Processo a Mediaset: altri documenti dalla Svizzera
Il tribunale federale concede assistenza giudiziaria alla Procura di Milano: via libera alla trasmissione dei documenti bancari che potrebbero provare atti illeciti da parte di Mediaset.
Il processo, per il quale è imputato anche l’ex premier italiano e fondatore di Mediaset Silvio Berlusconi, si aprirà fra quattro mesi.
Il Tribunale federale ha dato via libera alla trasmissione di documenti bancari relativi ad un conto sul quale sarebbero finite somme provenienti dall’acquisto fittizio di diritti cinematografici e televisivi da parte di Mediaset.
La trasmissione dei documenti aveva già ottenuto il benestare del Ministero pubblico della Confederazione, ma l’intestatario e beneficiario del conto in questione, aperto presso la BSI di Lugano, aveva inoltrato ricorso contro questa decisione.
A sostegno della sua richiesta cita, fra altri argomenti, la durata del procedimento in Italia, avviato nel 1996, e il fatto che negli anni il contenuto iniziale della rogatoria è stato modificato.
Inchiesta ampliata, ma non modificata nella sostanza
Per l’Alta Corte queste argomentazioni non reggono. Con il procedere dell’inchiesta, alle imputazioni iniziali di corruzione e di falso in bilancio si sono aggiunte anche quelle di appropriazione indebita, frode fiscale, ricettazione e riciclaggio e la lista delle persone coinvolte è stata ampliata.
Secondo i giudici federali però, i fatti sui quali si basa la prima rogatoria non sono stati modificati, «bensì completati, precisati e puntualizzati sulla base di nuovi accertamenti». Le critiche relative alla durata della procedura – aggiunge il TF – potranno essere sollevate dai diretti interessati nell’ambito del procedimento penale italiano.
Processo a novembre
Il processo sulle presunte irregolarità nell’acquisto di diritti televisivi e cinematografici da parte di Mediaset si aprirà il 21 novembre davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale di Milano.
Fra gli imputati figurano l’ex premier italiano Silvio Berlusconi, il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, l’avvocato inglese David Mills, il banchiere italo-svizzero Paolo Del Bue e altre persone.
Tutti sono accusati a vario titolo di appropriazione indebita, frode fiscale, falso in bilancio e solo alcuni di riciclaggio. Secondo l’accusa avrebbero costituito conti neri in Svizzera e in altri paesi, intestati al Gruppo Finivest grazie a compravendite fittizie di diritti cinematografici e televisivi.
Nell’ottobre dello scorso anno, il Ministero pubblico della Confederazione, su richiesta della procura di Milano, aveva disposto il blocco di conti bancari per complessivi 140 milioni di franchi nell’ambito della stessa inchiesta.
swissinfo e agenzie
La collaborazione nelle inchieste tra Svizzera e Italia si basa sulla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 1959.
I dettagli dell’accordo tra i due paesi sono stati rivisti nel 1998 e sono entrati in vigore nel 2003.
Mediaset è il più importante gruppo privato italiano nel settore delle comunicazioni e dei media televisivi e uno dei maggiori a livello mondiale.
Mediaset fa parte della holding Fininvest, azienda nelle mani della famiglia dell’ex presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi.
La giustizia italiana sospetta Mediaset di aver acquistato, tra il 1994 e il 1995, i diritti per la diffusione di film americani a prezzi gonfiati (+170 milioni di dollari) allo scopo di frodare il fisco.
I reati ipotizzati sono frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita. Nella lista delle persone per le quali ad aprile la Procura di Milano ha richiesto il rinvio a giudizio figurano i nomi di Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri.
Il figlio e la figlia di Berlusconi, rispettivamente vicepresidente di Mediaset e presidente di Fininvest, sono invece sospettati, in un’inchiesta parallela, di riciclaggio di denaro.
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