Sei anni di reclusione per Dino Bellasi
L'ex contabile degli 007 elvetici è stato condannato venerdì a 6 anni di reclusione. Dal 1994 al 1999 aveva sottratto quasi 9 milioni di franchi alla Confederazione.
L’accusa aveva chiesto sei anni e mezzo di carcere, la difesa cinque anni e tre mesi.
Dino Bellasi era chiamato a rispondere fra l’altro di truffa, appropriazione indebita, riciclaggio, infrazione della legge sulle armi e falsità in documenti davanti al Tribunale penale economico del canton Berna.
Nel corso del processo sia Bellasi, che il suo avvocato avevano sempre sostenuto che l’ex contabile aveva agito su ordine dei propri superiori, allo scopo di creare un servizio segreto parallelo.
Una parte dei milioni sottratti sarebbero serviti, in effetti, per finanziare il nuovo servizio, l’altra parte Bellasi l’avrebbe trasmessa ai suoi superiori.
Scandalo senza precedenti
Mettendo in causa i suoi superiori, l’ex contabile aveva provocato un vero e proprio scandalo. L’allora ministro della difesa Adolf Ogi, dopo aver dichiarato che il caso stava assumendo dimensioni colossali, fece aprire indagini contro quattro superiori gerarchici di Bellasi.
L’inchiesta riguardava il capo dei servizi segreti, Peter Regli, il capo di Stato maggiore Jean-Denis Geinoz, il suo predecessore, Bernhard Stoll e il direttore dei servizi segreti strategici, Fred Schreier. Tutti vennero però riabilitati completamente sul piano penale.
Tesi avventurose
In seguito, fu un succedersi di avvenimenti, speculazioni e rivelazioni sorprendenti a tener occupati i mass-media. Finché a Bümpliz, nei pressi di Berna, venne scoperto un vero e proprio arsenale con armi e munizioni.
L’arrestato intanto continuava a sostenere di aver impiegato i soldi rubati per allestire una cellula di servizi segreti paralleli su ordine dei suoi superiori. Lo scandalo era perfetto.
L’inchiesta preliminare giunse alla conclusione che la teoria dell’esercito segreto, sostenuta da Bellasi, era poco attendibile.
Nel suo atto d’accusa, il procuratore federale Thomas Hopf scrisse che Bellasi aveva adoperato i milioni “soprattutto per coprire i costi del suo stile di vita sempre più dispendioso”: soggiorni in alberghi di lusso, viaggi in aereo, regali, case, società fantasma, armi.
Gli inquirenti riuscirono a ricostruire le spese di Bellasi per un totale di 6,6 milioni di franchi. Rimane invece il mistero sulla sorte dei rimanenti 2,2 milioni.
Un caso che ha lasciato il segno
Lo scandalo nel servizio di informazioni dell’esercito ha comunque avuto ripercussioni sul Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport: il capo del servizio, Peter Regli, ha perso il posto, sebbene fosse stato riabilitato.
Il servizio di informazioni è invece stato smilitarizzato e trasformato in un’organizzazione civile.
swissinfo e agenzie
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