Sei anni dopo il disastro di Fukushima, l'11 marzo 2011, il 70% delle aree evacuate e chiuse stanno per essere riaperte dalle autorità giapponesi. La politica per consentire il ritorno della popolazione continua. Due ginevrini, Matthieu Berthod e Jean-Patrick Di Silvestro, raccontano il loro viaggio in quei luoghi ed illustrano la realtà odierna di Fukushima in un libro di disegni e fotografie intitolato "Après les vagues – Autour de Fukushima" ("Dopo le onde – Nei dintorni di Fukushima").
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Sono nata a Yokohama, in Giappone. Abito in Svizzera dal 1999. Ho conseguito un master in relazioni internazionali a Ginevra. Sono responsabile della redazione giapponese di swissinfo.ch dal 2016. In precedenza, ho lavorato per Asahi Shinbun come corrispondente presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite a Ginevra per 15 anni e ho seguito da vicino l'attualità multilaterale e svizzera.
Matthieu Berthod, Jean-Patrick Di Silvestro, Akiko Uehara
L’incidente nucleare di Fukushima – causato da due fenomenti congiunti, un terremoto di magnitudo 9 e uno tsunami – ha ucciso circa ventimila persone e devastato 600 km di costa. A Odaka i frangiflutti triangolari di cemento che pesano tonnellate sono stati trasportati dallo tsunami a tre chilometri nell’entroterra. Il fotografo Jean-Patrick Di Silvestro, ricorda: “Il vento che soffiava, le raffiche che attraversavano le case, il gracchio dei corvi: erano le uniche cose. La zona era deserta”.
Nella zona di Odaka, contaminata dalla radioattività della centrale nucleare, i due artisti hanno incontrato solo anziani. “Per esempio, la signora Hanoi, che era indaffarata a ripulire la terra devastata per renderla coltivabile per la prossima generazione. Uno sforzo vano per i prossimi mille anni”.
Attraverso disegni in bianco e nero, in uno stile sobrio e raffinato, Matthieu Berthod vuole esprimere la gravità della situazione. Tramite fotografie a colori, Jean-Patrick Di Silvedstro vuole mostrare la realtà “senza drammatizzare”. I due ginevrini narrano come è organizzata la vita di tutti i giorni dopo la tragedia, con la speranza di un futuro, anche se il prezzo rischia di essere estremamente elevato.
Il disegnatore e il fotografo sperano che questo libro contribuisca a garantire che il governo elvetico rispetti i suoi impegni riguardo all’abbandono del nucleare in Svizzera e rafforzi l’attenzione sulla sicurezza degli impianti che invecchiano.
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