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Quando le parole fanno paura

L'illetterismo è un fenomeno che concerne tutta la società. swissinfo.ch

In Svizzera un adulto su sei ha gravi difficoltà di lettura e scrittura. È un fenomeno sociale ormai riconosciuto, anche perché ha un prezzo: 1,3 miliardi di franchi all'anno.

Le prime parole le hai scritte forse sul fondo del piatto con le letterine della minestra. Poi le hai ritrovate sulle pagine del libro di avventura che mamma o papà ti leggevano prima di consegnarti all’ovattato mondo dei sogni.

La lettura era per te un segreto ancora irraggiungibile. Poi è arrivata la scuola. Avevi una voglia matta di addentrati finalmente da solo nel mondo degli eroi dei tuoi libri.

Per tanti, troppi giovani questo mondo è rimasto inaccessibile. Il libro si è trasformato in un oggetto contundente e odiato. Le pagine zeppe di parole sono rimaste impenetrabili come la pece.

Sono 5’000 ogni anno. Lasciano il mondo della scuola senza essere in grado di leggere e comprendere testi semplici. E allora è di nuovo il nostro sistema scolastico a finire sul banco degli imputati? «Le responsabilità non vanno addossate solo alla scuola, ma anche all’epoca attuale», dice a swissinfo.ch Luca Bonini, formatore e ricercatore presso l’Istituto Universitario Federale per la Formazione Professionale di Lugano (IUFFP).

«Viviamo in una società bombardata dalle immagini e quindi il valore conferito alla scrittura e alla lettura è andato piano piano scemando. Un tempo queste competenze erano invece considerate la chiave per emanciparsi a livello sociale. La scuola, dal canto suo, troppo spesso, non sa trovare le strategie giuste per motivare gli allievi e questi ultimi vivono l’apprendimento come una cosa distante dalla vita».

Un fenomeno di vasta portata

In Svizzera 800’000 adulti (il 16% della popolazione dai 16 ai 65 anni) presentano delle gravi lacune nelle competenze di base: non sono in grado di scrivere, non sanno comprendere testi semplici e svolgere dei calcoli elementari, malgrado abbiano frequentato per intero la scuola dell’obbligo.

L’illetteratismo, o l’analfabetismo funzionale, è un fenomeno della nostra società ormai riconosciuto, anche se solo in tempi recenti. È stato studiato per la prima volta verso la fine della Seconda guerra mondiale in Gran Bretagna, in Francia e in Germania negli anni ’70 e soltanto nella seconda metà degli anni ’80 anche in Svizzera.

L’illetteratismo è un fenomeno di vasta portata che interessa nel nostro paese 366’000 persone di nazionalità svizzera e 415’000 persone di nazionalità straniera (nel canton Ticino sono circa 40’000 e nel canton Berna circa 75’000).

A queste cifre si aggiungono ogni anno circa 4’000-5’000 giovani. Essi si trovano catapultati nella società senza un bagaglio di conoscenze tale da permettere loro di entrare nel mondo del lavoro e di affrontarne i cambiamenti. Corrono un rischio doppio di disoccupazione rispetto a coloro che non presentano – per esempio – problemi di lettura.

È ancora Luca Bonini a soffermarsi su questo aspetto: «Al giorno d’oggi si richiede alle persone un costante aggiornamento. Chi non possiede le competenze di base, è tagliato fuori in partenza, viene escluso dal mercato del lavoro, dalla vita sociale e culturale e dall’esercizio dei diritti civici».

L’illetteratismo è un fenomeno sociale

L’analfabetismo funzionale diventa così un problema che tocca tutta la società. Prendendo spunto dal rapporto «Adult Literacy and Lifeskills Survey» (ALL), pubblicato nel 2003, si è tentato di quantificarne i costi. Lo studio è giunto alla conclusione che l’incapacità di leggere e scrivere in modo efficace ha un prezzo elevato in Svizzera: 1,3 miliardi di franchi all’anno.

