Stranieri tra integrazione ed esclusione
La nuova legge sugli stranieri, che si applica ai cittadini di paesi non appartenenti all'Unione Europea, accoglie come principio guida il concetto di integrazione.
Gli aspetti repressivi della nuova normativa hanno però indotto ambienti della sinistra rosso-verde e organizzazioni dei migranti a lanciare il referendum
In Svizzera vive circa un milione e mezzo di stranieri, pari al 20% della popolazione residente. Il 54,1% di loro proviene da paesi europei. Il loro ingresso e soggiorno nel paese è regolato dall’accordo tra Svizzera e Unione europea sulla libera circolazione delle persone.
Per gli oltre 700’000 stranieri provenienti da paesi extracomunitari continuano invece a valere le norme contenute in una legge che risale al 1931 e in varie ordinanze federali. Al fine di ovviare alle carenze della vecchia normativa, governo e parlamento si sono chinati negli scorsi anni su un nuovo progetto di legge sugli stranieri.
Il testo definitivo – che comprende ben 128 articoli – è stato approvato dal parlamento nel dicembre del 2005. In Consiglio nazionale ha ottenuto 106 voti favorevoli contro 66 contrari, nel Consiglio degli Stati 33 voti contro 8. La legge è stata sostenuta dalla maggioranza dei parlamentari borghesi. Contrari i socialisti, i verdi e pochi deputati radicali e democristiani.
Politica d’immigrazione dualista
La nuova legge rispecchia pienamente il dualismo che caratterizza la politica d’immigrazione svizzera fin dall’inizio degli anni Novanta. Mentre il mercato del lavoro elvetico si apre ai cittadini dell’UE e dei paesi dell’Associazione europea di libero scambio (Aels), l’ingresso in Svizzera di lavoratori extracomunitari è consentito solo se risponde all’«interesse dell’economia svizzera».
La priorità è data ai lavoratori svizzeri (o che lavorano da tempo in Svizzera) e ai cittadini degli Stati con cui è stato stipulato un accordo di libera circolazione delle persone. Per i lavoratori extracomunitarii possono essere fissati dei contingenti.
In generale, la legge mira ad aprire le porte della Svizzera solo a personale qualificato e ritenuto in grado di integrarsi nel tessuto sociale ed economico elvetico. Un ruolo di rilievo è dato al principio dell’integrazione, inteso come «convivenza (…) sulla base dei valori sanciti dalla Costituzione, (…) del rispetto reciproco e della tolleranza».
Dagli svizzeri la nuova legge si aspetta un «atteggiamento di apertura», dagli stranieri la «volontà di integrarsi» e in particolare di imparare una lingua nazionale. Uno degli articoli prevede la possibilità di vincolare la concessione di un permesso di soggiorno alla frequentazione di un corso di lingua.
Inasprimenti
Nonostante il riconoscimento dell’importanza dell’integrazione e l’introduzione di alcune facilitazioni – come per esempio condizioni meno restrittive per il cambiamento del luogo di residenza o del posto di lavoro – la nuova legge comporta vari inasprimenti.
Fra i punti che hanno dato adito a maggiori discussioni vi è quello relativo alla concessione del permesso di domicilio in Svizzera (il cosiddetto permesso C). Mentre il progetto governativo prevedeva una concessione automatica del permesso agli stranieri residenti in Svizzera da 10 anni, il parlamento ha posto un freno. Prima di decidere, le autorità dovranno prendere in considerazione il «grado d’integrazione» dello straniero.
Gli avversari della legge hanno fatto notare che appena due anni dopo, vale a dire dopo 12 anni di residenza in Svizzera, lo stesso straniero risponderebbe ai criteri per richiedere la cittadinanza elvetica.
Famiglia e matrimonio
Altra questione controversa è quella relativa al ricongiungimento familiare. I cittadini extracomunitari residenti in Svizzera hanno il diritto al ricongiungimento solo per i figli fino al 18° anno di età. E devono fare valere questo diritto entro cinque anni per i figli minori di 12 anni ed entro un anno per i figli che hanno più di 12 anni.
L’idea è che l’integrazione sia più facile per persone più giovani. Ma per i promotori del referendum, si tratta di un’altra discriminazione. I cittadini dell’UE possono infatti richiedere il ricongiungimento familiare dei figli fino all’età di 21 anni.
Molto dibattute anche le norme contro i cosiddetti «matrimoni in bianco». La legge prevede che per ottenere un permesso di dimora, i coniugi extracomunitari di una cittadina o di un cittadino svizzeri debbano convivere con questi ultimi. Gli avversari della legge fanno notare che la norma – una novità rispetto al passato – discrimina le cittadine e i cittadini svizzeri sposati con un extracomunitario rispetto ai cittadini dell’UE.
La legge introduce inoltre un nuovo articolo nel codice civile, che obbliga gli ufficiali di stato civile a non sposare una coppia se il matrimonio è contratto «manifestamente» per eludere le disposizioni sul soggiorno degli stranieri. In altre parole, agli ufficiali di stato civile sono conferite funzioni di polizia degli stranieri.
Misure coercitive
Della nuova legge sono parte integrante anche le misure coercitive nate nell’ambito della legge sull’asilo. Le misure si applicano in particolare nei confronti di stranieri tenuti a lasciare la Svizzera che si oppongono all’espulsione. Sono previsti periodi di carcerazione preventiva che possono giungere fino ad un massimo di due anni di carcere per i maggiorenni e di 12 mesi per i minorenni fra i 15 e i 18 anni di età.
Queste norme, più ancora di altre, hanno sollevato aspre polemiche. Gli avversari della legge hanno rilevato che quest’ultima, pur parlando di integrazione, è improntata in molte parti ad una fondamentale sfiducia nei confronti degli stranieri.
Ragione sufficiente per indurre i Verdi, il Forum dell’integrazione delle migranti e dei migranti e l’organizzazione Solidarietà senza frontiere a lanciare il referendum, che ha raccolto quasi 74’000 firme valide.
Contro la legge si sono schierati anche il Partito socialista, il Partito evangelico, i sindacati, le chiese e varie organizzazioni non governative. Si sono invece pronunciati a favore i partiti di centro-destra, le organizzazioni padronali e l’Unione svizzera dei contadini.
swissinfo, Andrea Tognina
Alla fine del 2005 vivevano in Svizzera 1’511’937 stranieri, il 20,3% della popolazione residente.
Di questi, cica 700’000 provengono da paesi non appartenenti all’Unione europea o all’Associazione europea di libero scambio.
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