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Soddisfazione a Berna per la cattura di Saddam

Saddam immediatamente dopo la sua cattura Keystone

Unitamente alla comunità internazionale, anche il Dipartimento federale degli affari esteri ritiene la cattura dell’ex dittatore un elemento importante per il ritorno alla sovranità in Iraq.

Nelle prime ore di domenica è finita la latitanza di Saddam Hussein, il numero uno fra i ricercati al mondo.

L’uomo che per un trentennio ha dominato un regime violento e brutale è finito nelle mani delle forze alleate. Con soddisfazione numerosi governi di tutto il mondo, fra cui anche il ministero degli esteri elvetico (DFAE), hanno preso atto con sollievo della cattura.

In un comunicato, il DFAE esprime inoltre la speranza che la fine della latitanza, durata oltre nove mesi, possa contribuire ad un ritorno della normalità in Medio Oriente.

La Svizzera reagisce così analogamente a numerosi paesi, sia alleati sia osservatori critici delle operazioni militari della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti.

La speranza è quella di vedere rinascere presto la sovranità in Iraq, all’interno della comunità delle nazioni e in un ordinamento rispettoso dei diritti umani e capace di offrire libertà e prosperità ai cittadini.

La conferma della cattura

Saddam Hussein è stato catturato la scorsa notte a Tikrit, sua città natale, nel nord dell’Iraq, a conclusione di un’operazione condotta congiuntamente da unità speciali americane e da Peshmerga, le formazioni paramilitari curde.

Il primo annuncio della cattura del deposto dittatore iracheno è venuta dai curdi del Partito dell’Unione del Kurdistan che, per bocca del loro leader, Jalal Talabani, hanno rivelato che Saddam era stato preso nella «sua» Tikrit, la città sulla quale da sempre si erano concentrate con maggiore intensità le operazioni per catturarlo, giunte qualche volta ad un passo dal traguardo.

Dall’annuncio sino alla prima conferma ufficiale da parte di un esponente della Coalizione (il premier britannico Tony Blair, in una dichiarazione da Downing Street) è stato un rincorrersi frenetico di voci, di mezze ammissioni, di inviti alla cautela e, quindi, di parziali conferme.

Sorpreso nel sonno

Secondo la Casa Bianca, Saddam Hussein è stato colto di sorpresa nel sonno da elementi delle unità d’elite americane e dai Peshmerga di Kousrat Rassul Ali, un comandante curdo che ha pagato la sua militanza anti-Saddam con l’arresto e la tortura nelle prigioni del regime baathista.

L’ex dittatore, nel momento della cattura, era nascosto in una buca, scavata nei pressi di una fattoria. L’entrata al cunicolo, che offriva posto al massimo ad una persona, era coperta da mattoni e terriccio. Hussein non ha opposto resistenza e la sua identità ha trovato conferma – secondo fonti irachene – con l’esito dell’esame del Dna.

Anche l’ex vice premier iracheno Tareq Aziz, nelle mani delle forze americane da sette mesi, ha aiutato a confermare l’identità di Saddam Hussein dopo la sua cattura. Lo ha detto un esponente dell’amministrazione guidata dagli Stati Uniti. «È stato identificato anche grazie all’aiuto di Tareq Aziz», ha affermato la fonte che ha chiesto di conservare l’anonimato.

Aziz, che si è arreso agli americani dopo la caduta di Saddam Hussein, è detenuto nell’aeroporto di Baghdad. L’ex braccio destro del deposto leader iracheno aveva aiutato le forze americane anche a confermare l’identità dei due figli di Saddam, Uday e Qusay, dopo la loro uccisione, in luglio, da parte dei militari americani.

swissinfo e agenzie

In una prima reazione, la Casa Bianca ha detto di considerare la cattura di Saddam Hussein come una grande vittoria per gli iracheni. Una fonte della Casa Bianca ha definito la notizia della cattura «una grande giornata per il popolo iracheno».

Il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder si è congratulato con messaggio inviato al presidente americano per la cattura del deposto leader iracheno, auspicando che ciò possa favorire la ricostruzione e la stabilizzazione dell’Iraq.

Anche il primo ministro francese Jean-Pierre Raffarin ha definito l’arresto di Saddam Hussein «una buona notizia che deve aprire la strada alla sovranità irachena».

Gli ha fatto eco il portavoce del governo giordano, Asma Khodr. «Speriamo che una pagina sia stata voltata – ha dichiarato – e che il popolo iracheno possa assumersi al più presto le sue responsabilità e costruire il suo avvenire secondo la volontà di tutti gli iracheni».

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