Rivelare il vero volto dei diritti umani
Un esperto svizzero di diritto internazionale ha pubblicato uno studio approfondito sui diritti umani, le loro violazioni e le speranze di un mondo migliore.
Nell’intervista con swissinfo, Walter Kälin sottolinea i rapidi progressi compiuti ma ammette che non esistono soluzioni miracolo per porre fine agli abusi.
Walter Kälin, professore di diritto internazionale e costituzionale all’Università di Berna, ha iniziato ad occuparsi di “The face of Human Rights” (Il volto dei diritti umani) 15 mesi fa. “Un processo intenso”, commenta oggi al riguardo.
Ha collaborato intensamente con il co-editore Lars Müller, che ha sviluppato l’idea di pubblicare un libro nel quale testo ed immagini interagiscono.
L’opera si compone di 720 pagine e contiene dozzine di fotografie e di testi accompagnatori che coprono i molti aspetti dei diritti umani.
Un’immagine ritrae degli uomini anziani a godersi il sole su una spiaggia di Barcellona. Un’altra le vittime di un bombardamento in Kosovo.
Alcuni dei testi sono dedicati a questioni dibattute quali la pena di morte, i bambini-soldato, le pulizie etniche o il traffico di esseri umani. Altri si occupano di problemi meno mediatizzati: il diritto all’abitazione, all’informazione o al matrimonio.
swissinfo: A chi s’indirizza questo volume?
Walter Kälin: In primo luogo, alla gente comune. A coloro che, pur non essendo degli esperti o degli specialisti in materia di diritto internazionale, vogliono avere un quadro generale sul dibattito sviluppatosi attorno ai diritti umani.
Secondariamente, il libro è pensato per le organizzazioni non governative, specialmente per quelle piccole che lo potranno usare quale strumento di divulgazione o di formazione.
Infine, è una grande fonte di materiale. Ho iniziato pure io ad utilizzarlo: Ci sono così tante informazioni al suo interno.
swissinfo: Vi si coprono tutti gli aspetti riguardanti i diritti umani internazionali…
W.K.: Questo era fin dall’inizio l’obiettivo: mostrare l’ampia portata della questione. Spesso, quando la gente discute di diritti umani si limita a riferirsi ai genocidi o alle torture.
Ma i diritti umani riguardano pure molto altro, il diritto all’alimentazione, alla salute, all’abitazione, alla privacy. Anche questi sono dei diritti molto importanti. E nei loro rispettivi campi d’applicazione si verificano abusi degni di nota.
swissinfo: Accanto ad immagini piacevoli trovano spazio brutali fotografie di atrocità. Una serie all’inizio del libro mostra un uomo ucciso a colpi d’arma da fuoco a Timor Est.
W.K.: Questo contrasto è intenzionale e fa parte del concetto. I diritti umani riguardano da un lato le violazioni. E queste vanno dunque mostrate.
Allo stesso tempo, questi diritti rappresentano pure la visione di una vita felice. Abbiamo voluto mostrare cosa potrebbe significare per la gente il loro totale rispetto e la loro totale implementazione.
swissinfo: Per quel che riguarda la parte scritta, il volume comprende testi accademici, pezzi giornalistici e profili di persone impegnate nel settore dei diritti umani, ad esempio Sergio Vieira de Mello, l’inviato Onu ucciso in Iraq nel 2003.
W.K.: Una miscela interessante che, attraverso stili ed immagini differenti, riflette la diversità degli autori.
Si tratta inoltre di un tentativo di raggiungere un pubblico il più vasto possibile. Alcuni inizieranno dalle questioni legali o politiche. Altri dai testi letterari.
swissinfo: Nella prefazione, lei si chiede se gli sforzi internazionali compiuti a difesa dei diritti umani siano falliti. Ma come si potranno fermare le infrazioni se ogni Stato avanza secondo la propria agenda?
W.K.: Probabilmente non raggiungeremo mai lo stadio in cui le violazioni saranno completamente eliminate. In un certo senso, la coesistenza di aggressione ed oppressione sembra far parte della vita stessa. La questione è come limitare o prevenire gli abusi.
Certo, non esistono soluzioni miracolo ma uno degli aspetti riguardanti il libro che più mi stavano a cuore era di mostrare quanto è stato effettivamente realizzato. Molto di più rispetto a ciò che generalmente la gente pensa.
Ci sono delle storie di successi ed esistono molte organizzazioni attive in questi ambiti. E dunque, pur non volendo essere ingenuamente ottimisti, non dobbiamo neppure sprofondare nel pessimismo.
swissinfo: Lei ritiene pure che nessun governo possa trattare i propri cittadini considerandoli un “affar proprio”. Ma ciò accade regolarmente, pensi ad esempio al Sudan, alla Cina, alla Corea del Nord oppure anche agli Stati Uniti.
W.K.: Esiste una contraddizione tra il principio della sovranità nazionale ed i diritti umani internazionali. Non lo voglio negare. Ma la sovranità degli Stati è importante per i diritti umani, perché sono poi i governi ad implementare questi diritti.
Loro hanno gli strumenti, loro hanno i mezzi. Abbiamo visto molti esempi di Stati crollati che hanno esplicitato l’importanza di una sovranità nazionale funzionante. In questi casi, sono poi i signori della guerra o coloro abili a sfruttare conflitti etnici o religiosi ad assumere il controllo.
Oggi, una delle principali responsabilità degli Stati è quella di prendersi cura dei rispettivi cittadini, anche proteggendo i diritti umani. La questione è cosa fare quando uno Stato è incapace o non intende rispettare e proteggere queste norme. In questi casi la palla passa alla comunità internazionale.
swissinfo: Ma ciò che, ad esempio, accade nelle prigioni americane di Guantanamo non dimostra che, fondamentalmente, la comunità internazionale è impotente di fronte agli abusi?
W.K.: La comunità internazionale non è altro che una comunità di Stati e non può quindi raggiungere più di quanto gli stessi Stati siano pronti a fare. Se, in una situazione specifica, uno dei membri più potenti della comunità decide di non più rispettare alcune delle norme più basilari, allora l’intero sistema dei diritti umani finisce per essere applicato a macchia di leopardo.
Allo stesso tempo, è confortante notare come la posizione americana sia stata rifiutata da altri Stati e come la Corte suprema statunitense abbia concluso che la detenzione al di fuori da qualsiasi giurisdizione sia illegale.
Intervista a cura di swissinfo, Adam Beaumont
(traduzione: Marzio Pescia)
Il libro è stato curato da Walter Kälin, Judith Wyttenbach e Lars Müller.
Si compone di 720 pagine e costa 68 franchi svizzeri.
Walter Kälin è membro del Comitato sui diritti umani delle Nazioni Unite.
“The face of the Human Rights” illustra e documenta come i diritti umani siano violati e mostra come la comunità internazionale e le organizzazioni non governative tentino di prevenire gli abusi.
La fondazione Volkart, che ha contribuito al finanziamento del progetto, ha donato 500 copie ad Amnesty International perché vengano distribuite ad organizzazioni minori nei paesi in via di sviluppo.
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