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Primo gatto svizzero vittima dello morbo della «mucca pazza»

Nemmeno i mici domestici sono al riparo dall'encefalopatia spongiforme, anche se la malattia è molto rara Keystone

Un caso di encefalopatia spongiforme felina (FSE) è stato diagnosticato per la prima volta in Svizzera. La malattia ha colpito un gatto di sei anni nel canton Vaud. Nel darne l'annuncio, l'Ufficio federale di veterinaria (UFV) ha precisato che, come il morbo della «mucca pazza», anche quello felino è trasmissibile, ma non presenta alcun pericolo per l'uomo.

Secondo le indicazioni di Heinz Müller, portavoce dell’UFV, il morbo si trasmette solo tramite la catena alimentare e solitamente la carne di gatto non viene consumata dall’uomo. La FSE è molto rara: non si può parlare di epidemia, spiega Müller. In totale nel mondo finora sono stati registrati un centinaio di casi.

Il primo fu diagnosticato nel 1990 in Gran Bretagna, paese dove finora sono stati censiti una novantina di gatti domestici colpiti dal morbo. Nel Liechtenstein fu individuato un caso nel 1996. Un gatto colpito da FSE venne scoperto nel 1995 anche in Norvegia, paese dove non è mai stato registrato alcun caso di «mucca pazza». Il morbo è stato diagnosticato anche su felini feroci – come puma, leoni, tigri – nutriti con scarti di carne crudi in giardini zoologici.

A titolo di confronto, il portavoce dell’UFV ricorda che in Gran Bretagna sono stati individuati 180mila casi di BSE. L’UFV non adotterà provvedimenti particolari, «anche se non si possono escludere altri casi».

Sulla base delle conoscenze attuali, l’agente responsabile della FSE presenta «grandi affinità» con quello della BSE (encefalite spongiforme bovina). Simile anche il periodo d’incubazione, che si aggira sui cinque anni, osserva l’UFV. Un morbo analogo non è finora mai stato individuato su cani.

L’origine della malattia del felino vodese non è stata determinata con esattezza, ma l’UFV suppone che il contagio, «risalente a diversi anni, sia dovuto ad alimenti per gatti che contenevano prodotti infetti». Probabilmente si trattava di tessuto cerebrale o midollo spinale contaminato, aggiunge Heinz Müller. In Svizzera dal 1996 tali parti a rischio di trasmissibilità della BSE, così come cadaveri di animali domestici e di allevamento deceduti o abbattuti perché malati, devono essere inceneriti.

La diagnosi sul gatto vodese è stata effettuata dall’università di Berna, centro di riferimento nazionale per le encefalopatie spongiformi degli animali. Il felino è stato ucciso perché soffriva di gravi perturbazioni del sistema nervoso centrale, puntualizza l’UFV.

swissinfo e agenzie

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