Scompaiono altri cinque consolati
Gli svizzeri che vivono in Uruguay, Paraguay, Irlanda, Malaysia e Portogallo dovranno rivolgersi ai servizi consolari in altri paesi. Il Dipartimento federale degli affari esteri ha infatti deciso di trasferirli.
Le sedi consolari delle ambasciate svizzere di Montevideo, Asunción, Dublino, Kuala Lumpur e Lisbona chiuderanno i battenti nel corso del 2012. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha infatti deciso di riunire queste attività nei centri consolari regionali di Buenos Aires, Londra, Bangkok e Madrid.
Il provvedimento si iscrive nel quadro della strategia di ristrutturazione della rete delle sedi diplomatiche avviata l’anno scorso, che prevede appunto di raggruppare le attività in centri consolari regionali e di trasferire delle risorse nei paesi emergenti.
Nei cinque paesi in questione vivono circa 7’600 persone col passaporto rossocrociato, ovvero l’1% del totale degli svizzeri dell’estero.
Liberare delle risorse
«La concentrazione dei servizi nei centri consolari regionali permette di realizzare delle sinergie e di migliorare l’efficienza, liberando nello stesso tempo dei mezzi per altri bisogni», ci risponde tramite e-mail il DFAE, insistendo sul fatto che non si tratta di una «chiusura», bensì di un «trasferimento dei servizi».
Il DFAE intende impiegare le risorse così liberate per la nuova ambasciata di Doha, in Qatar, e per il potenziamento delle sezioni che si occupano di rilasciare visti nei paesi in cui vi è un forte aumento dei turisti che vogliono visitare la Svizzera, in particolare in Cina e India, dove i funzionari consolari fanno fatica a stare al passo con la domanda.
«Per garantire un servizio pubblico ottimale in un contesto di risorse finanziarie limitate, i bisogni e le prestazioni devono essere continuamente valutate e adeguate laddove è necessario», scrive il DFAE, che non esclude quindi ulteriori trasferimenti di competenze.
La ristrutturazione della rete consolare non soddisfa per nulla l’Organizzazione degli svizzeri dell’estero (OSE), che non è stata consultata dal DFAE.
L’8 aprile 2011, il Consiglio degli svizzeri dell’estero, riunito a Brunnen, aveva accolto ad ampia maggioranza una risoluzione che chiedeva il mantenimento di una rete consolare di qualità.
Misure adeguate?
Ariane Rustichelli, responsabile della comunicazione dell’OSE, sottolinea che spesso queste chiusure e raggruppamenti dei circondari consolari obbligano gli svizzeri a macinare chilometri. «Gli svizzeri che vivono in Croazia devono recarsi a Vienna per risolvere dei problemi amministrativi o fare il passaporto biometrico. Non è accettabile ed è necessario mantenere una rete consolare di qualità per i nostri compatrioti all’estero».
Secondo il DFAE, oggi la maggior parte delle pratiche può essere espletata per posta o per via elettronica. Per venire in aiuto alle persone dei paesi toccati dalla chiusura di un consolato, il DFAE ha istituito un numero verde (0800 247 365) che prossimamente sarà in servizio 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno. Inoltre, sono stati messi in servizio dei consolati mobili per rilevare i dati per i passaporti biometrici. Per il rilascio dei visti, il DFAE collabora con gli altri Stati che fanno parte dello spazio Schengen.
Le esperienze fatte negli ultimi anni sono definite «promettenti» dal DFAE. L’OSE, dal canto suo, non si oppone a soluzioni «mobili» ed è tra i più ferventi sostenitori del potenziamento dell’e-governement. Nei casi in cui una chiusura non potesse essere evitata, l’OSE chiede che siano nominati dei consoli onorari con poteri più estesi.
Le soluzioni di ricambio fin qui adottate sono però nettamente insufficienti, sostiene l’OSE. I consolati mobili «sono utilizzati solo in via eccezionale, come ci ha confermato il delegato alle relazioni con gli svizzeri dell’estero Jean-François Lichtenstern. Ciò crea problemi per quanto concerne il passaporto biometrico», osserva Arianne Rustichelli
«Dobbiamo quindi constatare che queste misure spesso non sono ancora operative e non possono in ogni caso sostituire un servizio consolare di qualità e di prossimità», sottolinea la responsabile della comunicazione dell’OSE. Più in generale è la direzione politica seguita in questi anni che suscita qualche interrogativo: «Si pone chiaramente la domanda sui rapporti che la Svizzera intende avere coi suoi cittadini espatriati che rappresentano il 10% della popolazione».
La Svizzera dispone di 93 ambasciate e 12 missioni
presso le Organizzazioni internazionali nonché di 41 consolati generali. Il numero di rappresentanze è paragonabile ad altri Stati simili.
Gli effettivi di questi uffici sono molto ridotti. Quattro quinti possono contare solo su due o meno collaboratori diplomatici, oltre all’ambasciatore. Spesso sono inoltre chiamati ad occuparsi anche dei paesi vicini. Molte ambasciate dispongono di un solo diplomatico.
Per gli svizzeri che risiedono o transitano in un paese estero, i consolati hanno la stessa funzione di un’amministrazione comunale. Possono rilasciare loro dei documenti ufficiali (passaporti, carte d’identità, ecc.) e aiutarli nell’esercizio dei loro diritti elettorali o su questioni di nazionalità o stato civile. Si devono sempre più occupare dei turisti svizzeri in difficoltà, fornire dei servizi di protezione consolare e assistere persone che hanno perso il loro documento di identità.
(Fonte: Dipartimento federale degli affari esteri)
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