René Fasel, il timoniere dell’hockey mondiale
A pochi giorni dal campionato mondiale che si disputerà in Svizzera (24 aprile-10 maggio), l'elvetico René Fasel – presidente della Federazione internazionale di disco su ghiaccio – confida a swissinfo le sue aspettative.
Aspettando che le squadre entrino in pista, il dirigente si esprime in merito alla formula del torneo, al rapporto con la NHL (lega professionistica nordamericana) e alle sfide future per questo sport.
swissinfo: I Lions di Zurigo hanno conquistato in gennaio la Champions League battendo in finale i russi del Metallurg Magnitogorsk. Si tratta di un eccellente biglietto da visita per la nazione che si appresta a ospitare i mondiali: qual è il significato di questa vittoria per l’hockey svizzero?
René Fasel: Si è trattato di una sorpresa anche per noi. Il risultato dello Zurigo dimostra che nel disco su ghiaccio Davide può ancora riuscire a sconfiggere Golia [budget annuale del Magnitogorsk: 67 milioni di franchi; Zurigo: 10 milioni].
Inoltre, ciò costituisce un segnale per le nazioni più piccole come appunto la Svizzera: grazie al lavoro serio, alla concentrazione e all’entusiasmo è possibile battere squadre svedesi, finlandesi, ceche e russe.
swissinfo: Ha già deciso quali partite dei mondiali seguirà dal vivo?
R.F.: No, scelgo sempre a corto termine, in base alle sensazioni del momento. In ogni caso, assisterò almeno a due partite ogni giorno. Sia a Berna sia a Kloten vi saranno incontri molto interessanti: fortunatamente, il tragitto tra le due località dura soltanto poco più di un’ora di treno.
swissinfo: A livello sportivo, cosa si attende dalla nazionale svizzera?
R.F.: Nel corso degli ultimi anni, l’allenatore Ralph Krueger ha svolto un ottimo lavoro. Dal momento che la pressione è sempre maggiore quando si gioca in casa, sono certo che Krueger preparerà adeguatamente i giocatori per questa particolare situazione. Gli atleti dovranno comunque restare con i piedi per terra, poiché il gruppo della Svizzera – con Russia, Germania e Francia – è tutt’altro che facile.
swissinfo: Un campionato del mondo costituisce sempre un’interessante vetrina per il paese organizzatore. Da questo punto di vista, quali obiettivi vi siete posti?
R.F.: Da parte nostra, cerchiamo sempre di convincere gli organizzatori a costruire nuovi impianti sportivi o a rinnovare quelli già esistenti. Si tratta di un obiettivo che durante gli ultimi dieci anni abbiamo praticamente sempre raggiunto. A Berna, la Postfinance-Arena è stata completamente ammodernata, e anche a Kloten sono stati effettuati investimenti. Questo è positivo, anche se si trattava di interventi necessari.
A livello sportivo, spero che i mondiali diano nuova linfa all’hockey svizzero, com’è stato il caso per i campionati europei di calcio del 2008 e per i mondiali di sci del 2003 a St. Moritz.
swissinfo: L’hockey è meno popolare del calcio. Lei ha lanciato la Champions League per il disco su ghiaccio e la Victoria Cup. In qualità di presidente dalla IIHF, ha nuove idee anche per la rassegna iridata?
R.F.: L’attuale formula con 16 squadre è sempre più oggetto di discussione tra gli organizzatori, che vorrebbero eliminare i turni di qualificazione poiché non permettono di sapere in anticipo quali squadre si affronteranno.
Una proposta è la riduzione a 14 squadre, divise in due gruppi da sette. Se questa soluzione fosse applicata, le due finaliste dovrebbero però disputare nove partite in due settimane, un numero chiaramente eccessivo.
Un’ulteriore variante prevede due gruppi da sei squadre. In questo caso, quattro nazioni dovrebbero rinunciare ai mondiali: uno scenario che sarebbe in contraddizione con il nostro compito, ossia quello di rendere più popolare il disco su ghiaccio.
