Scoperti tre geni resistenti all’HIV
Un team di ricercatori dell'Università di Losanna ha effettuato, in collaborazione con esperti internazionali, una scoperta che riaccende le speranze per un vaccino contro l'Aids.
Gli scienziati volevano capire per quale motivo il 2% degli esseri umani dispone di difese naturali forti contro l’infezione causta dal virus HIV.
Un gruppo internazionale di ricercatori, tra cui anche alcuni studiosi dell’Università di Losanna, ha scoperto tre geni resistenti al virus HIV. I risultati della ricerca, pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica “Science”, aprono nuove prospettive nello sviluppo di vaccini e medicamenti contro l’Aids.
Quando il virus dell’Aids penetra nell’organismo, la reazione non è uguale per tutti gli individui: alcuni restano sieropositivi a lungo senza sviluppare la malattia, in altri essa progredisce invece rapidamente. I ricercatori si interessano da tempo a questi soggetti per capire quali geni li rendono così resistenti.
Sforzo collettivo
“Ciò ha spinto i ricercatori, i quali hanno passato al setaccio l’intero genoma umano, a studiare le ragioni di questa diversa suscettibilità individuale al virus HIV dell’Aids”, ha spiegato giovedì in una conferenza stampa il professor Amalio Telenti, dell’Istituto di microbiologia dell’Università di Losanna.
Telenti dirige il braccio europeo di un vasto programma di ricerca genetica del Center for HIV/AIDS Vaccine Immunology (CHAVI), diretto dall’Università di Duke, negli Stati Uniti.
Meccanismi difensivi
Due dei tre geni scoperti sono legati alle difese immunitarie, in quanto responsabili del sistema degli antigeni leucocitari umani (HLA) che controlla la presenza di infezioni e lancia l’allarme; il terzo gene produce l’RNA polimerasi, un enzima che il virus dell’Aids dirotta a suo favore per moltiplicarsi all’interno dell’organismo.
Subito dopo l’infezione la quantità di particelle virali nel sangue cresce, perché il virus HIV si riproduce, poi scende e si assesta su livelli che variano da persona a persona. In questa fase il carico virale è una misura importante per sapere quanto velocemente si svilupperà l’Aids.
Per individuare tali geni, gli scienziati hanno analizzato l’intero genoma di 486 pazienti, selezionati tra oltre 30’000 persone sieropositive. Su un totale di 555’352 varianti genetiche osservate, ne sono state identificate due che insieme spiegano oltre il 15% della variabilità individuale nella risposta dei soggetti che hanno contratto l’infezione. I tre geni rappresentano circa il 20% delle ragioni per cui un sieropositivo si difende meglio o peggio di altri.
Il cammino è ancora lungo
Il prossimo passo della ricerca consisterà nel verificare la presenza di queste mutazioni genetiche in quelle popolazioni “speciali” di pazienti – cioé con una progressione più lenta della malattia – e capire i meccanismi con cui i geni identificati agiscono sul controllo dell’HIV e della progressione clinica, spiegano gli autori della ricerca.
Le informazioni raccolte saranno accessibili a tutti i ricercatori, ha sottolineato Telenti. Ciò dovrebbe permettere di comprendere meglio il virus dell’Aids. “L’industria farmaceutica dimostra molto interesse per questa scoperta”, ha affermato Telenti. Secondo il professore losannese, per lo sviluppo di un vaccino si potrebbe dovere attendere ancora una decina d’anni.
swissinfo e agenzie
La rete di ricerca EuroChavi, coordinata da Amalio Telenti, ha considerato nel quadro del progetto l’intero genoma di 486 pazienti, selezionati tra oltre 30 000 sieropositivi.
I pazienti coinvolti provengono da Svizzera, Italia, Inghilterra, Australia, Spagna e Danimarca. Le analisi genetiche sono state effettuate a Losanna, Ginevra e negli Stati Uniti.
AIDS significa “Sindrome da Immunodeficienza Acquisita” (SIDA). Nelle persone malate di AIDS le difese immunitarie normalmente presenti nell’organismo sono state fortemente indebolite a causa di un virus denominato HIV e non sono più in grado di contrastare l’insorgenza di infezioni e malattie causate da altri virus, batteri o funghi (infezioni/malattie opportunistiche).
Per questo motivo l’organismo di una persona contagiata subisce malattie e infezioni che, in condizioni normali, potrebbero essere curate più facilmente.
L’infezione non ha una propria specifica manifestazione, ma si rivela esclusivamente attraverso gli effetti che provoca sul sistema immunitario. Una persona contagiata viene definita sieropositiva all’HIV. Pur essendo sieropositivi, è tuttavia possibile vivere per anni senza alcun sintomo.
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