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Shopping: il “tabù” della domenica

In molte stazioni svizzere lo shopping domenicale è già realta Keystone

I negozi nelle stazioni e negli aeroporti devono restare aperti la domenica. Lo dicono governo e parlamento, proponendo una modifica legislativa in questo senso.

Ma i sindacati non ci stanno. La domenica è e deve restare un giorno festivo, una conquista sociale che va difesa con i denti, esclamano. Ed è referendum.

Flessibilizzazione necessaria per tenere conto degli sviluppi della società oppure nuovo passo verso la degradazione delle condizioni di lavoro? O in altri termini, debbono prevalere gli interessi del cittadino-consumatore o piuttosto quelli del cittadino-lavoratore?

Secondo la legislazione attuale, se un negozio, situato in una stazione o in un aeroporto, vende dei prodotti “destinati ai viaggiatori”, è autorizzato a restare aperto anche nei giorni festivi.

E così, negli ultimi anni le principali stazioni ferroviarie e gli aeroporti svizzeri si sono riempiti di servizi commerciali, gran parte dei quali, a differenza di quello che accade nelle normali botteghe di città, aperti 7 giorni su 7.

Affari domenicali

Almeno dal punto di vista commerciale, è stato un successo. Ad esempio la Shop ville ubicata nella stazione di Zurigo conta ormai più di cento negozi e, in termini di cifra d’affari, è ormai divenuta il quarto centro commerciale della Svizzera.

Gli orari flessibili ed il comodo accesso hanno attirato i consumatori, i quali sembrano apprezzare la possibilità di effettuare i loro acquisti durante il tempo libero.

Secondo i dati delle FFS, il 20% della cifra d’affari totale generata all’interno delle 25 più grandi stazioni svizzere viene realizzato di domenica.

Giro di vite del Tribunale federale

Eppure, in occasione delle votazioni popolari, gli svizzeri hanno spesso rifiutato le proposte di liberalizzazione del lavoro domenicale e degli orari d’apertura dei negozi.

Ad esempio, nel 1996, ben il 67% dei cittadini aveva spazzato via una nuova legge sul lavoro che, tra l’altro, introduceva la possibilità del lavoro domenicale.

In seguito a ricorsi sindacali, il 22 marzo 2002 il Tribunale federale aveva poi dato una nuova interpretazione al concetto di “servizio ai viaggiatori”.

E così, ad esempio, l’ottica, la fotografia, l’elettronica e l’abbigliamento si erano visti privati del diritto di vendere i rispettivi prodotti di domenica.

Circa 120 negozi situati nei centri di trasporto pubblico sono così stati richiamati a rispettare le norme federali e, quindi, a chiudere i battenti nei giorni festivi.

La reazione del parlamento

Dopo un’iniziativa parlamentare inoltrata nel 2003 dal deputato radicale zurighese Rolf Hegetschweiler, il parlamento si è chinato sulla questione ed ha elaborato delle modifiche alla legge federale sul lavoro.

Le camere hanno deciso di abbandonare la nozione di “servizio ai viaggiatori” e l’hanno sostituita con la definizione di uno spazio geografico (i centri di trasporto pubblico) all’interno del quale i negozi, indipendentemente dai prodotti che figurano nel loro assortimento, possono lavorare anche nei giorni festivi.

Sulla base di questa modifica, tutti i punti vendita negli aeroporti e nelle 25 principali stazioni svizzere sono quindi autorizzati ad impiegare del personale 7 giorni su 7 fino alle 23 di sera.

Il Consiglio nazionale ha approvato la proposta per 109 voti a 65. Il Consiglio degli Stati per 28 a 10.

Semplificare ed adattarsi alla realtà

Il Consiglio federale sostiene la nuova legge ritenendo che il bisogno di fare dello shopping domenicale nei centri di trasporto pubblico sia ormai divenuto evidente, pur se tutti i tentativi di liberalizzazione generalizzata degli orari d’apertura siano stati rifiutati in votazioni cantonali.

Secondo la quasi totalità dello schieramento borghese, la modifica chiarisce una situazione che si era fatta confusa e adatta la legislazione all’evoluzione della società ed alle abitudini della gente.

“No al lavoro domenicale”

L’Unione sindacale svizzera e Travail.Suisse hanno tuttavia visto nello sviluppo un attacco alle conquiste dei lavoratori ed hanno immediatamente lanciato il referendum contro quello che hanno definito “un ennesimo tentativo di smantellamento sociale”.

Il referendum, accompagnato da 81’744 firme valide, è stato depositato nel febbraio 2005.

I sindacati, sostenuti dalla sinistra, si sono principalmente scagliati contro i rischi di una completa liberalizzazione del congedo domenicale che, secondo loro, rappresenta una delle basi della protezione dei lavoratori e delle famiglie.

A sostegno del referendum sono scesi in campo pure molti dettaglianti, preoccupati della concorrenza a loro dire sleale dei grandi centri commerciali nelle stazioni, e gli ambienti ecclesiastici svizzeri, per i quali la domenica ha valenza religiosa e non va considerata un giorno come gli altri.

swissinfo, Marzio Pescia

La nozione di “servizio accessorio ai viaggiatori” permette l’apertura anche nei giorni festivi dei negozi che, all’interno di stazioni o aeroporti, vendono prodotti destinati a questa categoria di persone.

La disposizione è stata introdotta nel 1957. Con il passare degli anni, la sua interpretazione è stata man mano ampliata fino ad inglobare quasi tutto.

Nel 2002 il Tribunale federale ha tuttavia serrato la vite, definendo i “servizi accessori” in modo restrittivo: circa 120 negozi si sono visti levare il permesso di lavoro domenicale.

La nuova legge sul lavoro vuole cambiare il criterio determinante per l’apertura domenicale: non più l’assortimento del negozio ma la sua localizzazione.

La nuova norma si applicherebbe automaticamente ai cinque principali aeroporti svizzeri ed a 25 grandi stazioni il cui giro d’affari annuo supera i 20 milioni di franchi.

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