A titolo d’esempio: l’Ungheria si è qualificata per la prima volta ai mondiali. Nonostante si sappia che il cammino della squadra durante il torneo non sarà affatto facile, nel paese regna attualmente una vera e propria euforia hockeyistica. Ed è proprio questo il nostro obiettivo! Per tale ragione, sostengo la formula a 16 squadre: i mondiali offrono il disco su ghiaccio al più alto livello, ciò che presuppone una degna cornice di pubblico.
swissinfo: La lega professionistica nordamericana (NHL) costituisce sempre un pianeta a sé. Come pensate di diminuire questo divario?
R.F.: Durante gli ultimi anni abbiamo già operato in tal senso. Il nostro intento è quello di riunire due mondi diversi. Ovviamente, i proprietari dei club nordamericani e il sindacato dei giocatori (NHLPA) difendono i loro interessi.
Non possiamo infatti dimenticare che la NHL, grazie alle sue 30 squadre, può contare su entrate dell’ordine di due miliardi di dollari annui! Di conseguenza, gli aspetti decisivi sono di tipo economico piuttosto che sportivo. Ciononostante, le relazioni con la NHL sono relativamente buone.
swissinfo: L’hockey europeo si divide praticamente in due fasce. Russia, Svezia, Finlandia e Repubblica Ceca costituiscono un gruppo separato, anche negli incontri di preparazione. Dal canto suo, la Svizzera si misura quasi sempre con avversari come la Germania e la Slovacchia. Per il pubblico sarebbe però più interessante vedere la nazionale giocare con le squadre più forti!
R.F.: Certamente. Ma questo non rientra nei nostri compiti, bensì in quelli delle federazioni nazionali. Anche in questo caso, si tratta di una questione finanziaria: le quattro nazionali più forti disputano ogni stagione quattro tornei tra loro, i quali generano entrate considerevoli. Di conseguenza, non hanno molto interesse a giocare contro Svizzera, Germania o Francia.
Una possibilità potrebbe per esempio essere una competizione europea per le squadre nazionali, oppure un campionato europeo. Sto cercando di trovare una soluzione che soddisfi sia le nazionali più quotate, sia le altre.
swissinfo: Nella mappa dell’hockey mondiale manca finora la Cina. Una situazione destinata a cambiare?
R.F.: Buona domanda! Il potenziale della Cina è immenso. Quando chiedo a qualcuno di stimare quanti giocatori di hockey sono tesserati nel paese, la gente risponde solitamente cifre a sei zeri. In realtà, su 1,3 miliardi di abitanti, i tesserati sono soltanto duecento! Inoltre, su circa 700 milioni di donne cinesi, soltanto 62 detengono una licenza. Ciononostante, la nazionale femminile si è sorprendentemente qualificata per le Olimpiadi di Vancouver del 2010.
Annualmente investiamo circa mezzo per lo sviluppo dell’hockey in Asia: sono necessarie soprattutto nuove piste. Se riusciremo a compiere un piccolo passo in avanti, la Cina potrà sicuramente essere della partita. Inoltre, la città di Harbin mira a organizzare le Olimpiadi invernali del 2018 o del 2022: se dovesse riuscirci, nel paese gli sport invernali avrebbero uno sviluppo incredibile.
swissinfo, Renat Künzi
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)
I campionati del mondo di hockey si terranno dal 24 aprile al 10 maggio 2009 a Berna e a Kloten. Le squadre in lizza sono 16. La pista della capitale potrà accogliere 11’600 spettatori, mentre quella di Kloten 6’800.
La Svizzera disputerà i primi tre incontri nel gruppo B contro Russia, Germania e Francia.
Al primo turno verrà eliminata soltanto l’ultima classificata di ogni gruppo, mentre le dodici restanti disputeranno un turno intermedio in due gruppi da sei, dal quale scaturiranno le squadre qualificate per gli ottavi di finale.
A partire dai quarti, invece, ogni incontro sarà ad eliminazione diretta.
Fasel – di professione dentista – è nato a Friburgo nel 1950. È sposato e padre di quattro figli.
Dopo aver giocato a hockey nel campionato di serie B con la maglia del Friburgo-Gottéron, Fasel ha intrapreso la carriera di arbitro internazionale.
Nel 1985, Fasel è stato nominato responsabile della Federazione svizzera di disco su ghiaccio. Dal 1994 è presidente della Federazione internazionale (IIHF).
Durante l’estate del 2008, Fasel è stato nominato in seno al comitato esecutivo del Comitato internazionale olimpico (CIO): egli è responsabile del settore «sport invernali».
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