Preservare la tradizione umanitaria
Venti organizzazioni umanitarie si sono espresse a Berna contro un irrigidimento della legge sull'asilo in Svizzera.
Il Consiglio nazionale discuterà la revisione della legge nel corso della sessione autunnale. Le organizzazioni umanitarie invitano a non rinunciare alla tradizione svizzera.
Venti organizzazioni si sono pronunciate venerdì a Berna contro un irrigidimento della legge sull’asilo, come previsto dalla proposta di revisione accettata in marzo dal Consiglio degli Stati.
Secondo il gruppo, che riunisce chiese, comunità religiose, opere assistenziali e altre associazioni, bisogna soprattutto evitare di sopprimere l’aiuto urgente e di rafforzare le sanzioni nei confronti dei richiedenti l’asilo sprovvisti di documenti.
«Le misure proposte dal Consiglio degli Stati firmano la condanna a morte della tradizione umanitaria della Svizzera», ha dichiarato oggi a Berna Beat Meiner, segretario generale dell’Organizzazione svizzera d’aiuto ai rifugiati (OSAR)
Nella revisione di legge sull’asilo, che verrà affrontata dal Consiglio nazionale nella sessione autunnale, occorre continuare la tradizione umanitaria svizzera e adottare una legge conforme allo Stato di diritto, sostengono la ventina di chiese e organizzazioni.
Contro la non entrata in materia in caso di assenza di documenti
Chi è vittima di persecuzioni spesso non ha la possibilità di presentare dei documenti entro i due giorni che seguono la sua richiesta d’asilo. Per questo le organizzazioni che si sono riunite a Berna rifiutano di accettare che l’assenza di documenti venga considerata un motivo di non entrata in materia. 48 ore, poi, sarebbero un periodo di tempo veramente troppo breve.
Dennis L. Rhein, rappresentante delle comunità israelite, ha fatto a questo proposito un paragone con la situazione venutasi a creare nel corso della Seconda guerra mondiale. All’epoca, molti rifugiati non disponevano di documenti validi per l’espatrio. Anche oggi si verificherebbero dei casi simili.
Accoglienza per motivi umanitari
Le organizzazioni di aiuto ai rifugiati si oppongono anche alla prevista soppressione dell’accoglienza per motivi umanitari. In Svizzera, ha spiegato Walter Schmid della Conferenza svizzera delle istituzioni d’azione sociale, 23’000 persone hanno trovato protezione e un rifugio anche se non è stato concesso loro l’asilo. La maggioranza è rimasta in Svizzera.
Nonostante ciò, molte di queste persone sono state costrette per anni a subire delle importanti limitazioni dei loro diritti. Di conseguenza, ha continuato Schmid, spesso lavorare in modo regolare o permettere la formazione dei figli è diventato impossibile. Questa situazione è in contraddizione con quelli che dovrebbero essere gli obiettivi di politica sociale del paese.
Contro la soppressione dell’aiuto urgente
Suscita preoccupazioni anche il previsto aumento dei casi in cui sarà possibile bloccare l’aiuto sociale ai richiedenti l’asilo. Hans Beat Moser, della Croce rossa svizzera, ha affermato che il rientro delle persone colpite da una decisione di non entrata in materia (NEM) non è stato sostenuto in alcun modo. Da un anno a questa parte, l’assistenza sociale non è più tenuta ad occuparsi dei NEM.
Per Daniel Bolomey, di Amnesty international, è inaccettabile anche il previsto prolungamento del periodo di detenzione. Una privazione della libertà che va fino a due anni in vista di un espulsione forzata dalla Svizzera sarebbe una misura sproporzionata.
swissinfo e agenzie
2003: 21’037 richieste d’asilo, 1’636 decisioni positive.
2004: 14’248 domande, 1’555 decisioni positive.
La nuova legge che sopprime l’aiuto sociale ai richiedenti colpiti da una decisione di non entrata in materia (NEM) è entrata in vigore nell’aprile del 2004.
Da questa data al 31 marzo 2005, le richieste d’asilo in Svizzera sono calate del 42%.
Solo il 16% delle 4’450 persone colpite da una decisione di non entrata in materia ha usufruito di un aiuto d’urgenza minimo, in media per 68 giorni.
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