«Queste conseguenze sul piano socioeconomico hanno fatto riconoscere anche a livello politico l’importanza del problema. E così si è cercato di arginarlo con delle misure di prevenzione e di sensibilizzazione», spiega Bonini.

Una vergogna indicibile

La Federazione svizzera Leggere e Scrivere, fondata nel 2006, si impegna a rispondere a questo preoccupante fenomeno organizzando dei corsi in tutte le regioni linguistiche del paese.

Anche il canton Berna propone lezioni di alfabetizzazione e di recupero delle competenze di base nell’ambito della lettura, della scrittura e del calcolo per gli adulti che hanno frequentato le scuole in Svizzera.

«Le persone che seguono i nostri corsi hanno alle spalle un vissuto scolastico traumatico e frustrante. Il libro e il foglio bianco sono per loro ancora degli spauracchi ai quali si avvicinano con grande timore», così descrive l’atteggiamento iniziale dei corsisti Rosita Della Morte, responsabile dell’Associazione Leggere e Scrivere del canton Berna. «Dobbiamo innanzitutto insegnare loro che lo studio può essere anche un’occasione per divertirsi».

Purtroppo queste opportunità formative non vengono ancora colte appieno. La paura di essere messi alla berlina è troppo grande. «Le donne si iscrivono con più facilità – ricorda Rosita Della Morte – e lo fanno perché vogliono integrarsi maggiormente nella vita sociale o perché intendono seguire maggiormente i figli nei compiti. Gli uomini (sono il 40% dei partecipanti) trovano invece le motivazioni nella vita professionale».

Il numero dei fruitori dei corsi per illetterati in Svizzera è ancora molto basso. «Si deve investire a livello di prevenzione cercando il dialogo con gli ambienti dell’educazione e dell’insegnamento. La sensibilizzazione passa invece attraverso delle campagne a livello nazionale – come è già avvenuto con successo in Scozia – per far conoscere la realtà all’opinione pubblica e incoraggiare gli adulti in situazione di illetteratismo a intraprendere una formazione», puntualizza Luca Bonini.

La parola sul fondo del piatto era forse CIAO o MAMMA. Oggi si è trasformata in un fenomeno impronunciabile: l’illetteratismo. Purtroppo adesso non basta smuovere le letterine con il cucchiaio per cancellarlo.

Luca Beti, swissinfo.ch

Il 30 ottobre a Berna si è tenuta la quinta conferenza svizzera sull’illetterismo, organizzata dall’Ufficio federale della cultura, dalla Federazione svizzera leggere e scrivere e dall’Alta scuola pedagogica della Svizzera nordorientale.

In settembre, in occasione della giornata mondiale dell’alfabetizzazione, la Federazione svizzera leggere e scrivere ha lanciato una campagna di sensibilizzazione. L’organizzazione invita la popolazione a sottoscrivere un documento.

Quest’ultimo sarà consegnato alle autorità politiche elvetiche nel giugno 2010, invitandole a inserire fra le priorità la lotta all’illetterismo.

La Federazione chiede inoltre al governo elvetico di introdurre un programma d’azione ad ampio raggio in favore della formazione di base degli adulti e lo sollecita a riaffermare il diritto fondamentale dell’apprendimento delle lettura e della scrittura.

In Europa, quasi un adulto su quattro non raggiunge il livello di alfabetizzazione minimo richiesto per affrontare la vita quotidiana e il mondo del lavoro.

Le radici di questo fenomeno vanno ricercate nell’ambiente familiare, scolastico, personale e sociale delle persone toccate.

Ha gravi ripercussioni di tipo individuale, quali – ad esempio – mancanza di autostima, difficoltà ad affrontare la quotidianità, limiti nella scelta professionale.

A livello di autostima provoca spesso un sentimento di vergogna e sofferenza.

Sul piano professionale può causare disoccupazione e precarietà.

A livello di integrazione sociale e culturale impedisce la partecipazione alla vita culturale e associativa, così come l’esercizio della cittadinanza.

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