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Rimane reato l’eutanasia attiva

Lunghi i dibattiti parlamentari per discutere la definizione legale dell'eutanasia swissinfo.ch

No del Parlamento alla depenalizzazione di chi aiuta un paziente a morire. Tollerata l'omissione di cure a favore della lotta al dolore.

Anche in futuro i medici che aiuteranno i pazienti a morire incorreranno nei rigori della legge. Con 120 voti contro 56, il Consiglio nazionale ha respinto martedì un’iniziativa parlamentare di Franco Cavalli (PS/TI), che voleva depenalizzare l’eutanasia attiva. La maggioranza della commissione proponeva invece di dar seguito all’iniziativa.

L’oncologo ticinese proponeva di depenalizzare questo atto (omicidio su richiesta della vittima) quando il paziente lo chiede per porre fine a sofferenze insopportabili, per le quali non vi è rimedio, e se la persona in fin di vita soffre di un male incurabile e mortale. Attualmente, l’articolo 114 del Codice penale punisce questo genere d’intervento.

«Nonostante i progressi delle cure palliative – ha affermato Cavalli – vi sono sempre pazienti in fin di vita per i quali siamo incapaci di garantire una fine dignitosa». I socialisti e una minoranza di Verdi hanno chiesto l’eliminazione dalla pratica attuale delle «zone d’ombra». Sovente, medici evitano i rigori del Codice penale somministrando ai loro pazienti dosi di sedativi sempre più forti, fino alla morte. «Questa forma d’eutanasia – ha rilevato Anne-Catherine Ménétrey (Verdi/VD) – può portare ad abusi».

L’opposizione borghese

UDC, PPD, PLR e liberali si sono invece opposti a ogni tentativo di liberalizzare l’eutanasia attiva. «Sussiste il pericolo d’espansione del diritto dei medici di uccidere», ha affermato Alexander Baumann (UDC/TG). A suo modo di vedere, sono colpevoli anche coloro che «somministrano» la morte per compassione.

«Il medico rischia d’essere un attore suo malgrado», ha aggiunto Fernand Mariétan (PPD/VS). «Ciò è contrario alla sua missione di proteggere la vita», ha proseguito. Per Hanspeter Seiler (UDC/BE) la decisione del paziente di morire è sovente passeggera e l’ammalato cambia poi parere.

Con 117 voti contro 58, il Consiglio nazionale ha pure respinto un’iniziativa parlamentare di Dorle Vallender (PLR/AR) che chiedeva di regolamentare l’assistenza al suicidio, in particolare evitando ai parenti stretti di incorrere in una condanna. Essa voleva pure controllare meglio le pratiche delle associazioni che assistono i pazienti terminali come Exit e Dignitas.

«Si tratta di evitare che persone anziane siano spinte al suicidio», ha sostenuto Vallender. La deputata si è opposta agli «angeli della morte» che agiscono liberamente in centri di Zurigo. Nonostante l’appoggio giunto soprattutto dal PPD e dall’UDC, nonché da qualche radicale, la sua proposta non è riuscita a imporsi.

Permessa l’omissione di cure

Con 149 voti contro 19, la Camera del popolo ha invece accolto una mozione di Guido Zäch (PPD/AG), intesa a regolamentare l’eutanasia attiva indiretta (somministrazione di sostanze per ridurre le sofferenze) e passiva (rinuncia a terapie per prolungare la vita). La mozione dovrà ora essere approvata dagli Stati. Attualmente fanno stato soltanto le direttive dell’Accademia svizzera delle scienze mediche.

La consigliera federale Ruth Metzler ha cercato di moderare gli ardori dei deputati, difendendo la versione meno impegnativa del postulato. Alla luce dei recenti fatti di Lucerna (un infermiere aveva ucciso nove pazienti in una casa per anziani), secondo Ruth Metzler occorre procedere a nuove riflessioni, ponderando l’intera problematica.

Il dibattito ha comunque evidenziato profonde divisioni su questo tema, ha indicato la ministra della giustizia. L’eutanasia è in discussione in numerosi paesi europei. Per il momento, solo i Paesi Bassi hanno sentenziato la non punibilità di questa pratica, ma a certe condizioni, chiaramente definite.

swissinfo e agenzie

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