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Terrorismo: sì all’accordo di cooperazione con Washington

Keystone

Contro il parere della sinistra la camera del popolo ha approvato la convenzione con gli USA per la lotta al terrorismo, negoziata a Washington l'anno scorso.

È la mancanza di una definizione riconosciuta internazionalmente del termine “terrorismo” a porre dei problemi alla sinistra. Ma secondo la destra le protezioni contenute nell’accordo garantiscono una certa sicurezza giuridica.

La convenzione, sottoscritta il 12 luglio 2006 a Washington dal ministro della giustizia statunitense Alberto Gonzales e dal suo omologo svizzero Christoph Blocher, dovrebbe permettere di proseguire la collaborazione tra i due paesi nella lotta contro il terrorismo.

Secondo la destra l’accordo non costituisce una “genuflessione davanti agli Stati Uniti”, come ha detto Didier Burkhalter, del Partito liberale radicale, durante il dibattito.

Per la sinistra invece le protezioni insite nell’accordo non bastano: a nome dei Verdi, Anne-Catherine Menétrey ha ribadito ad esempio che esistono delle situazioni “in cui collaborare vuol già dire rendersi complici”, e ha evocato Guantanamo e le prigioni segrete della CIA. L’accordo passa ora al senato.

Critiche su un accordo segreto

Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti, Svizzera e USA avevano siglato un «Operative Working Arrangement» (OWA), entrato in vigore nel settembre del 2002. Questo accordo riguardava però solo i fatti relativi all’11 settembre. La nuova convenzione può invece essere applicata a tutte le indagini su casi di terrorismo.

L’OWA era stato a suo tempo al centro di molte polemiche, perché il governo aveva deciso di non sottoporlo al parlamento e il suo contenuto era rimasto segreto.

Le sue conseguenze appaiono tuttavia piuttosto limitate. Come ha ammesso lo scorso settembre lo stesso Ministero pubblico della Confederazione (MPC) la cooperazione non ha condotto ad alcun arresto in Svizzera. E anche negli Stati Uniti non sembra aver avuto un ruolo di rilievo nelle indagini sull’11/9.

Priorità al diritto nazionale

Con il nuovo accordo il governo ha deciso di essere più cauto, sottoponendo il testo all’approvazione del parlamento e alla possibilità di un referendum.

L’accordo si basa sul principio della doppia incriminazione. La formazione di squadre investigative miste può avvenire solo nell’ambito di procedimenti penali aperti in entrambi i paesi. Sul piano operativo, l’accordo dà la priorità al diritto nazionale del paese in cui si svolgono le indagini.

Anche l’uso delle informazioni scaturite dalle indagini dei gruppi misti è sottoposto a molti limiti. Informazioni ottenute con mezzi coercitivi (p.es. una perquisizione) potranno essere usate in un procedimento penale nell’altro paese solo seguendo le procedure previste dall’accordo di assistenza giudiziaria tra Svizzera e USA del 1973.

Irritazione per Guantanamo e i voli CIA

L’opposizione contro l’accordo è cresciuta soprattutto in seguito alle rivelazioni sui tentativi del MPC di ottenere informazioni su presunti terroristi islamici in Svizzera da detenuti di Guantanamo. Già oggetto di un’interpellanza parlamentare nel 2006, la questione è stata rilanciata nel gennaio scorso dal quotidiano Blick.

La Svizzera ha ufficialmente condannato il campo di prigionia statunitense, perché contrario alle convenzioni di Ginevra. Ma cercando di ottenere informazioni dai detenuti di Guantanamo, il MPC ha indirettamente legittimato i metodi d’interrogatorio che vi sono praticati.

Dubbi sulle relazioni fra governo svizzero e USA nell’ambito della lotta al terrorismo sono stati sollevati anche in relazione alla questione dei voli della CIA. Inizialmente il Consiglio federale aveva ammesso solo 3 voli. Oggi si sa che i voli sono stati parecchie decine.

Anche l’imam Abu Omar, rapito in Italia da agenti della CIA, è stato deportato con ogni probabilità attraverso i cieli svizzeri. Sulla vicenda il governo ha di recente autorizzato il MPC ad aprire un procedimento penale.

swissinfo, Andrea Tognina

La convenzione tra Svizzera e Stati Uniti, firmata il 12 luglio 2006, regola l’impiego di gruppi d’investigazione misti.

Lo scambio di funzionari di polizia tra i due paesi è possibile nell’ambito di indagini e procedure penali per la lotta al terrorismo e al suo finanziamento. I funzionari che operano all’estero devono attenersi alle leggi del paese ospite e non possono portare armi da fuoco.

La convenzione costituisce un complemento del trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra Svizzera e USA del 25 maggio 1973.

Attualmente la legislazione svizzera sulla sicurezza interna è relativamente liberale. Telefono, posta ed e-mail possono essere controllati solo nell’ambito di una procedura penale e su ordine del giudice.

Nel quadro della lotta al terrorismo il governo vuole però estendere le possibilità di sorveglianza preventiva.

Il progetto di revisione della legge sulla sicurezza interna prevede la possibilità di controllare posta, telefono, sistemi informatici e ambienti, se vi è il fondato sospetto di attività terroristiche, spionaggio o commercio illecito di armi, materiale radioattivo, tecnologia.

La competenza spetta al ministro di giustizia e polizia, dopo aver sentito il parere del Tribunale amministrativo federale. In casi urgenti il ministro può consultare il tribunale anche solo in un secondo tempo.

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