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Polanski si oppone all’estradizione, tanti lo sostengono

Keystone

Arrestato sabato a Zurigo in base a un mandato americano, Roman Polanski si oppone all'estradizione negli Stati Uniti e ricorre. Una strategia che divide gli esperti di diritto, mentre la vicenda infiamma gli animi e provoca una mobilitazione di politici e personaggi della cultura in Svizzera e all'estero.

“Tenuto conto delle circostanze stravaganti del suo arresto, il suo avvocato svizzero solleciterà immediatamente la sua liberazione, eventualmente condizionata”, ha comunicato lunedì Hervé Temime, il legale francese del cineasta franco-polacco. Il difensore elvetico si appellerà al Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona.

La liberazione provvisoria, eventualmente su cauzione, è una possibilità prevista dal diritto svizzero. Tuttavia è accordata “molto raramente”, ricorda il portavoce del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) Guido Balmer. Spetterà al TPF decidere. Non è escluso che Roman Polanski possa essere scarcerato su cauzione ed essere assegnato a residenza coatta nel suo chalet a Gstaad, nel canton Berna.

Le autorità statunitensi hanno 60 giorni di tempo per presentare la domanda formale di estradizione. L’Ufficio del procuratore di Los Angeles ha annunciato lunedì che la preparerà e la trasmetterà ai Dipartimenti della Giustizia e di Stato. La richiesta seguirà quindi la via diplomatica.

Contro di essa è però ora già certo che Lorenz Erni, l’avvocato elvetico assunto da Polanski per rappresentare i suoi interessi in Svizzera, ricorrerà al TPF. I legali di Roman Polanski sosterranno che la richiesta è illegale, aggiunge Temime.

Pareri giuridici discordanti

La via imboccata dagli avvocati del cineasta non è tuttavia considerata la più idonea da tutti gli esperti giuridici. Per Laurent Moreillon, professore di diritto dell’università di Losanna, vi sono scarse probabilità che Polanski eviti l’estradizione negli Stati Uniti, dove è chiamato a rispondere dell’accusa – risalente a più di 30 anni fa – di rapporti sessuali con una minorenne. Paradossalmente, però, presentarsi davanti alla corte negli Stati Uniti potrebbe offrirgli la miglior opportunità di libertà.

“Qui non avrebbe molte probabilità. Per lui sarebbe meglio accettare l’estradizione e negoziare un patteggiamento negli Stati Uniti. Questa è la via che seguirei io. Non vedo alcuna possibilità per lui di lottare qui”, ha detto Moreillon a swissinfo.ch.

Parallelamente agli avvocati, si sono mosse anche Parigi e Varsavia per intercedere in favore di Polanski. I ministri degli affari esteri francese, Bernard Kouchener, e polacco, Radoslav Sikorski, hanno scritto all’omologa americana Hillary Clinton chiedendo agli Stati Uniti di rinunciare al perseguimento del regista 76enne.

Parigi e Varsavia indignate

I rappresentanti diplomatici di Parigi e Varsavia in Svizzera hanno d’altra parte chiesto di vedere Roman Polanski. Il console francese Jean-Luc Fauré-Tournaire lo ha incontrato lunedì pomeriggio, mentre la visita del console polacco Jaroslaw Starzyk è prevista per lunedì sera.

Bernard Kouchener ha pure contattato l’omologa svizzera Micheline Calmy-Rey. Secondo il New York Times, il ministro francese ha chiesto che la Svizzera “rispetti i diritti di Polanski e che trovi velocemente una soluzione vantaggiosa”. A Berna, un portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri ha confermato il colloquio, ma non ha rilasciato commenti sul contenuto.

Nel mondo del cinema sia in Svizzera sia all’estero si sono sollevate reazioni indignate alla notizia dell’arresto di Polanski, che era giunto nella Confederazione per ritirare un premio alla carriera al Festival del film di Zurigo. In Svizzera e in Francia sono state lanciate petizioni per chiederne la liberazione, che sono state rapidamente firmate da centinaia di artisti di tutto il mondo.

Alle voci critiche si è aggiunta quella di Bernard Kouchener, che ha condannato il modo in cui “è stata utilizzata la giustizia” in questa vicenda. “Francamente è una storia un po’sinistra. Un uomo di simile talento, riconosciuto in tutto il mondo, riconosciuto soprattutto nel paese che lo arresta. Tutto questo non è simpatico”, ha detto dichiarato il ministro francese alla radio.

L’avvocato Temime ha dal canto suo sottolineato che il suo cliente “non aveva la benché minima idea che avrebbe potuto essere arrestato in Svizzera”. Il legale ha ricordato che Polanski “quest’anno aveva soggiornato tre mesi” nella casa di sua proprietà a Gstaad. Il legale ha detto che il suo assistito è “scioccato”, ma anche “molto combattivo”.

Giustizia e uguaglianza

“Certamente si può sempre agire in modo diverso. Per esempio si avrebbe potuto far sapere a Polanski che la sua presenza non era gradita in Svizzera. Tanto più che veniva per un festival. Ma dal profilo strettamente legale, la Svizzera non aveva scelta”, osserva Laurent Moreillon.

Il professore di diritto rammenta che la Svizzera ha firmato un accordo di estradizione con gli Stati Uniti, che obbliga le autorità di entrambi i paesi ad arrestare qualsiasi persona ricercata dalla giustizia dell’altro.

Quella seguita nei confronti di Roman Polanski è una procedura standard. Le autorità elvetiche rilevano che è semplicemente stata applicata la legge, come si fa con qualsiasi persona. In visita di lavoro lunedì a Parigi, dove ha incontrato l’omologa francese Christine Lagarde, la ministra elvetica dell’economia Doris Leuthard ha ribadito che Berna non aveva alternativa.

Tim Neville, swissinfo.ch e agenzie
(Traduzione e adattamento di Sonia Fenazzi)

La vicenda è iniziata nel febbraio 1978 a Los Angeles, quando il regista di origini polacche Roman Polanski è accusato di aver stuprato una ragazza di 13 anni, di perversione, sodomia e uso di stupefacenti.

Il regista riconosce parzialmente i fatti, cioè di aver fatto sesso con l’allora modella minorenne Samantha Gailey e così patteggia con il tribunale di Santa Monica, dichiarandosi pronto a seguire una terapia.

Il giudice accetta in cambio di lasciar perdere le altre accuse e si prepara a fare arrestare ed incarcerare il regista, che però nel frattempo ha lasciato il paese.

Polanski, che ha sempre sostenuto di essere finito in una trappola tesa dalla madre della ragazza, aveva ricevuto il permesso di ultimare un film in Europa, e vista la minaccia del carcere non è più tornato negli Stati Uniti. Un fatto che da allora ha reso più difficile una soluzione al suo caso.

Il regista ha anche lasciato all’inizio del 1978 Londra, dove viveva, per installarsi a Parigi, per evitare di essere estradato negli Stati Uniti.

I legali del regista hanno sempre sostenuto la tesi che la giustizia di Los Angeles abbia agito illegalmente, tentando il possibile per incastrare un regista legato a Hollywood.

Nel maggio scorso un tribunale di Los Angeles ha respinto il ricorso in cui Polanski chiedeva l’archiviazione delle accuse di avere avuto rapporti sessuali con la ragazza.

Il regista è stato perdonato dalla vittima, ma il mandato di arresto nei suoi confronti è rimasto pendente.

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