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Quel pazzo sulla sua macchina volante

Nel 1924 il Condor di Teichfuss riuscì a spiccare il volo per la prima volta vincenzopedrielli.it

Il volo a vela italiano ebbe origine a Pavullo del Frignano per merito di Luigi Federico Teichfuss, uno svizzero passato alla storia per le sue imprese da ciclista e per le innovazioni tecnologiche degli aerei plananti da lui stesso costruiti.

Ludwig Fréderic Teichfuss, che diventerà in seguito Luigi Federico Teichfuss, nacque a Lucerna il 15 Dicembre 1884. Nella sua vecchia casa di Pavullo del Frignano, in provincia di Modenda, c’è ancora una targa che lo commemora.

Per chi ama le storie epiche, Pavullo del Frignano è il posto giusto. Qui si danno appuntamento gli appassionati di alianti, per il raduno di velivoli d’epoca. Un raduno che porta proprio il nome dell’illustre pioniere dei cieli svizzero.

Il cielo non era l’unica passione di Teichfuss. Lo svizzero si fece conoscere prima di tutto come ciclista e i suoi successi sulle strade europee lo incoraggiarono a finanziare le innovazioni relative al volo. Rileggendo un po’ la sua vita si scopre che fin da piccolo si dedicò al ciclismo e nel 1905 fu iscritto come professionista alla Federazione Ciclistica Svizzera di Zurigo.

Pedalare per nutrire una passione

Ma la sua aspirazione era il volo. E così, silenziosamente progettava, costruiva e attrezzava prototipi d’ alianti che decollassero da soli.

Fin da ragazzo costruì diversi modelli d’aerei plananti e nutrì la sua fervida immaginazione con molte riviste italiane e tedesche che trattavano d’aviazione e di modellismo. Tuttavia nel 1907, all’età di 23 anni, andò a gareggiare in Italia come ciclista, rivaleggiando coi più grandi campioni dell’epoca. Ed è in questa circostanza che costruì un ornitottero: un monoplano con carrello a ruote ciclistiche con propulsione ad elica messe in rotazione a pedali.

La gazzetta di Modena scriveva di un giovane svizzero “che è pronto al decollo del suo velivolo a pedali. Si notano i due sassi che servono da zeppe alle ruote anteriori prima del rullaggio”. Ha dell’incredibile l’immagine che lo ritrae in sella alla sua macchina pronto a spiccare il volo da Pian del Falco, vicino a Sestola, la nota località montana dell’Appennino modenese. Il suo primo tentativo di volo senza motore fu un’impresa quasi impossibile: Ludwig ci provò con la sola forza impressa dalle sue gambe su due pedali.

Un primo tentativo catastrofico

Purtroppo il tentativo di volo fu una vera catastrofe e dopo un percorso di circa 300 metri a filo del pendio erboso, prima di raggiungere il vuoto, l’ornitottero cadde rovinosamente a terra. Dopo questa infelice esperienza Teichfuss sospese le sue attività aviatorie, pur conservando intatta la passione per il volo.

Nel 1908 diventò elettricista montatore presso la nota fabbrica tedesca della AEG a Bologna, dove rimase fino al 1912, continuando a gareggiare in bicicletta per racimolare pecunia e raggiungere il suo scopo.

Allo scoppio della prima guerra mondiale e per non ritornare in Svizzera, si arruolò come volontario nell’esercito tedesco vicino a Reims. Qui divenne motorista aeronautico e acquisì tutte le esperienze necessarie che gli serviranno in seguito per la sua attività di progettista di alianti.

Alla fine della guerra Teichfuss salì su un altro ornitottero, quello dell’amore per Giulia Manfredini, che poi sposò a Pavullo, per restarle accanto tutta la vita. Fu in questa occasione che Ludwig Fréderic Teichfuss divenné Luigi Federico Teichfuss.

Un sogno più vivo che mai

La volontà di riuscire nell’impresa e l’incoraggiamento della moglie, lo convinsero a non mollare mai la presa. Nel 1920 iniziò così presso il velodromo di Bologna la costruzione del suo secondo progetto: l’aliante Condor che presenterà poi ad Asiago in occasione del primo concorso internazionale di volo a vela sulle pendici del monte Sisemol, organizzato dal dalla Lega Aerea Nazionale e sponsorizzato dalla Gazzetta dello Sport dal 1° al 20 Ottobre 1924.

Questa volta il Condor di Teichfuss riuscì a librarsi in volo, ma si schiantò dopo qualche minuto. Recuperato quel che rimaneva del Condor, Teichfuss riparò il suo relitto, lo modificò, trasformandolo in un moto aliante, equipaggiato con un motore inglese Blackburn da 24cv. Un vero capolavoro.

E così, grazie a Ludwig Fréderic Teichfuss, a Pavullo nacque la prima scuola di volo a vela. All’ardimentoso costruttore svizzero fu assegnato l’incarico di capo tecnico progettista per la realizzazione di alianti nella scuola. Un sogno che ancora oggi è più vivo che mai grazie a quest’uomo che si attrezzò con ali potenti e riuscì a battere le leggi e le forze della natura per andare in cielo. Perché l’aviere è ritornato Icaro.

Ambra Craighero, Pavullo del Frignano, swissinfo.ch

Luigi Federico Teichfuss nacque il 15 dicembre 1884 a Lucerna.

Nei primi anni del ‘900 si mise in evidenza come ciclista, in particolare nelle gare su pista. Nel 1907 corse per la prima volta in Italia, prendendo parte a numerose gare che lo videro affrontare campioni del calibro di Giovanni Gerbi e Luigi Ganna.

Contemporaneamente alla sua attività di ciclista, coltivava anche la passione del volo a vela. Fece il suo primo tentativo di volo senza motore proprio nel 1907.

Dopo la prima guerra mondiale, ritornò in Italia, dove riprese a correre in bicicletta, diventando anche amico e avversario del grande campione Costante Girardengo.

Nel 1929 Luigi Teichfuss sposò Giulia Manfredini, figlia della proprietaria di una trattoria dove si fermava spesso durante le sue frequenti puntate a Pavullo del Frignagno.

In seguito Teichfuss aprì l’officina Alianti, presso l’aeroporto, e un vero ufficio di progettazione presso le “Aie”, un insieme di antichi cortili posti dietro la sua abitazione.

Nacque così la “F.A.L. TEICHFUS”, la Fabbrica Alianti Luigi Teichfus, l’unica, in Italia, specializzata in apparecchi di volo a vela.

L’aeroporto di Pavullo si chiama Pavullo Teichfuss e ha raccolto la prima e più importante scuola d’Italia per il volo a vela.

Il primo corso si tenne nel 1927 con mezzi di fortuna, tanto che gli allievi furono ospitati nel Palazzo Ducale. Nel 1932 il Campo di Fortuna di Pavullo fu riconosciuto aeroporto a tutti gli effetti e intitolato a Giulio Paolucci, giovane aviatore romagnolo tragicamente caduto nel 1928 sui prati di Pavullo.

Il campo volo di Pavullo si trova sull’Appennino Modenese ad un’altezza di 682m sul livello del mare.

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