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Prima udienza per il processo Cuomo- Verda

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Aula strapiena per l'inizio del dibattimento sul Ticinogate. Alla sbarra il presunto boss del contrabbando internazionale di sigarette Gerardo Cuomo, che deve rispondere di complicità in corruzione passiva aggravata e di ripetuta infrazione della legge federale sul domicilio e la dimora degli stranieri, e l'ex presidente del Tribunale penale cantonale, Franco Verda, accusato dal procuratore straordinario Luciano Giudici di ripetuta istigazione alla violazione del segreto d'ufficio, ripetuta violazione del segreto d'ufficio, corruzione passiva aggravata e favoreggiamento.

Lunedì, la prima udienza di un’intricata vicenda giudiziaria che ha messo sotto sopra la giustizia ticinese è stata interamente dedicata a ricostruire i rapporti tra Cuomo, ritenuto dalla Procura di Bari una delle menti del contrabbando, e Verda. Davanti alla corte della Assise correzionali di Lugano, presieduta dal giudice unico Giovanna Roggero -Will, Cuomo ha ripercorso le sue disavventure giudiziarie in Italia, l’arrivo in Svizzera e la conoscenza con Franco Verda, tramite uno dei suoi avvocati, Desirée Rinaldi allora fidanzata e oggi moglie dell’ex magistrato.

Per la giustizia italiana Cuomo ha avuto parole pesanti, ne ha lamentato l’estrema lentezza e l’accanimento nei suoi confronti. Da qui la decisione di trasferirsi in Svizzera dopo aver scontato un anno di carcere per una condanna inflittagli dal Tribunale di Napoli nel 1988. E secondo il suo racconto, nella Confederazione ci è arrivato senza un soldo in tasca e grazie all’aiuto dei suoi familiari per sostenere le spese del viaggio. Riceve un permesso di soggiorno come consulente commerciale nel commercio all’ingrosso di sigarette.

Fatto sta che nel giro di qualche anno, come gli ha ricordato la presidente Roggero-Will raggiunge una posizione economica di tutto rispetto: un reddito imponibile di 120 mila franchi al mese, un patrimonio di una decina di milioni di franchi, case a Lugano, a Saint Moritz, un appartamento di 400 metri quadrati a Montecarlo. Più auto di lusso e uno yacht di trenta metri.

“Tutto frutto della mia attività imprenditoriale -ha spiegato – dopo che avevo rilevato da Franco della Torre una delle quattro concessioni per il commercio di sigarette da punto franco a punto franco. Niente d’illegale, visto che le casse di sigarette viaggiavano da dogana in dogana con tanto di timbri e autorizzazioni, senza che mai mi venisse mosso un qualsiasi addebito”.

Nell’estate del ’98, l’incontro con Verda presentatogli dalla Rinaldi che allora si trovava in grosse difficoltà finanziarie con la sua società Acque minerali San Bernardino. Una voragine di debiti per quattro milioni di franchi in cui annaspano lei e il suo socio Marcello Quadri. Cuomo dal canto suo è alle prese con un grosso problema: gli hanno revocato il permesso di soggiorno per via di un residuo di pena di 11 mesi che deve scontare in Italia. E l’amicizia di Verda gli può tornare utile.

Marcello Quadri non è più oggetto di alcuna procedura penale

In data 20 dicembre 2012, il Ministero pubblico del Canton Ticino ha emesso un decreto di abbandono in merito il procedimento penale per truffa e riciclaggio di denaro nei confronti di Marcello Quadri.

Alla Rinaldi, Cuomo presta una grossa somma di denaro per tirarsi fuori dai guai finanziari e l’amicizia tra i tre si stringe sempre più pericolosamente. Cene, vacanze in comune a bordo dello yacht Artema. Verda si attiva per tirare fori dai guai Cuomo che per dimostrargli la sua amicizia nell’ottobre dello stesso anno lo va a trovare anche all’ospedale di Berna dove il magistrato viene successivamente ricoverato per un tumore. Rievocando in aula quella visita Verda si commuove. Non tace tutti i contatti intessuti per risolvere i problemi di quello che per lui è ormai diventato un amico.

Garantisce per lui con alcune banche che nutrivano dei dubbi sui soldi depositati da Cuomo, assieme all’avvocato di quest’ultimo, Fulvio Pezzati, incontra anche il responsabile della Sezione stranieri del Cantone per sbloccare il permesso di soggiorno. S’informa presso il delegato della polizia di Lugano e dai funzionari federali di polizia sulla situazione processuale di Cuomo in Italia e su eventuali pendenze, e interessa del caso anche l’allora procuratrice federale Carla Del Ponte che, però, lo avverte di stare alla larga da quel personaggio.

Per Cuomo, Verda è ormai diventato oltre che un amico anche un consulente legale. Ieri, il procuratore straordinario Giudici ha richiesto l’ascolto di alcune intercettazioni telefoniche tra i due dell’agosto del ’99. Cuomo ha ricevuto l’ordine di espulsione dal Principato di Monaco, al telefono è disperato, piange, Verda lo incoraggia a non mollare gli consiglia di muovere gli avvocati in Italia, di non lasciarsi abbattere e che metteranno a posto tutto.

Martedì si entrerà nel vivo del processo con la vicenda del dissequestro, deciso da Verda nel giugno del ’99, di tre milioni di franchi che appartenevano a Francesco Prudentino, altro boss del contrabbando catturato lo scorso dicembre in Grecia e già estradato in Italia. Metà dei soldi confiscati dallo stato, mentre il resto restituito a Prudentino che, secondo l’accusa, con l’intermediazione di Cuomo, avrebbe dovuto versare a Verda la metà di quel milione e 600 mila franchi. Cosa che, però, Prudentino non ha fatto. Mercoledì probabilmente in aula ci sarà pure lui per spiegare come è andata veramente con quel dissequestro e coi contatti con Cuomo e Verda.

Libero D’Agostino

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