro il dumping salariale e sociale.
Questa è la conclusione principale alla quale giunge un rapporto pubblicato venerdì dal Segretariato di stato dell’economia.
Dal 1. giugno 2004, la libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’Unione europea (esclusi i 10 nuovi Paesi) non prevede più nessuna restrizione. A partire da quella data, la manodopera elvetica ha così perso la priorità di fronte ai lavoratori europei.
Al fine di attenuare le conseguenze sulle condizioni di lavoro in Svizzera, sono pure entrate in vigore nello stesso momento delle misure di accompagnamento. E secondo il consigliere federale Joseph Deiss, i risultati ottenuti sono positivi.
“Le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone si rivelano efficaci nella lotta al dumping salariale e sociale”, stima Joseph Deiss.
Lavoratori di breve durata
Il Segretariato di stato dell’economia (seco) segnala che nei sei mesi dopo l’entrata in vigore, i cantoni hanno segnalato circa il 6% di abusi.
Il rapporto del seco rileva che nel corso di 3’500 controlli effettuati su 14’000 persone (durante il periodo compreso dal 1. giugno al 31 dicembre 2004), i cantoni hanno individuato 812 infrazioni.
“Ci siamo concentrati sulle 40’000 persone giunte in Svizzera per lavorare per breve durata”, dice Daniel Veuve, responsabile del dossier sulle misure di accompagnamento del seco.
“In questo settore abbiamo controllato un lavoratore su tre”, aggiunge.
Il collaboratore del seco precisa inoltre che i cantoni più grandi e quelli di frontiera – particolarmente minacciati dal dumping salariale – hanno proceduto con i necessari controlli. Gli abusi registrati non si concentrano in una determinata regione.
Inizio difficile
Secondo il seco, dopo qualche difficoltà iniziale la messa in atto delle misure di accompagnamento è decisamente migliorata. “Tutti i grandi cantoni teoricamente più esposti erano preparati, sebbene nei primi tempi il sistema ha faticato a funzionare a causa della mancanza di comunicazione tra i vari organi”, osserva Veuve.
“I sindacati denunciavano casi di abuso sulla stampa e i cantoni non avevano ricevuto nessun avvertimento da parte delle commissioni tripartite o paritarie”, aggiunge il collaboratore del seco.
Decisivo è stato l’intervento di Joseph Deiss, che rivolgendosi a cantoni e a partner sociali ha auspicato un’applicazione più severa delle misure di accompagnamento.
Il ministro dell’economia ha inoltre creato una “task force” incaricata di sorvegliare e di seguire la messa in atto di tali misure. Il numero di controlli effettuati è così aumentato a partire dall’autunno.
Estensione della libera circolazione
Quello della libera circolazione rimane un tema delicato. Per il governo si tratta di convincere le persone scettiche che le misure di accompagnamento sono adeguate per difendere le condizioni di lavoro in Svizzera.
Dopo il successo del referendum lanciato dalla destra nazionalista lo scorso 29 marzo, i cittadini svizzeri dovranno infatti pronunciarsi sull’estensione della libera circolazione delle persone ai dieci nuovi membri dell’Unione europea e sul rafforzamento di tali misure.
swissinfo e agenzie
Dal 1. giugno 2004, la libera circolazione delle persone tra la Svizzera e i 15 Paesi dell’Unione europea non prevede più alcuna restrizione.
Allo stesso tempo, sono entrate in vigore delle misure di accompagnamento per evitare il degrado delle condizioni di lavoro in Svizzera.
Tali misure prevedono controlli sui posti di lavoro e verifiche dei salari versati.
In caso di abuso ripetuto, le misure di accompagnamento consentiranno di fissare delle condizioni minime da rispettare.
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