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Proteggere le acque transfrontaliere

Il Reno presso Buchs (SG) segna il confine tra la Svizzera e il Liechtenstein Keystone

Anche nei paesi industrializzati, acque inquinate rappresentano un rischio per la salute. La Svizzera vuole limitare questo pericolo.

Il Parlamento sta per ratificare un accordo internazionale sulla protezione e utilizzazione dei corsi d’acqua transfrontalieri.

L’acqua potabile è indispensabile per una buona salute. Ancora oggi tuttavia nella regione Europa/Caucaso non tutti ne dispongono.

Una persona su sette, soprattutto in alcune regioni dell’Europa orientale e del Caucaso, non ha accesso all’acqua potabile. La salute di milioni di persone è quindi minacciata da malattie come colera, dissenteria, tifo ed epatite A.

L’acqua non conosce confini

Gli standard per l’acqua potabile variano da paese a paese. Ciò è problematico perché le acque non si fermano alla frontiera, ma in genere attraversano vari stati per poi sfociare nel mare.

Qui interviene la Convenzione delle acque della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite (ECE-ONU) e dell’Ufficio regionale per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS-EURO).

Il suo obiettivo è, oltre a quello di garantire la protezione e lo sfruttamento delle acque transfrontaliere (Convenzione delle acque), anche di assicurare la qualità dell’acqua potabile e di limitare le malattie dovute all’inquinamento idrico (Protocollo “Acqua e salute”).

Protezione transfrontaliera delle acque

Questo Protocollo è il primo accordo internazionale che promuove la salute attraverso il miglioramento dell’economia idrica e la lotta alle malattie imputabili all’acqua.

Dalla metà del 2005 è in vigore il Protocollo “Acqua e salute” della Convenzione delle acque. La Svizzera ha firmato questo Protocollo nel 1999. Adesso deve ratificarlo. Finora lo hanno fatto 17 dei 36 stati firmatari.

Il tema, praticamente incontestato, viene esaminato mercoledì dal Consiglio degli Stati (camera dei cantoni). Interpellati in proposito, anche i cantoni si sono schierati, quasi all’unanimità, per questo accordo.

La Svizzera è un castello idrico

La Svizzera ha preso attivamente parte all’elaborazione del protocollo aggiuntivo. Visto il suo ruolo di “castello idrico d’Europa” era predestinata a farlo, precisa il governo nel messaggio alle Camere.

Ha anche il dovere di garantire ai paesi vicini acque di alta qualità. Un impegno che, secondo gli esperti, non è rispettato da tutti gli stati con la stessa serietà.

Sistemi d’allarme

Il Protocollo sull’acqua e la salute non prevede tuttavia chiare norme tecniche. E’ piuttosto un concetto per permettere un rafforzamento della collaborazione a tutti i livelli tra le autorità che si occupano di acque.

Ogni paese può fissare le norme liberamente. Due anni dopo la ratifica del protocollo devono essere stabiliti e resi pubblici gli obiettivi da raggiungere. Devono permettere uno sfruttamento economico delle acque, che protegga a lungo termine la salute dell’uomo e dell’ecosistema.

Tre anni dopo la ratifica, il paese deve aver apprestato un sistema di sorveglianza e allarme rapido, che permetta di ostacolare efficacemente epidemie o casi di patologie connesse con l’utilizzo idrico.

Nel corso di incontri e seminari a livello internazionale, esperti hanno già elaborato alcune proposte sui possibili obiettivi. Tra questi vi sono per esempio il ruolo degli ecosistemi come fornitori di acque o misure preventive contro allagamenti.

Segnale positivo

La Svizzera fa parte di diverse commissioni internazionali per la protezione delle acque. Il nostro paese già dispone della maggior parte delle basi legali necessaire all’applicazione del protocollo.

A livello federale sono necessari solo alcuni ritocchi che riguardano soprattutto il settore acqua potabile e quello delle acque di balneazione.

Con la ratifica di questo protocollo la Svizzera vuole inviare un segnale positivo ai pesi dell’Unione Europea e all’ONU, impegnati nella lotta contro acque inquinate.

swissinfo, Christian Raaflaub
(traduzione: Anna Luisa Ferro Mäder)

In Europa, oltre 150 fiumi e 50 grossi laghi toccano più paesi.

Venti paesi europei coprono oltre il 10% del loro bisogno idrico con acque che provengono da paesi vicini.

Ben 5 stati dipendono per il 75% del fabbisogno dai paesi vicini.

In Europa e nel Caucaso 120 milioni di persone non hanno ancora accesso all’acqua potabile.

Nel 1992 è stato approvata ad Helsinki la Convenzione sulla protezione e l’utilizzazione dei corsi d’acqua transfrontalieri e dei laghi internazionali (Convenzione delle acque).

La Convenzione è stata firmata da 34 paesi, tra i quali la Svizzera e l’Unione europea. Dal 1996 è vincolante per tutti i partner contrattuali.

Nel 1999, a Londra è stato aggiunto il Protocollo su acqua e salute e nel 2003 a Kiev quello sulla responsabilità civile.

Il protocollo “Acqua e salute” è entrato in vigore il 4 agosto del 2005, dopo la ratifica da parte del sedicesimo stato firmatario (la Francia). Adesso anche la Svizzera vuole ratificarlo.

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