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Sbarrare la strada ai razzisti

Georg Kreis, presidente della Commissione federale contro il razzismo Keystone

Nel 1994 il popolo ha detto sì alla legge sulla discriminazione razziale, un tema di cui da allora non si è cessato di discutere.

A dieci anni di distanza, Georg Kreis, presidente della Commissione contro il razzismo, parla di un aumento di consapevolezza nei confronti di questo problema.

swissinfo: La legge antirazzismo è in vigore da dieci anni. Professor Kreis, qual è il suo bilancio?

Georg Kreis: Ho l’impressione che negli ultimi dieci anni le problematiche legate al razzismo siano aumentate, ma che nel contempo la gente le prenda più sul serio.

Possiamo dire di aver reso operative le norme antirazzismo nella nostra società. Certo, non tutti si sono rallegrati, ma credo che il nostro lavoro e le decisioni dei tribunali siano ormai riconosciuti e accettati.

swissinfo: Ci sono ancora molti atti di razzismo che non vengono denunciati?

G.K.: Sì, bisogna supporre che sia così. Ma anche se è un delitto perseguito d’ufficio, vale la regola: nessuna indicazione, nessuna indagine.

swissinfo: Chi ha bisogno di essere protetto dalla legge antirazzismo?

G.K.: Si tratta in primo luogo delle minoranze. Sono soprattutto loro a soffrire maggiormente delle discriminazioni. In certi casi, come ad esempio nelle classi scolastiche, anche chi appartiene alla maggioranza del paese può ritrovarsi in minoranza.

Stando ad alcune sentenze, anche la diffamazione razzistica di svizzeri è un delitto contemplato dall’articolo 261bis del codice penale.

swissinfo: Le norme antirazzismo prendono di mira solo le proclamazioni pubbliche di contenuti razzistici, ma non gli episodi che quotidianamente vengono registrati nella vita privata. È sufficiente questo per combattere o addirittura estirpare il razzismo latente che c’è in Svizzera?

G.K.: Per quanto riguarda la parola «estirpare» vorrei dire che, anche se riferite al «male», le fantasie di distruzione totale sono pericolose e inseguono obiettivi illusori.

Nei fatti, solo il razzismo pubblico e sistematico è punibile per legge. È uno dei casi in cui diventa chiaro che a godere di protezione non sono solo le minoranze a rischio, ma anche la pace pubblica.

swissinfo: Cosa si può fare contro il razzismo spicciolo?

G.K.: Spiegare agli altri e intervenire personalmente quando ci si rende conto della sua presenza, ma solo a patto di non mettere in pericolo sé stessi.

swissinfo: Il 17 maggio 2004, una sentenza del Tribunale federale ha ristretto la definizione di spazio privato all’interno del quale i propositi razzisti non sono punibili. Da parte della destra questa è stata definita una «sentenza museruola». Cosa ne pensa?

G.K.: La decisione del Tribunale federale è tesa ad impedire che un numero elevato di sconosciuti, che di solito non si frequentano, si trovino per una riunione di carattere fondamentalmente pubblico e la mascherino da festa di famiglia.

Si tratta di soppesare bene le cose: da una parte c’è il contenimento concreto, pratico e definito delle agitazioni di estrema destra, dall’altra abbiamo la preoccupazione, piuttosto teorica, di garantire la libertà di riunione e la protezione della sfera privata.

Chi, in questo caso, crede di dover difendere i pic-nic in giardino, che non sono assolutamente minacciati, dimostra che il problema del razzismo non lo preoccupa affatto.

swissinfo: La Commissione federale contro il razzismo viene spesso criticata dagli ambienti di destra, in particolare dall’Unione democratica di centro. Cosa risponde a queste critiche?

G.K.: In primo luogo, chiedo che si discutano dei casi concreti e quando ciò non sia possibile, mi permetto di domandare apertamente se in questo caso non ci troviamo di fronte a dei razzisti latenti che si sentono limitati nel loro discutibile linguaggio e che desiderano dare via libera al razzismo.

swissinfo: Cosa dice della decisione della Mobiliare di richiedere dei premi assicurativi più alti per gli automobilisti originari dei Balcani?

G.K.: Al momento stiamo cercando di chiarire la situazione da un punto di vista giuridico. Può darsi che questa decisione non vada contro la legge, ma ciò non vuol dire che, visto il suo valore simbolico, non sia comunque problematica da un punto di vista sociopolitico.

Intervista swissinfo, Jean-Michel Berthoud
(adattamento: Doris Lucini)

218 casi inerenti all’articolo 261 del codice penale (norme antirazzismo introdotte nel 1994) sono stati trattati in prima istanza
Nel 56% dei casi si è giunti ad un’assoluzione o alla sospensione del procedimento
Condanne: 44%

La legge antirazzismo è stata accettata dal popolo il 25 settembre 1994. Ciò ha permesso l’adesione della Svizzera all’Accordo internazionale per la lotta ad ogni forma di discriminazione razziale.

L’articolo 261bis del codice penale svizzero prende di mira «chiunque incita pubblicamente all’odio o alla discriminazione contro una persona o un gruppo di persone per la loro razza, etnia o religione».

Inoltre, sarà punito anche «chiunque propaga pubblicamente un’ideologia intesa a discreditare o calunniare sistematicamente i membri di una razza, etnia o religione».

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