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Sei partite a porte chiuse per la Turchia

I giocatori turchi rispondono ai giornalisti alcuni minuti prima del verdetto della FIFA Keystone

Duecentomila franchi di multa e sei partite a porte chiuse: è la sanzione inflitta dalla FIFA alla Turchia dopo gli incidenti dello spareggio mondiale con la Svizzera.

Il ministro turco dello sport Mehmet Sahin parla di sentenza “inaccettabile, politica più che sportiva”; la Federazione svizzera dal canto suo non commenta.

I giocatori della nazionale turca dovranno fare a meno dei loro focosi sostenitori per le prossime sei partite, che dovranno essere disputate a porte chiuse e su un terreno neutro ad almeno 500 km di distanza dalla frontiera. La Federazione turca, inoltre, dovrà pagare una multa di 200’000 franchi.

È la sanzione comminata martedì dalla commissione disciplinare della FIFA, la Federazione internazionale di calcio, alla Turchia a causa degli incidenti scoppiati alla fine dell’incontro di calcio tra la selezione nazionale turca e la Svizzera dello scorso 16 novembre ad Istanbul.

Lo spareggio era stato vinto dalla Turchia per 4-2, ma in virtù della regola dei gol segnati in trasferta era stata la Svizzera, impostasi 2-0 all’andata, a qualificarsi per i Campionati del mondo in programma in Germania.

Sei partite anche per Huggel

Dopo il fischio dell’arbitro, i giocatori elvetici avevano lasciato immediatamente il terreno da gioco, ma erano stati aggrediti nella galleria che conduce agli spogliatoi.

Oltre a sanzionare la squadra nazionale, la commissione disciplinare ha pure punito con sei partite di sospensione i giocatori turchi Emre e Alpay e lo svizzero Benjamin Huggel, che aveva rifilato un calcione a Mehmet Ozdilek, l’assistente dell’allenatore turco Fatih Terim. Ozdilek, che in precedenza aveva sgambettato lo svizzero Behrami, dal canto suo non potrà esercitare nessuna attività nel mondo del calcio per 12 mesi.

Sospesi per due partite pure il calciatore Serkan e il fisioterapista elvetico Stephan Meyer.

Provvedimenti esemplari?

Il verdetto della FIFA può sembrare clemente, soprattutto alla luce delle dichiarazioni fatte dal presidente della FIFA, lo svizzero Joseph Blatter, all’indomani dei fattacci di Istanbul.

Blatter si era detto “estremamente arrabbiato” e aveva garantito che sarebbero stati presi provvedimenti esemplari, che sarebbero potuti andare addirittura fino all’esclusione dell’Associazione turca di calcio dalla prossime qualificazioni per i mondiali.

Per il ministro turco dello sport Mehmet Sahin si tratta di una sanzione tutto fuorché clemente. Sahin non ha utilizzato mezzi termini definendola “una sentenza politica più che sportiva”. “È una decisione inaccettabile”, ha affermato, “dettata solo dalle dichiarazioni fatte da Joseph Blatter subito dopo la partita, ancor prima che fosse venuto a conoscenza dei rapporti degli osservatori e degli arbitri”.

L’Associazione svizzera di calcio (ASF) non ha voluto dal canto suo commentare le sanzioni contro la Turchia.

Il segretario generale dell’ASF, Peter Gillieron, si è però detto sorpreso dalla punizione inflitta a Benjamin Huggel e al fisioterapista. L’ASF non ha deciso se presenterà ricorso contro questa sentenza. Un ricorso invece già annunciato dalla federazione turca, che si è detta convinta che il Tribunale di arbitrato dello sport casserà la decisione della commissione disciplinare della FIFA.

swissinfo e agenzie

La Federazione internazionale delle associazioni di calcio (FIFA) ha la sua sede a Zurigo ed è l’istanza suprema a livello mondiale di questo sport.

Stabilisce le regole e, nel caso in cui sono infrante, pronuncia delle sanzioni tramite la commissione disciplinare.

Le parti in causa hanno la possibilità di contestare il verdetto indirizzandosi alla commissione di ricorso.

L’ultima istanza di ricorso è il Tribunale di arbitrato dello sport di Losanna.

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