Quando un villaggio alpino apriva le sue porte ai prigionieri di guerra
Un secolo fa il comune di Château-d’Oex, nelle Alpi vodesi, ha simboleggiato la politica svizzera d’accoglienza dei prigionieri di guerra. swissinfo.ch è tornata sul posto e ha incontrato i discendenti di questi internati. (Julie Hunt, swissinfo.ch)
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Julie ha lavorato come reporter radiofonica per la BBC e per radio indipendenti in tutto il Regno Unito prima di arrivare a Radio Svizzera internazionale, diventata poi swissinfo.ch, come produttrice. Dopo la scuola di cinema ha lavorato come realizzatrice cinematografica indipendente. È a swissinfo.ch dal 2001.
Sulla base degli accordi conclusi coi paesi belligeranti, che hanno pagato i costi, 68’000 prigionieri malati o feriti, britannici, francesi, tedeschi, belgi, canadesi e indiani, sono stati internati per diversi mesi nei sanatori e negli alberghi svizzeri.
Questi luoghi si trovavano nelle stazioni turistiche delle Alpi. Una boccata d’ossigeno per un settore completamente inattivo durante la guerra. È pure in questo contesto che si è fortemente sviluppato il Comitato internazionale della Croce Rossa.
Uno dei principali centri di internamento dei britannici si trovava a Château-d’Oex, nelle Alpi vodesi. Nel maggio 1916, 700 prigionieri di guerra britannici malati e feriti sono arrivati qui.
La stazione turistica ha celebrato il centenario di questo avvenimento con dei discendenti degli internati. swissinfo.ch li ha incontrati.
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