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Prigioni segrete della CIA: finalmente la prova?

Le "orecchie" dei servizi segreti svizzeri: la stazione satellitare Onyx in Vallese. Keystone

Secondo il «SonntagsBlick», i servizi segreti svizzeri avrebbero intercettato un fax egiziano che attesta l'esistenza di prigioni segrete della CIA in Europa.

La notizia non è però stata confermata dai servizi segreti. Il ticinese Dick Marty, incaricato dell’inchiesta dal Consiglio d’Europa, affronta invece la vicenda con circospezione.

La notizia «bomba» è stata pubblicata domenica dal settimanale svizzero tedesco «SonntagsBlick», che ha ripreso un documento top secret intercettato dai servizi segreti svizzeri il 15 novembre 2005 grazie al sistema satellitare di ascolto Onyx.

L’oggetto in questione: un fax spedito dal Ministero degli affari esteri egiziano a Il Cairo all’ambasciata d’Egitto a Londra, in cui si parla esplicitamente dell’esistenza di prigioni segrete della CIA (i servizi segreti statunitensi) in Europa.

«L’ambasciata ha saputo dalla proprie fonti che 23 cittadini iracheni e afgani sono stati interrogati nella base di Mihail Kogalniceanu nella città di Costanza sul Mar Nero (Romania, ndr). Ci sono centri simili in Ucraina, Kosovo, Macedonia e Bulgaria», si legge nel fax.

Un indizio in più, non una prova schiacciante

Interpellato da swissinfo, il senatore ticinese Dick Marty – incaricato dal Consiglio d’Europa di far luce sulle presunte prigioni segrete della CIA nel Vecchio Continente – non si dice estremamente sorpreso della notizia: «Innanzitutto, non sono in grado di stabilire se sia un documento autentico o meno. Inoltre, il fax riprende delle informazioni che vengono a sostenere indizi che già esistono».

«Parlare di prova assoluta mi pare, al momento, inappropriato», aggiunge.

A metà dicembre, Marty aveva presentato a Parigi il rapporto intermedio sull’inchiesta che sta conducendo. Sebbene mancavano prove evidenti, gli elementi raccolti fino a quel momento hanno permesso di rafforzare la credibilità delle affermazioni concernenti il trasporto e la detenzione illegale di prigionieri nei Paesi europei.

A questo si aggiungono le informazioni fornite un paio di mesi fa dal «Washington Post» e dall’organizzazione a difesa dei diritti dell’uomo Human Rights Watch, secondo cui esisterebbero campi di prigionia americani di «stile sovietico» in Europa dell’Est, probabilmente in Polonia e Romania.

Se il fax dovesse rivelarsi autentico, Marty disporrebbe così di un elemento in più. «Andrà a far parte degli indizi che dimostrano come parecchi governi, anche europei, non dicono tutto quello che sanno», ci dice il rappresentante ticinese al Consiglio degli Stati (Camera alta).

Servizi segreti

Al di là dell’autenticità o meno del documento, Dick Marty solleva un’altra domanda, che rischia di sollevare un polverone nazionale e internazionale.

«Come mai i servizi segreti svizzeri intercettano la corrispondenza tra Il Cairo e l’ambasciata a Londra? Oppure è un altro servizio che ha passato l’informazione alla Svizzera e poi qualcuno al SonntagsBlick?».

Quello che è certo – commenta Marty – è che a Palazzo federale non mancheranno le preoccupazioni.

No comment

Contattata dal SonntagsBlick – come lo stesso giornale riporta – l’ambasciata egiziana a Berna non ha voluto esprimersi. Non ha neppure confermato o meno l’autenticità del documento.

Anche da parte delle autorità svizzere, non sono finora stati rilasciati commenti importanti.

Il Dipartimento federale della difesa (Ddps) ha reso noto, tramite il suo portavoce Jean-Blaise Defago, di non volersi al momento esprimere. «Samuel Schmid (a capo del Ddps, ndr) ha aperto un’inchiesta amministrativa per stabilire come il documento segreto sia stato reso pubblico», ha solo specificato Defago.

Nessuna presa di posizione neanche da parte del Dipartimento federale di giustizia e polizia e degli affari esteri.

Neppure il capo dell’esercito svizzero Christophe Keckeis si è pronunciato, indicando soltanto che la faccenda sarà analizzata dalla Delegazione delle Commissioni della gestione, la quale si occupa del controllo dettagliato delle attività svolte nell’ambito della sicurezza dello Stato e dei servizi d’informazione.

swissinfo

Dal 2000, la Svizzera dispone del sistema Onyx, che permette di sorvegliare le comunicazioni satellitari internazionali, civili e militari, così come il flusso d’informazioni via internet.
Si tratta di una versione più limitata del sistema statunitense Echelon.
Il funzionamento è il medesimo: il programma informatico analizza il contenuto delle comunicazioni via satellite alla ricerca di parole chiave.
Le parabole Onyx sono situate in Vallese (Leuk) e nel canton Berna (Heimenschwand e Zimmerwald).

Il 16 dicembre 2005, il Ministero pubblico della Confederazione ha deciso di aprire un’inchiesta sul transito di presunti velivoli della CIA, con a bordo dei detenuti, attraverso lo spazio aereo svizzero.

Le autorità elvetiche hanno chiesto chiarimenti all’amministrazione americana in merito ai sorvoli nei cieli svizzeri e a quattro atterraggi all’aeroporto di Ginevra.

Lo scorso 2 novembre, il Washington Post ha annunciato che gli Stati Uniti hanno utilizzato dei campi di prigionia in alcuni paesi dell’Europa dell’est per interrogare sospetti terroristi.

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