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Sulle tracce dei conti segreti di Carlos Menem

Carlos Menem si era nuovamente presentato l'anno scorso, senza successo, alle elezioni presidenziali argentine Keystone

Una folta delegazione di rappresentanti delle autorità giudiziarie di Buenos Aires è in Svizzera per indagare sui presunti conti dell’ex-presidente argentino.

Menem, messo sotto inchiesta in tre vicende diverse, è sospettato di aver depositato milioni di franchi nelle banche elvetiche.

L’Argentina ci riprova. Per far luce sui conti dell’ex-presidente Menem, Buenos Aires ha inviato in Svizzera un’importante delegazione di magistrati, tra cui figurano quatto procuratori pubblici e due giudici inquirenti.

Gli ospiti argentini hanno in programma una prima tappa a Berna, destinata in particolare a fare il punto sulle indagini e a rilanciare le otto richieste di assistenza giudiziaria inoltrate alla Svizzera.

A Ginevra sono previsti invece incontri con rappresentanti delle autorità cantonali in merito ai conti depositati in Svizzera da Menem, come pure da suoi famigliari e conoscenti.

Tre inchieste diverse

Il caso Menem interessa già da alcuni anni le autorità giudiziarie argentine. Sull’ex-capo di Stato, che ha diretto il paese dal 1989 al 1999, sono state aperte diverse inchieste per far luce su tre vicende diverse.

L’ex-presidente è sospettato innanzitutto di aver percepito 10 milioni di franchi dal regime iraniano, destinati a far arenare le ricerche dei responsabili dell’attentato contro il centro ebraico Amia a Buenos Aires, perpetrato nel 1994 e costato la vita a 86 persone.

L’accusa è stata lanciata da un agente segreto iraniano, secondo il quale il “premio” accordato a Menem sarebbe stato depositato su una banca ginevrina.

Traffico di armi e riciclaggio

Un’altra inchiesta riguarda un traffico di armi dall’Argentina verso la Croazia e l’Ecuador, avvenuto tra il 1991 e il 1995. L’ex-capo di Stato avrebbe allora intascato delle tangenti per coprire il commercio illegale.

Nell’ambito delle indagini su questa vicenda, le autorità giudiziarie argentine hanno chiesto alla Svizzera di verificare l’esistenza di conti bancari di 28 persone coinvolte nel traffico d’armi, tra cui lo stesso Menem.

Una terza procedura d’inchiesta riguarda invece i sospetti circa il coinvolgimento dell’ex-numero uno argentino nel riciclaggio di denaro sporco transitato nel Canton Ginevra.

Conti di una sessantina di persone

Secondo quanto comunicato dal giudice d’istruzione argentino, Norberto Oyarbide, complessivamente le inchieste dovrebbero permettere di esaminare eventuali conti aperti in Svizzera da una sessantina di persone collegate direttamente o indirettamente a Menem.

“Nel caso in cui dovessero venir scoperti i conti di queste persone, le autorità giudiziarie di Buenos Aires intendono chiedere immediatamente alla Svizzera di congelare i rispettivi fondi”, ha annunciato Oyarbide.

A tale proposito, i magistrati del paese latinoamericano hanno in programma mercoledì un incontro con la giudice d’istruzione ginevrina Christine Junod, incaricata di indagare sulle ramificazioni bancarie del caso Menem.

Nel mirino della giustizia argentina

A Berna, dopo le incomprensioni emerse in passato, gli inquirenti argentini intendono principalmente farsi spiegare le modalità necessarie per ottenere assistenza giudiziaria da parte elvetica.

Due anni fa, le autorità svizzere avevano infatti già respinto una domanda di assistenza giudiziaria presentata da Buenos Aires in relazione all’ex-presidente argentino.

Nel frattempo, altre otto richieste simili e undici complementi di informazione sono stati inoltrati a Berna dalle autorità argentine, che non sembrano intenzionate a risparmiare l’ex-capo di Stato.

Nel dicembre scorso, la giustizia argentina ha aperto una procedura penale contro Menem, accusato di aver sottratto al fisco oltre 600’000 dollari, depositati su banche svizzere.

Nel 2001, l’ex-capo di Stato argentino era stato imprigionato per sei mesi per la sua partecipazione ad un traffico di armi.

Ciononostante Menem non ha esitato a ripresentarsi come candidato per le elezioni presidenziali dell’anno scorso. La candidatura dell’uomo politico argentino, estremamente popolare una decina di anni fa, non ha superato questa volta il primo turno.

swissinfo e agenzie

1989-99: Carlos Menem assume la carica di presidente argentino.
2001: l’ex-capo dello Stato viene imprigionato per 6 mesi in relazione ad un traffico illegale di armi.
2002: a Ginevra vengono identificati dei conti bancari intestati a nome della moglie e della figlia di Menem.
2003: Menem si presenta nuovamente, senza successo, alle elezioni presidenziali argentine.

Carlos Menem si trova attualmente nel mirino delle autorità giudiziarie argentine per tre vicende diverse.

L’ex-presidente è sospettato di aver percepito 10 milioni di franchi dal regime iraniano, destinati a far arenare le inchieste sull’attentato contro il centro ebraico Amia a Buenos Aires, perpetrato nel 1994 e costato la vita a 86 persone.

Menem avrebbe inoltre intascato bustarelle nell’ambito di un traffico di armi illegale dall’Argentina verso la Croazia e l’Ecuador, avvenuto tra il 1991 e il 1995.

Una terza procedura d’inchiesta riguarda invece i sospetti circa il coinvolgimento dell’ex-numero uno argentino nel riciclaggio di denaro sporco transitato nel Canton Ginevra.

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