Ritiro da Gaza, passo decisivo per la pace?
Palestinesi e israeliani in Svizzera si esprimono sulla chiusura delle colonie ebraiche a Gaza. Il ritiro è visto come un passo avanti nel processo di pace.
Il gruppo palestinese Hamas afferma di voler continuare la lotta armata contro Israele, anche dopo il ritiro dai territori occupati delle truppe e dei circa 8500 coloni ebraici.
Il ritiro israeliano dalla striscia di Gaza è cominciato lunedì, quando ai coloni sono stati dati due giorni di tempo per lasciare le loro case. Dovrebbero venir chiusi in questo modo 21 insediamenti ebraici nella zona.
Gli Stati uniti hanno espresso la speranza che il ritiro di Israele dalla striscia di Gaza dia un impulso decisivo al processo di pace in Medio oriente.
Ma secondo quanto dichiarato a swissinfo da Alfred Donath, presidente della Federazione svizzera delle comunità ebraiche, ci sarà un progresso solo quando il leader palestinese Mahmoud Abbas fermerà Hamas.
Il mese scorso si sono verificati degli scontri a fuoco tra le forze armate palestinesi e i militanti di Hamas. La polizia ha tentato d’impedire che Hamas lanciasse dei razzi e sparasse dei colpi di mortaio contro gli insediamenti israeliani nella striscia di Gaza.
«Il primo passo della “road map” è che l’Autorità palestinese fermi il terrorismo. Io spero sinceramente che riesca a farlo», afferma Donath. «Ma il modo in cui Hamas ha reagito sabato e il suo tentativo di presentare il ritiro da Gaza come una vittoria militare su Israele non rappresentano certo il modo migliore per calmare gli animi della popolazione».
Test cruciale
Donath è convinto che il totale ritiro delle forze di sicurezza israeliane dai territori occupati rappresenti un test cruciale per Abbas. Se il leader palestinese dovesse riuscire a far rispettare il cessate il fuoco siglato in febbraio col premier israeliano Ariel Sharon, allora le prospettive per un accordo di pace sarebbero migliori.
«Se i palestinesi riescono a gestire la situazione nella striscia di Gaza e a dimostrare che la zona non verrà usata come base per sferrare attacchi contro Israele, il passo seguente potrebbe essere il ritiro anche dalle colonie in Cisgiordania».
«Penso che il processo di pace andrà avanti abbastanza in fretta se Hamas non lancerà altri attacchi terroristici e una nuova intifada», conclude Donath.
Negoziati di pace
Saïda Keller-Messahli, membro del comitato dell’associazione Svizzera-Palestina, condivide in grandi linee l’analisi di Alfred Donath, secondo la quale un processo di transizione senza scossoni è la chiave che permetterà di andare avanti nei negoziati di pace.
Ma a suo avviso, fino a quando Israele continuerà ad occupare la Cisgiordania e Gerusalemme Est il rischio di attacchi terroristici continuerà a sussistere.
«I palestinesi saranno contenti della fine dell’occupazione israeliana nella striscia di Gaza, ma sanno che questa non è la soluzione di tutti i problemi: è solo un piccolo e simbolico inizio», afferma Saïda Keller-Messahli.
«Pensiamo che la politica israeliana sia quella di ritirarsi in modo patente dalla striscia di Gaza, ma d’intensificare nel contempo l’occupazione e la colonizzazione della Cisgiordania. Noi non crediamo che questa sia la via giusta per migliorare la sicurezza, perché fintanto che la Cisgiordania continuerà ad essere occupata in modo brutale, la gente della striscia di Gaza non si tranquillizzerà».
Territori occupati
In una dichiarazione rilasciata lunedì, il leader palestinese Abbas ha salutato il ritiro da Gaza, ma ha fatto appello a Israele affinché se ne vada da tutti i territori occupati. Ora, ritiene Saïda Keller-Messahli, spetta ad Israele proporre una soluzione politica per la Cisgiordania e Gerusalemme Est.
«Sono sicura che sarebbe un balzo avanti, qualcosa di costruttivo per dimostrare alla gente che la pace è possibile. Ma il solo ritiro da Gaza non è sufficiente».
Per Saïda Keller-Messahli, in questo modo si rafforzerebbe anche la posizione dell’Autorità palestinese nella sua lotta con Hamas. Una buona cosa in vista delle elezioni legislative – a lungo rimandate – che Abbas ha annunciato per il 21 gennaio 2006.
«Israele deve davvero intraprendere dei passi in direzione dell’Autorità palestinese, altrimenti sarà difficile che quest’ultima possa sopravvivere da un punto di vista politico», conclude la Keller-Messahli.
swissinfo, Adam Beaumont
(traduzione, Doris Lucini)
Sono state date 48 ore agli 8’500 coloni israeliani della striscia di Gaza per lasciare i territori occupati dal 1967.
I militanti palestinesi di Hamas hanno dichiarato che il ritiro non fermerà i loro attacchi nei confronti d’Israele.
7’500 uomini delle Forze di sicurezza palestinesi sono stati spostati al confine delle colonie ebraiche per evitare degli attacchi durante l’evacuazione.
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