Processo Al Qaida: disfatta per l’accusa
Il primo processo in Svizzera contro presunti sostenitori della rete terroristica Al Qaida si è concluso con un'assoluzione per tutti e sette gli imputati, provenienti da Yemen, Iraq e Somalia.
Il Tribunale penale federale di Bellinzona ha condannato gli imputati solo per la violazione della legge sugli stranieri. Riceveranno inoltre un risarcimento finanziario.
Le tesi del Ministero pubblico della Confederazione (MPC) sono state ampiamente smentite nel primo processo in relazione con l’organizzazione terroristica Al Qaida finito sui banchi del Tribunale penale federale (TPF) a Bellinzona.
A tre anni dall’arresto dei sette uomini, cinque dei quali yemeniti, la corte bellinzonese non solo non ha accolto l’ipotesi che gli imputati abbiano sostenuto dei terroristi legati ad Al Qaida, ma ha anche respinto le accuse di corruzione di funzionari, messa in circolazione di denaro falso, truffa, ricettazione e costituzione di un’organizzazione criminale.
Il TPF ha tuttavia condannato sei di loro per ripetute violazioni della legge federale sugli stranieri e per falsificazione di documenti. Le condanne sono comprese fra una pena pecuniaria di 30 aliquote giornaliere e una pena detentiva di 11 mesi – tutte con la condizionale. Il settimo imputato è stato invece assolto con formula piena.
Il sostituto procuratore della Confederazione Claude Nicati si è dichiarato sorpreso dall’esito della sentenza. È evidente – ha detto all’agenzia ATS – che il Ministero pubblico e il Tribunale penale federale hanno visioni diverse rispetto alla definizione di organizzazione criminale.
Sollievo della difesa
Sollievo invece per l’avvocato difensore dell’imputato principale: la giustizia si è fatta largo in tribunale, ha detto.
Il suo protetto, 59 anni, domiciliato nella regione di Bienne, era in particolare accusato di aver tentato di far pervenire un passaporto ad Abdullah al-Rimi, un presunto membro dell’organizzazione di Osama bin Laden coinvolto nell’attentato di Riad del maggio 2003 e nell’attacco, sferrato in Yemen nell’ottobre del 2000, contro il cacciatorpediniere statunitense Uss Cole.
Secondo l’atto d’accusa l’obiettivo era di farlo venire in Svizzera, affinché potesse successivamente rifugiarsi in Europa. Il terrorista venne però arrestato in Qatar, prima ancora che ricevesse il documento. L’imputato ha ammesso di aver avuto contatti con al-Rimi, ma ha sempre affermato di aver respinto la richiesta di procurargli un passaporto falso.
I sette erano stati arrestati nel gennaio del 2004 e alcuni hanno subito oltre un anno di detenzione preventiva. Per questo motivo il tribunale di Bellinzona, seguendo ampiamente le richieste della difesa, ha previsto risarcimenti compresi tra i 9’000 e i 93’000 franchi.
Definizione sfocata di Al Qaida
Lo specialista di terrorismo Jacques Baud, raggiunto telefonicamente da swissinfo, si dice poco sorpreso dell’esito del processo. «Il concetto di Al Qaida rimane ancora molto sfocato. È difficile definire i contorni della minaccia e quindi di sapere ciò che si sta cercando».
Pur non volendo esprimere un’opinione sui capi d’accusa e sulla sentenza pronunciata a Bellinzona, Baud osserva che «l’assenza di una definizione precisa di Al Qaida e della sua rete costringe a sospettare di attività in genere insignificanti».
L’esperto fa l’esempio dell’invio di denaro a indirizzi non identificabili. «Questa pratica dà l’impressione di un’attività illegale, ma in tutto il Medio Oriente le persone inviano denaro secondo la Hawala, un sistema ancestrale e poco comprensibile per gli occidentali».
swissinfo e agenzie
Alla sbarra sono comparsi sette accusati, di età compresa tra i 24 e i 59 anni (5 yemeniti, 1 iracheno e 1 somalo).
I costi per la procedura sono stimati a 1,05 milioni di franchi.
Oltre cinque anni dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti, le inchieste in Svizzera contro persone con presunti legami con l’organizzazione terroristica Al Qaida si possono contare sulle dita di una mano.
Le inchieste aperte sono state cinque. Il processo a Bellinzona, conclusosi mercoledì, è il primo caso relativo ad un’accusa di collaborazione con il terrorismo islamico giudicato dal Tribunale penale federale.
Stando alle indicazioni del Ministero pubblico della Confederazione, la giustizia svizzera si sta occupando di altri quattro casi. In uno l’atto d’accusa è stato deposto lunedì presso il Tribunale penale federale.
Accanto a queste indagini, la Svizzera ha offerto assistenza giudiziaria a vari Stati, tra cui gli USA, la Francia e la Spagna.
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