Swissair: l’élite alla sbarra
Più di cinque anni dopo il tracollo di Swissair, un vero simbolo di fierezza nazionale, martedì è iniziato il processo penale nei confronti degli ex dirigenti della società.
Le accuse comprendono delitti come l’amministrazione infedele, la diminuzione dell’attivo ai danni dei creditori, la cattiva gestione, l’ottenimento di false attestazioni ed un caso di frode fiscale.
La vicenda è senza precedenti: il 6 luglio del 2000 un analista del Credit Suisse avverte che Swissair si avvia verso una perdita d’esercizio di almeno 500 milioni di franchi.
L’annuncio ha effetti immediati sul corso delle azioni della compagnia. Il presidente di Swissair Philippe Bruggisser si lamenta con Lukas Mühlemann, CEO di Credit Suisse e membro del Consiglio di amministrazione di Swissair. L’analista viene licenziato per “comportamento non professionale”.
In realtà l’esercizio si chiude con una perdita di ben 3 miliardi. Il successivo fallimento della società, il più grande tonfo della storia economica svizzera, si traduce in danni per circa 17 miliardi di franchi e nella perdita di 5000 posti di lavoro all’interno del gruppo Swissair.
Aumento del capitale di Sabena
Il primo processo sul collasso di quello che era un simbolo dell’eccellenza elvetica si svolge dal 16 gennaio al 9 marzo davanti al Tribunale distrettuale di Bülach (canton Zurigo) e vedrà sul banco degli imputati alcuni dei personaggi più in vista dell’economia e della politica dello scorso decennio.
Tra i 19 imputati, figurano infatti gli ex responsabili delle finanze ed i presidenti della direzione di SairGroup in carica fra il 2000 e il 2001, Philippe Bruggisser e Mario Corti, come pure i membri del Consiglio d’amministrazione dell’epoca. Fra questi pure Lukas Mühlemann, l’ex consigliera agli Stati Vreni Spoerry, il banchiere privato Bénédict Hentsch e l’industriale Thomas Schmidheiny.
L’accusa di diminuzione degli attivi ai danni dei creditori e di amministrazione infedele riguarda il Consiglio d’amministrazione “in corpore”. Nella primavera del 2001, dicono gli atti di accusa, venne attuato un piano di risanamento per ricapitalizzare la filiale SAirLines, l’unità che riuniva le operazioni aeree del gruppo SairGroup. L’operazione comportò l’iniezione di oltre 2,5 miliardi di franchi senza alcuna contropartita per la holding e per i creditori.
Comunicazioni imprecise
Gli amministratori della società sono inoltre incolpati di aver deciso un aumento del capitale della compagnia belga Sabena, che in quel periodo pure si trovava in gravi difficoltà finanziarie.
Eric Honegger, ex-direttore delle finanze del canton Zurigo e presidente del CdA di Swissair, è accusato anche di frode fiscale. Gli inquirenti sostengono che, sulla base di dati falsati, abbia sottratto al fisco beni per un valore di 146’000 franchi.
La direzione di SAirGroup avrebbe fallito anche nelle comunicazioni fatte nella primavera e nell’estate 2001, in seguito alla ristrutturazione del gruppo. Mario Corti, chiamato nel marzo 2001 a risollevare le sorti della società che stava per affondare, avrebbe fuorviato gli azionisti con le precoci comunicazioni relative ad una linea di credito per un miliardo di franchi messa a disposizione dalle banche e avrebbe pure dato indicazioni false su un piano di riduzione dei costi.
L’istanza adatta?
“In prigione non andrà comunque nessuno”, dice l’esperto di diritto penale Daniel Jositsch. In molti casi il processo si concluderà con l’assoluzione, in altri con condanne condizionali o con delle multe.
Secondo Karl Hofstetter, professore di diritto economico presso l’Università di Zurigo, un tribunale penale non è l’istanza adatta per la revisione completa della tragedia Swissair.
“Il diritto penale può sanzionare manovre come frodi o inganni, casi nei quali esistono delle chiare intenzioni. Ma nella vicenda Swissair questo ambito è marginale. Al massimo siamo confrontati a operazioni cariche di negligenza”, dice a swissinfo.
Nonostante le sue dimensioni, il processo affronterà soltanto una parte degli aspetti legati al fallimento di Swissair. Il Ministero pubblico è già impegnato nella seconda parte dell’inchiesta che riguarderà in particolare la presentazione dei bilanci delle società del gruppo.
La suddivisione dell’inchiesta in due filoni è stata decisa per evitare la prescrizione, che per molti dei reati ipotizzati in questo primo processo scadrà già nel 2008.
Nonostante la vicinanza dei termini di prescrizione, il procuratore generale del Canton Zurigo non ha tuttavia l’impressione che gli imputati stiano cercando di guadagnare tempo. “Sanno benissimo che una sospensione della procedura per questi motivi equivarrebbe soltanto ad un’assoluzione ‘di serie B'”.
swissinfo, Andreas Keiser e agenzie
(traduzione: swissinfo, Marzio Pescia)
Il processo ha luogo dal 16 gennaio al 9 marzo presso il Tribunale distrettuale di Bülach (canton Zurigo).
Il Tribunale si riunisce nella sala multiuso della cittadina alle porte di Zurigo che può ospitare fino a 1500 persone. I dibattimenti saranno pubblici.
Gli interrogatori dei 19 imputati saranno realizzati entro il 5 febbraio. A partire dal 15 febbraio seguiranno la requisitoria della procura pubblica e le difese degli avvocati.
Gli inquirenti hanno lavorato quattro anni e mezzo prima di presentare la prima versione dell’atto d’accusa nella primavera 2006. Sono state interrogate 300 persone ed effettuate 20 perquisizioni.
I documenti consegnati al tribunale sono riuniti in 4150 classificatori che messi uno vicino all’altro raggiungono una lunghezza di 270 metri.
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